9.7.14

Terra e mafia. La conquista dell'Africa (S.L.L.)

Quando Tonino Dell'Olio, il combattivo prete che animava Mani Tese ed ora è responsabile di Libera Internazionale, venne alla Sala dei Notari invitato da “per Perugia e oltre” a parlare di un altro mondo possibile insieme a Vandana Shiva, definì mafiose le multinazionali che si occupano di semi, di agricoltura, di grandi lavori. Si riferiva in particolare alle intimidazioni violente fino all'omicidio messe in atto verso le comunità contadine e verso i singoli coltivatori che si oppongono ai loro disegni, specialmente in Asia e nell'America Latina.
Questa definizione risulta corroborata da quel che lo storico Salvatore Carlo Marino ha scritto nel suo Globalmafia, sintesi teorica di molte ricerche sue e di altri e “manifesto” per la costruzione di una internazionale antimafia. La chiave di tutto è nelle enormi opportunità di accumulazione che la globalizzazione neoliberista dell'ultimo trentennio ha offerto alle mafie attraverso il controllo su larghissima scala del traffico di droghe, armi, prostituzione, emigrazione clandestina, scorie radioattive e tossiche eccetera. Da qui il dispiegarsi della loro capacità egemonica sulla politica, con una vera e propria conquista del potere in taluni Stati o con l'acquisizione di un grande peso in altri attraverso la corruzione. Processi egemonici anche più penetranti e pervasivi sono accaduti nella finanza in cui l'osmosi con altre potenze si è rivelata più facile: una volta ripulito e riciclato il denaro mafioso non puzza ed entra nel circuito dei grandi affari e della diversificazione del rischio come ogni altro capitale. Non ci sono remore etiche tra gruppi finanziari e “corporation”, che per ottimizzare i profitti non si fermano di fronte a guerra, crimine, corruzione, fame e distruzione per intere comunità: ci si fonde, ci si allea, si fanno partecipazioni incrociate, senza troppe distinzioni tra quelli di origine “legale” e quelle di un'origine “criminale” non sempre facilmente individuabile data l'opacità di quel mondo e l'osmosi di cui si è detto.
Tuttavia l'ipotesi su cui vorrei lavorassero i gruppi di ricerca della costituenda Internazionale Antimafia è che dentro questo quadro unitario della “grande finanza mafiosa” si conservino alcune specificità e che ci sia relazione tra l'affluenza nel mercato mondiale di grandi capitali d'origine criminale e il cosiddetto land grabbing, l'arraffamento di terre generalmente utilizzate per agricoltura speculativa. Le mafie conservano un legame con la terra, con il mondo agricolo da cui spesso provengono.
Il land grabbing si è sviluppato soprattutto in Africa. L'Oxfam, una rete di organizzazioni che lottano contro le ingiustizie e la fame nel mondo, afferma che su 1.100 accordi di questa natura analizzati, per un totale di 67 milioni di ettari, più della metà ha riguardato l'acquisto di terreni in Africa: è come se fosse stata comprata la Germania. Nella acquisizione (con la connivenza di corrotti governanti locali) e nella gestione di queste amplissime aree, con confini resi invalicabili dalle armi e dalle moderne tecnologie, sembrano convergere la tradizione da negrieri delle potenze coloniali europee con i metodi terroristici delle organizzazioni criminali a base etnica. Forse è il caso di studiare la cosa sul campo, magari scegliendo un campione significativo.

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