31.7.14

Compagna lambrusca, compagno lambrusco. Vino e libertà (Luigi Veronelli)


Massenzatico (Reggio Emilia), sul finire di ottobre 2004, organizzato dagli anarchici  si svolse tra la casa del popolo e il teatro artigiano un grande incontro gastronomico culturale a buon mercato, sul tema Le cucine del popolo. La rivoluzione a tavola. 
Luigi Veronelli svolse vi l'accorato intervento che segue, ripreso dal numero 304 (dicembre 2004) di "A - Rivista Anarchica"
Voglio spiegare al mondo perché il Lambrusco è l’unico vino di libertà.
Lo spiego io, perché io li ho conosciuti bene: Libero e Libera, Spartaco, Lenin, Emma detta la Rossa, Solidea e Solidario, Comunardo, Rivoluzio. Tutti battezzati con il Lambrusco.
Nelle case del popolo, costruite in faccia alle chiese, frizzante e rosso il sugo nelle uve reggiane e modenesi colava sulle fronti di quei bambini, figli di socialisti e anarchici, per aspersorio un cucchiaino: “Io ti battezzo Libertà”.
Sgocciolavano su quei destini nomi forti, densi, carichi, non mitologici: Reclus, Eliseo, Jenner, Luisa, Giordano Bruno, Juarés. Nomi che sei già grande appena nato. “Io ti battezzo Eguaglianza”.
Il fascismo ne fece strage, bestiale, anche all’anagrafe: di Comunardo restò solo Nardo.
Erano gocce di un prodotto vivo, profumato di terra, effervescente, rosso, nero in bottiglia. L’acqua stagnante dei battesimali, ferma, stantìa, al confronto sbiadiva. In quelle chiese piccole e innalzate al cielo si pensava ad altrove, il naso per aria. Noi nelle case del popolo tenevamo i piedi per terra e le facevamo più larghe e basse che potevamo, perché più ampie erano, più donne e uomini potevano contenere, a cercare qui, il loro paradiso proletario.
Esiste dalla notte dei tempi, il Lambrusco, da Romolo e Remo. Vitigni selvatici, ribelli, incontrollati. Non facili da governare, da trattare con rispetto. È Lambrusco, ma anche Lambrusca, e questo piaceva a noi donne anarchiche di Santa Croce, con la lavalliére al collo in segno di emancipazione.
I vecchi anarchici lo ricordavano con orgoglio: “Mé sun stèe batzèe cun al Lambròsc”. Trovate un altro vino al mondo così. E che sappia innaffiare i tortelli e i cappelletti antifascisti così bene, che ti alzi da tavola con la voglia di cantare. Cercate pure, io brindo con voi a Lambrusco.

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