5.9.14

Spoon River e la provincia USA. Nostalgie e bugie (Beniamino Placido)

Articolo bellissimo. Rivela alcuni elementi chiave che sorreggono l'ideologia americana. Ancor oggi, non solo nel 1980, quando fu pubblicato. (S. L. L.)
Il cimitero di Spoon River (foto Willingthon)
E la provincia americana, com'è? ci si sente chiedere qualche volta. Già, com'è? Si comincia ad abbozzare una risposta, mettendo insieme le poche cose che si sanno, le molte che si immaginano, e poi ci si ferma a riflettere. Perché quella domanda? Perché tanta curiosità?
La provincia americana non sarebbe così interessante se fosse una realtà semplice e lineare, che basta esplorare accuratamente per conoscere; se non fosse, invece, com'è, una realtà intimamente contraddittoria. Per questo la domanda è involontariamente, ingenuamente giusta. E' vero. La provincia americana è l'America. E l'America tutta intera, per quanto grande e grossa, è contenuta nelle poche case, descritta nelle poche lapidi dell'Antotogria di Spoon River.
Va in televisione Paolo Villaggio, per farsi intervistare da Pippo Bautta, una domenica pomeriggio, e gli capita di citare Mark Twain. Chi — gli fa Baudo — quello di Spoon River?

Immagine struggente
In questo caso si ride. Ma quando, l'8 gennaio del '79, si suicida Marco Riva, un giovane redattore di Lotta Continua, e lascia una lettera che comincia con una citazione da Spoon River: «Il fiore della mia vita / avrebbe potuto sbocciare da ogni lato», allora non si ride più. Magari si comincia a riflettere su questa curiosa e non stravagante associazione. America uguale provincia uguale Spoon River.
Per queste ragioni, una prima approssimativa riflessione sull'immagine della provincia americana, fatta in due momenti (il secondo è dedicato alla Providence di Lovecraft) non può che cominciare da Spoon River.
Tanto più che la Newton Compton pubblica adesso la seconda Spoon River, con urna acuta elegante introduzione di Barbara Lanati, in una bella traduzione di Umberto Capra e Attilia Lavagno (E. L. Masters e il nuovo Spoon River, pagg. 333).
La seconda Antologia di Spoon River, dunque: l'avvocato Lee Masters si è trasferito a Chicago — siamo nel 1924 e qui inventa altre epigrafi tombali da aggiungere a quelle sistemate nella prima e più famosa Antologia di Spoon River del 1915, che conosciamo tutti benissimo per il saggio di Cesare Pavese e la traduzione italiana di Fernanda Pivamo.
Che differenza c'è — se c'è — fra la prima e la seconda Spoon River? Nessuna, in apparenza, né in positivo né in negativo (se non in una parola, apparentemente secondaria, insignificante). In positivo, la stessa immagine dolce struggente rassicurante dei cimiteri americani di provincia, diffusi dentro l'abitato urbano, dove i fidanzati possono andare a passeggiare, a sedersi, a baciarsi sulle tombe. La provincia (americana) può essere dolce accogliente gratificante.
In negativo, lo stesso squallore di vita che Lee Masters immagina sia descritto, riassunto, rivelato nelle iscrizioni tombali. E sono vite di solitudine, di desolazione, di frustrazione. La provincia (americana) può essere cattiva corrotta filistea ipocrita. La provincia (americana) può essere soprattutto — e questo fece scandalo quando Lee Masters volle dirlo — sessualmente soffocante. Eccole qui, le tensioni strazianti inesplose dei piccoli ménage familiari del primo Novecento. Eccole in due esempi contrapposti.
Primo esempio. La vita di Myrtle Recker quale risulta dall'epigrafe tombale che Lee Masters ha inventato, ricostruito per noi: «Per cos'è il matrimonio, per i figli? / Bene, lei era sterile. / Per cos'è il matrimonio, per il piacere nuziale? / ma lei lo detestava. / Per cos'è il matrimonio, per una Casa? / Ma lei era pigra e sciatta. / E lui trovò con me per anni / il piacere nuziale, e una stanza in ordine, / e io gli diedi rosei figli. / Poi il nostro segreto trapelò, e le nostre fotografie / furono sui giornali. / Perché l'Umana Società si sollevò, / prese i miei figli e li rinchiuse / per ordine del Tribunale nella casa dei Senza Amici; / e lei lo fece arrestare, e lo costrinse a vivere con sé. / Perciò presi il veleno, per dimostrare tutto il mio odio / per la marcia società dei virtuosi».
Ma dalla tomba accanto le risponde (secondo esempio, complementare del primo) la signora Sidney Lane: « Sarebbe stato umiliante di fronte a quelli della parrocchia / e nei confronti del nostro bel vicinato / essere nota come una moglie respinta. / E poi se avesse continuato di questo passo / ritiratosi dagli affari ie con il solo reddito degli investimenti / e mantenendoo quella poco di buono di Myrtle Recker, / sarebbe giunto il momento in cui mi sarebbero mancati / i mezzi stessi di sussistenza, / e sarei morta di mancanza d'ogni dovuta cura. / E poi era il mio uomo, il mio ! / E io sapevo che sarei riuscita a farlo tornare a casa / facendolo arrestare, / e distruggendo il bel nido d'amore. / Se i figli nascono bastardi è colpa del peccato. / E poco mi importa se quella svergognata / pose fine alla sua vita con il veleno ».

La rivoluzione del "macinino"
Tutta qui, la provincia americana, che ritroveremo in Thoraton Wilder, in Sinclair Lewis, in Sherwood Anderson. E' gonfia di amarezza di torpore di noia. Soprattutto: di nostalgia. Dice l'epigrafe di Maud Shook: «Se fossi vissuta in altri tempi / quando non c'era il telefono, né il telegrafo / e tutti i treni erano lenti / e la posta arrivava una volta alla settimana... ».
C'è una parola che può aiutarci a capire la natura, la natura vera, profonda e falsa, ideologica e strutturale insieme di questa nostalgia. E' la parola «fliver», che riborre più di una volta. «Macinino», dice la traduzione. D'accordo, macchina vecchia e sgangherata, macinino. Ma «fliver» significava anche — e con maggiore intensità in quegli anni — la Ford Modello T che Henry Ford cominciò a tirar fuori ai ritmo di mille al giorno, 250 mila all'anno, sfruttando la catana di montaggio messa a punto nel 1913. E Ford poté far funzionare la catena di montaggio convincendo molte persone, molti operai, molti negri, a lavorarci. E li convinse a lavorarci offrendo una paga doppia di quella usuale, cinque dollari al giorno. Una rivoluzione che fece abbattere il prezzo del «macinino» da 950 a 290 dollari.
Una rivoluzione tutt'altro che incruenta. Lo spostamento di grandi masse ebbe gli effetti devastanti di tutte le emigrazioni interne. Come risulta da The Fliver King, un romanzo scritto nei 1937 da Upton Sinclair (e il Re della Fliver, del Modello T, del macinino, è lui, naturalmente, Henry Ford). Un romanzo quasi introvabile, raramente ristampato, che è lettura privilegiata in certi circoli operai di Detroit.
La quale Detroit è vicina a Chicago. La quale Chicago confina con Spoon River. La quale Spoon River non potrebbe essere quello che è, la provincia americana sonnolenta e dolce, ed anche accogliente, ed anche rassicurante, se non ci fossero da qualche parte, in qualche città, le catene di montaggio, le fabbriche, gli operai. Dentro questa contraddizione, né l'ideologia né la poesia americana hanno voglia di guardare. Preferiscono fingere il rimpianto: se fossimo vissuti in altri tempi, quando non c' era il telefono, né il telegrafo...
Ma se l'America, con tutte le sue Spoon River, è stata inventata appunto per diffondere il telegrafo, il telefono, le Ford Modello T?
Non potendo guardare in avanti, verso un altro modello più perfetto, perché l'America è già la perfezione, e il progetto americano il migliore del mondo, si guarda all'indietro. Ad un «prima», quando le cose andavano meglio. Spoon River è la catena di montaggio di questa nostalgia. Di questo rimpianto per un «prima», che in quanto prima, era anche un meglio.
L'Antologia di Spoon River è modellata, si sa, sul precedente greco dell'Antologia palatina. Ma c'è di più. E' modellata sul modello — nostalgicamente configurato — della Grecia. «Sono un ellenista», disse Lee Masters in un'intervista al “New York Times” del 1942. «La civiltà greca è la grande meraviglia del mondo. I greci pensavano in termini universali, come gli elisabettiani. Mentre noi siamo dei provinciali, nei nostro modo di pensare».
Indietro, sempre più indietro con 1'immaginazione per correggere i sussulti e le scosse di una macchina tecnologica — quella americana — che cammina a tutto vapore in quegli anni. Questa nostalgia si raccontano l'una con l'altra la tombe di Spoon River. Ma cosa ci sarà dato vedere se si scoprono le tombe, si levano i morti? E' quello che accade in un'altra provincia: la Providence di Lovecraft.


“la Repubblica”, 9 gennaio 1980

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