Roma, La manifestazione CGIL del 25 ottobre 2014. Alcuni perugini |
Per rendere più evidente la sfida il
leader del Pd e capo del governo, nello stesso giorno della
manifestazione romana indetta dalla Cgil, aveva programmato alla
Leopolda di Firenze uno "Spezzeremo le reni alla Grecia!",
che non a caso aveva tra finanziatori e protagonisti diversi
esponenti del capitalismo finanziario e manageriale.
Al di là delle stramberie di alcuni
interventi, il messaggio da Firenze è stato esplicito: per i
"leopoldi" non c'è ragione per cui il lavoro sia un
soggetto politico e sociale; per loro non è altro che una merce,
sottoposta come tutte le altre alle leggi del mercato. Per Renzi e i
suoi la stessa esistenza del lavoro è anzi un effetto dell'azione
del capitale e dell'impresa, che devono perciò essere aiutati dal
governo perché possano crearne. Per i “leopoldi” nella
produzione della ricchezza sociale il lavoro è fattore assolutamente
secondario e la sua remunerazione può essere mantenuta a livelli di
sopravvivenza. La "centralità dell'impresa" che i
berlusconidi rampanti volevano costituzionalizzare, cancellando lo
scandalo della "repubblica fondata sul lavoro", viene per
questa via posta alla base della nuova "costituzione materiale".
Il Pd in questo modo cessa di essere un "partito della nazione"
che come la migliore Dc programmaticamente mediava tra interessi
sociali diversi e tra loro a volte contrapposti, o un partito
democratico all'americana, articolata coalizione sociale ed etnica,
ma il "partito del capitale e dell'impresa", considerati i
primattori, anzi i mattatori di uno sviluppo a cui si chiede assai
più quantità che qualità. Sono capitale ed impresa la guida naturale dell'intero
corpo sociale e ai loro interessi deve essere piegata l'intera
legislazione.
Ma stavolta al presidente del consiglio
e comandante in capo del Pd non è andata bene. Il successo della
manifestazione di Roma, l'ampiezza e la varietà delle partecipazioni
dicono con chiarezza che Renzi ha sollevato un macigno per farselo
ricadere sui piedi. Egli si aspettava un fallimento della giornata
romana, una manifestazione di apparato e di pensionati (di nonni,
diceva qualcuno) a testimoniare la residualità dell'opposizione
"lavorista" alla nuova ideologia e alla nuova prassi e
invece si è trovato davanti a tanti di quei giovani che hanno
consigliato ai collaboratori del premier qualche segnale di
moderazione (gli sberleffi arriveranno, ma solo stasera
nell'intervento del capo, secondo lo stile di Mussolini e Bossi). Il
successo della manifestazione non si deve affatto, a mio avviso, alle
capacità e alla tenuta dei gruppi dirigenti Cgil, Camusso inclusa,
che l'hanno decisa con riluttanza, come trascinati dalla provocazione
governativa. Tantissimi manifestanti sono andati a Roma "nonostante
la CGIL": lo hanno detto e lo hanno dichiarato. In ogni caso il
successo carica di responsabilità la dirigenza sindacale, specie
quella della FIOM, a cui tanti chiedono qualcosa di più di una
dignitosa sconfitta, cioè la promozione - in forme tutte da
inventare - di una forza politica di sinistra ampia e responsabile,
capace di dare rappresentanza e voce al lavoro e di ottenere qualche
vittoria, una sinistra molto rinnovata nei metodi, nello stile e
nelle figure di rappresentanza, visto lo scarso credito di cui
godono, a buona ragione e ad ogni livello centrale e locale, i gruppi
dirigenti dei partitini dell'estrema e le correnti antirenziane del
Pd.
E' già accaduto in molti paesi
d'Europa e in Italia nel 1892, anno di costituzione del partito
socialista, che fossero le Camere del Lavoro e i dirigenti delle
organizzazioni operaie di mestiere mestiere a premere perché il
lavoro avesse una diretta rappresentanza politica, di modo che i
sindacati avessero una sponda nelle assemblee legislative. Credo che
il problema si riproponga oggi, con molta forza.
Stato di fb, 26 ottobre 2014
Nessun commento:
Posta un commento