23.9.14

1977. Una conferenza di Emilio Segrè sulla fisica italiana (S.L.L.)

1959. Il premio Nobel Emilio Segrè a Berkeley  nel suo laboratorio
Ritrovo in un ritaglio da “l'Unità” del 20 novembre 1977 il resoconto non firmato di una conferenza tenuta qualche giorno prima all'Accademia dei Lincei dal premio Nobel per la fisica Emilio Segrè, dal titolo: La fisica italiana da Volta ad oggi.
La tesi del Segrè è che – nonostante l'arretratezza economica e la disunione politica – a cavallo tra Settecento e Ottocento, Alessandro Volta e il suo contemporaneo Amedeo Avogadro segnano un primato italiano nella scienza dell'epoca: il primo con la scoperta della pila, e quindi dell'elettricità, il secondo con la regola (1811) che porta il suo nome, aprono alla fisica moderna nuovi orizzonti. E tuttavia, nel giro di qualche decennio, quel primato si trasferisce altrove e il campo è dominato da grandi figure, come Faraday, Lord Kelvin e Maxwell, che imprimeranno uno sviluppo decisivo alle teorie dell'elettromagnetismo e del calore.
A parere del professor Segrè, dalla morte di Volta, nel 1827, l'Ottocento è caratterizzato da una arretratezza della fisica italiana che non tiene il passo ed è isolata dalle grandi correnti del pensiero europeo. Vi è qualche studio importante ma su tematiche marginali.
Secondo Segrè bisogna saltare un secolo e arrivare al 1926 per ritrovare una nuova grande scoperta italiana. Questo è infatti l'anno della statistica di Fermi, cui obbedisce un'ampia classe di particelle elementari. Il «fenomeno» Fermi nasce in modo isolato, in circostanze favorevoli dovute all'incontro, nel 1922, del giovane fisico con Orso Mario Corbino, allora direttore dell'Istituto di Fisica di Roma e già ministro della Pubblica Istruzione. Per merito di Corbino si formò presto intorno a Fermi il cosiddetto «gruppo di via Panisperna » formato da Franco Rasetti, Edoardo Amaldi, Ettore Majorana e dallo stesso Segrè, mentre a Firenze si formava un altro gruppo per lo studio dei raggi cosmici (Bruno Rossi e poi Giuseppe Occhialini e Gilberto Bernardini) che contribuiva ad estendere e sviluppare ricerche fisiche di avanguardia in Italia. La guerra d'Etiopia e le leggi razziali chiusero quel periodo straordinario, in particolare con la dispersione del gruppo dei fisici nucleari; ma, secondo Segré, il seme era stato gettato e, finita la guerra mondiale, nonostante la sconfitta e le distruzioni, l'Italia conservava un livello alto di ricerca, se non un primato.
A parere di Segrè, nel dopoguerra alcune condizioni cambiarono in meglio, perché i governi impiegarono più larghi fondi nella ricerca: la nascita del CERN (l'organizzazione europea per la ricerca nucleare) è del 1950 e l'Italia vi ha una parte molto attiva. Insomma per Segré: “Dopo Fermi il guadagno della fisica italiana si mantiene ed è permanente”.
Sono passati da quel tempo quasi quattro decenni e la caduta di qualità nei centri italiani di ricerca è stata rapida, quasi precipitosa, soprattutto con la “seconda Repubblica”. Non moriremo democristiani (perché non possono dirsi tali quei cascami del partito cattolico che non hanno alcun senso del limite come il Renzi e i suoi amichetti), ma certi democristiani di un tempo, certamente clientelari, e tuttavia attenti a salvaguardare la qualità delle istituzioni (scientifiche e non solo), finiremo per rimpiangerli.

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