Articolo bellissimo.
Rivela alcuni elementi chiave che sorreggono l'ideologia
americana. Ancor oggi, non solo nel 1980, quando fu pubblicato. (S.
L. L.)
Il cimitero di Spoon River (foto Willingthon) |
E la provincia americana,
com'è? ci si sente chiedere qualche volta. Già, com'è? Si comincia
ad abbozzare una risposta, mettendo insieme le poche cose che si
sanno, le molte che si immaginano, e poi ci si ferma a riflettere.
Perché quella domanda? Perché tanta curiosità?
La provincia americana
non sarebbe così interessante se fosse una realtà semplice e
lineare, che basta esplorare accuratamente per conoscere; se non
fosse, invece, com'è, una realtà intimamente contraddittoria. Per
questo la domanda è involontariamente, ingenuamente giusta. E' vero.
La provincia americana è l'America. E l'America tutta intera, per
quanto grande e grossa, è contenuta nelle poche case, descritta
nelle poche lapidi dell'Antotogria di Spoon River.
Va in televisione Paolo
Villaggio, per farsi intervistare da Pippo Bautta, una domenica
pomeriggio, e gli capita di citare Mark Twain. Chi — gli fa Baudo —
quello di Spoon River?
Immagine struggente
In questo caso si ride.
Ma quando, l'8 gennaio del '79, si suicida Marco Riva, un giovane
redattore di Lotta Continua, e lascia una lettera che comincia
con una citazione da Spoon River: «Il fiore della mia vita /
avrebbe potuto sbocciare da ogni lato», allora non si ride più.
Magari si comincia a riflettere su questa curiosa e non stravagante
associazione. America uguale provincia uguale Spoon River.
Per queste ragioni, una
prima approssimativa riflessione sull'immagine della provincia
americana, fatta in due momenti (il secondo è dedicato alla
Providence di Lovecraft) non può che cominciare da Spoon
River.
Tanto più che la Newton
Compton pubblica adesso la seconda Spoon River, con urna acuta
elegante introduzione di Barbara Lanati, in una bella traduzione di
Umberto Capra e Attilia Lavagno (E. L. Masters e il nuovo Spoon
River, pagg. 333).
La seconda Antologia
di Spoon River, dunque: l'avvocato Lee Masters si è trasferito a
Chicago — siamo nel 1924 e qui inventa altre epigrafi tombali da
aggiungere a quelle sistemate nella prima e più famosa Antologia
di Spoon River del 1915, che conosciamo tutti benissimo per il
saggio di Cesare Pavese e la traduzione italiana di Fernanda Pivamo.
Che differenza c'è —
se c'è — fra la prima e la seconda Spoon River? Nessuna, in
apparenza, né in positivo né in negativo (se non in una parola,
apparentemente secondaria, insignificante). In positivo, la stessa
immagine dolce struggente rassicurante dei cimiteri americani di
provincia, diffusi dentro l'abitato urbano, dove i fidanzati possono
andare a passeggiare, a sedersi, a baciarsi sulle tombe. La provincia
(americana) può essere dolce accogliente gratificante.
In negativo, lo stesso
squallore di vita che Lee Masters immagina sia descritto, riassunto,
rivelato nelle iscrizioni tombali. E sono vite di solitudine, di
desolazione, di frustrazione. La provincia (americana) può essere
cattiva corrotta filistea ipocrita. La provincia (americana) può
essere soprattutto — e questo fece scandalo quando Lee Masters
volle dirlo — sessualmente soffocante. Eccole qui, le tensioni
strazianti inesplose dei piccoli ménage familiari del primo
Novecento. Eccole in due esempi contrapposti.
Primo esempio. La vita di
Myrtle Recker quale risulta dall'epigrafe tombale che Lee Masters ha
inventato, ricostruito per noi: «Per cos'è il matrimonio, per i
figli? / Bene, lei era sterile. / Per cos'è il matrimonio, per il
piacere nuziale? / ma lei lo detestava. / Per cos'è il matrimonio,
per una Casa? / Ma lei era pigra e sciatta. / E lui trovò con me per
anni / il piacere nuziale, e una stanza in ordine, / e io gli diedi
rosei figli. / Poi il nostro segreto trapelò, e le nostre fotografie
/ furono sui giornali. / Perché l'Umana Società si sollevò, /
prese i miei figli e li rinchiuse / per ordine del Tribunale nella
casa dei Senza Amici; / e lei lo fece arrestare, e lo costrinse a
vivere con sé. / Perciò presi il veleno, per dimostrare tutto il
mio odio / per la marcia società dei virtuosi».
Ma dalla tomba accanto le
risponde (secondo esempio, complementare del primo) la signora Sidney
Lane: « Sarebbe stato umiliante di fronte a quelli della parrocchia
/ e nei confronti del nostro bel vicinato / essere nota come una
moglie respinta. / E poi se avesse continuato di questo passo /
ritiratosi dagli affari ie con il solo reddito degli investimenti / e
mantenendoo quella poco di buono di Myrtle Recker, / sarebbe giunto
il momento in cui mi sarebbero mancati / i mezzi stessi di
sussistenza, / e sarei morta di mancanza d'ogni dovuta cura. / E poi
era il mio uomo, il mio ! / E io sapevo che sarei riuscita a farlo
tornare a casa / facendolo arrestare, / e distruggendo il bel nido
d'amore. / Se i figli nascono bastardi è colpa del peccato. / E poco
mi importa se quella svergognata / pose fine alla sua vita con il
veleno ».
La rivoluzione del
"macinino"
Tutta qui, la provincia
americana, che ritroveremo in Thoraton Wilder, in Sinclair Lewis, in
Sherwood Anderson. E' gonfia di amarezza di torpore di noia.
Soprattutto: di nostalgia. Dice l'epigrafe di Maud Shook: «Se fossi
vissuta in altri tempi / quando non c'era il telefono, né il
telegrafo / e tutti i treni erano lenti / e la posta arrivava una
volta alla settimana... ».
C'è una parola che può
aiutarci a capire la natura, la natura vera, profonda e falsa,
ideologica e strutturale insieme di questa nostalgia. E' la parola
«fliver», che riborre più di una volta. «Macinino», dice la
traduzione. D'accordo, macchina vecchia e sgangherata, macinino. Ma
«fliver» significava anche — e con maggiore intensità in quegli
anni — la Ford Modello T che Henry Ford cominciò a tirar fuori ai
ritmo di mille al giorno, 250 mila all'anno, sfruttando la catana di
montaggio messa a punto nel 1913. E Ford poté far funzionare la
catena di montaggio convincendo molte persone, molti operai, molti
negri, a lavorarci. E li convinse a lavorarci offrendo una paga
doppia di quella usuale, cinque dollari al giorno. Una rivoluzione
che fece abbattere il prezzo del «macinino» da 950 a 290 dollari.
Una rivoluzione
tutt'altro che incruenta. Lo spostamento di grandi masse ebbe gli
effetti devastanti di tutte le emigrazioni interne. Come risulta da
The Fliver King, un romanzo scritto nei 1937 da Upton Sinclair
(e il Re della Fliver, del Modello T, del macinino, è lui,
naturalmente, Henry Ford). Un romanzo quasi introvabile, raramente
ristampato, che è lettura privilegiata in certi circoli operai di
Detroit.
La quale Detroit è
vicina a Chicago. La quale Chicago confina con Spoon River. La quale
Spoon River non potrebbe essere quello che è, la provincia americana
sonnolenta e dolce, ed anche accogliente, ed anche rassicurante, se
non ci fossero da qualche parte, in qualche città, le catene di
montaggio, le fabbriche, gli operai. Dentro questa contraddizione, né
l'ideologia né la poesia americana hanno voglia di guardare.
Preferiscono fingere il rimpianto: se fossimo vissuti in altri tempi,
quando non c' era il telefono, né il telegrafo...
Ma se l'America, con
tutte le sue Spoon River, è stata inventata appunto per
diffondere il telegrafo, il telefono, le Ford Modello T?
Non potendo guardare in
avanti, verso un altro modello più perfetto, perché l'America è
già la perfezione, e il progetto americano il migliore del mondo, si
guarda all'indietro. Ad un «prima», quando le cose andavano meglio.
Spoon River è la catena di montaggio di questa nostalgia. Di
questo rimpianto per un «prima», che in quanto prima, era anche un
meglio.
L'Antologia di Spoon
River è modellata, si sa, sul precedente greco dell'Antologia
palatina. Ma c'è di più. E' modellata sul modello —
nostalgicamente configurato — della Grecia. «Sono un ellenista»,
disse Lee Masters in un'intervista al “New York Times” del 1942.
«La civiltà greca è la grande meraviglia del mondo. I greci
pensavano in termini universali, come gli elisabettiani. Mentre noi
siamo dei provinciali, nei nostro modo di pensare».
Indietro, sempre più
indietro con 1'immaginazione per correggere i sussulti e le scosse di
una macchina tecnologica — quella americana — che cammina a tutto
vapore in quegli anni. Questa nostalgia si raccontano l'una con
l'altra la tombe di Spoon River. Ma cosa ci sarà dato vedere
se si scoprono le tombe, si levano i morti? E' quello che accade in
un'altra provincia: la Providence di Lovecraft.
“la Repubblica”, 9
gennaio 1980
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