11.12.14

Luigi Pirandello: “Scrittori di cose e scrittori di parole” (1931)

Nel discorso su Giovanni Verga tenuto alla Reale Accademia d'Italia il 3 dicembre 1931 Luigi Pirandello osservava: "Due tipi umani, che forse ogni popolo esprime dal suo ceppo: i costruttori e i riadattatori, gli spiriti necessari e gli esseri di lusso, gli uni dotati d'uno stile di cose, gli altri d'uno stile di parole; due grandi famiglie o categorie di uomini che vivono contemporanei in seno a ogni nazione, sono in Italia, forse più che altrove, ben distinte e facilmente individuabili".
E dopo aver delineato, lungo tutto il cammino della nostra storia, una netta contrapposizione fra Dante, Machiavelli, Manzoni, Verga, scrittori di cose, e Petrarca, Guicciardini, Monti. D'Annunzio, scrittori di parole, aggiungeva: "Se pensiamo che Dante muore in esilio e il Petrarca è incoronato in Campidoglio ... , che il Leopardi passa di vita quasi ignorato, quando si sa a quali venturosi onori pervenne il Monti, dobbiamo convenire che in questa nostra Italia d'immaginazioni storiche, di prodigiosa ricchezza in dolcissime e forti e piene sonorità verbali ... ha più diritto di cittadinanza chi sa dire più parole che cose". Ma, continuava Pirandello, chi riesce nello sforzo lucido di disegnare la dura sagoma delle cose non può che resistere al tempo: "A Dante, sempre si ritorna. Si ritorna a Machiavelli. Si ritorna al Leopardi e al Manzoni. E si ritorna a Giovanni Verga".

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