Il flamenco nasce dalla
fusione della cultura gitana con quella andalusa. I gitani, con una
prodigiosa disposizione per il rito, la danza, la musica incontrarono
nell'orientalismo musicale andaluso segni della loro antica e
recondita cultura. Secondo una cronaca, i Gitanos affermano la
loro presenza in Andalusia — a sud della Spagna — nel 1426 e
soprattutto a Siviglia, la città più ricca e attrattiva della
Spagna. Determinante è qui la presenza di una gran massa di
contadini mori. Per molto tempo gitani e mori convivono uniti dalla
loro condizione di povertà e dalle severe leggi che ne ordinano di
volta in volta l'espulsione, l'emarginazione, lo sterminio. Da qui,
dalla instabilità, dalla necessità di esprimere un dolore, di
denunciare un'ingiustizia, di manifestare la gioia della festa e
dell'amore nasceranno le prime forme del flamenco.
E' all'Andalusia, dunque,
crogiuolo di razze, di culture, che il flamenco deve la base solida
di elementi sonori di diverse tradizioni musicali come quella araba,
ebrea, mozarabica bizantina... I tre momenti fondamentali del
flamenco sono il canto, la danza, la chitarra. Contraddittorio è il
parere dei musicologi sulle origini del canto flamenco, per quanto si
sia tentato di fare del flamenco una materia di studio nell'ambito
della cultura ufficiale, che ha assunto il nome di flamencologia :
cattedra creata a Jerez de la Frontera nel 1958. Va citato il primo
concorso abbinato a un festival del cante andaluso, tenutosi a
Granada nel 1922 sotto la dirczióne di Manuel de Falla e Garcìa
Lorca i quali vollero dimostrare che il «cante Jondo» (profondo)
non era soltanto la sopravvivenza di un tempo passato, ma
un'espressione sempre attiva e mutevole nell'esigenza popolare, ricco
di vitalità e di bellezza artistica. Si sono fatte varie
classificazioni del cante: in relazione al suo arcaismo si
divide il cante in due tipi : cante jondo o «grande»
e cante flamenco o «piccolo». Il cante jondo è più
intenso, più drammatico, le melodie sono solenni, austere quasi
rituali, tanto che ci ricordano i canti gregoriani con i quali hanno
molto in comune in quanto a ritmo e struttura. Il cante flamenco
rappresenta l'esaltazione estrema di un trance personale, è
l'originale, il primitivo, il mitico...
Il cante jondo
nasce alla fine del XVIII secolo e al principio del XIX ne fanno
parte : la Tonà, la debla, la liviana, il
martinete, la seguiriya, la carcelera, la soleà,
d'appartenenza gitana. Al cante piccolo appartengono la
granatina, la taranta, la malmaghena d'origine
moresca; la bulerìa e la alegrìa gitane ; la
sevillana, il fandaguillo, la petenera andalusi.
E ' nella fiesta flamenca che meglio si esprimono i più
complicati fili comunicativi del flamenco: qui c'è chi canta
chi balla e chi suona.
L'ambito particolare, in
cui ha luogo la fiesta flamenca, è connesso con alcuni
avvenimenti della vita quotidiana: battesimi, matrimoni o
celebrazioni in generale. Più che alle parole, l'originalità di
quest'arte è affidata all'interpretazione del singolo cantaor
o al tocaor de guitarra al quale è affidato il prestigio
dell'accompagnamento, come i movimenti più veri della danza non sono
collegati ad un linguaggio coreografico ma all'improvvisazione. Il
flamenco è un'arte così complessa e così determinata
geograficamente che, uscendo dal suo locus originario, ha incontrato
il fenomeno più frequente per ogni manifestazione di questo tipo: la
commercializzazione. Quindi se da un lato ha incontrato un vasto
pubblico di non intenditori, dall'altro è scaduto in un cliché di
stili e di espressioni stereotipate che si riversano fuori
dall'Andalusia.
“il manifesto – la
talpa giovedì", 26 novembre 1987
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