27.4.15

Signor Presidente... Gli insegnanti scrivono a Mattarella

Attraverso la rete (ma non solo) è circolata la missiva che segue, diretta da insegnanti al Presidente della Repubblica per chiedere udienza e sollecitare un intervento sulla cosiddetta Riforma scolastica che il governo ha presentato ed è in corso di discussione in Parlamento. La petizione, sostenuta da una pagina fb, intitolata “La vera scuola – Gessetti rotti” è stata diffusa a fine marzo tramite “Change”, ha raccolto (oltre alla sottoscrizione di associazioni e gruppi variamente rappresentativi) 68 mila firme individuali ed è stata consegnata al capo dello stato il 24 aprile. “Posterò” notizie sulla risposta. (S.L.L.)

Ill.mo Presidente della Repubblica
On. Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
00187 Roma

Signor Presidente,
siamo docenti di ruolo e docenti precari della Scuola Pubblica Italiana, membri di diversi gruppi fra loro collegati (non solo in rete), che in questi giorni vivono uno stato d’animo tormentato a causa del Disegno di Legge di Riforma Scolastica che sta per essere esaminato alla Camera dei Deputati.
Ci appelliamo a Lei e al Suo ruolo di Garante della Costituzione affinché siano messi in luce gli evidenti profili di incostituzionalità di quella proposta, che andrebbero a ledere in maniera definitiva e drastica la Scuola della Repubblica.
Il nostro è un urlo accorato, “dal basso”, di professionisti e lavoratori che prefigurano uno scenario clientelare, privatizzante, aziendalistico dell’Istituzione che rappresentiamo.
Consapevoli della Sua attenzione per una materia così delicata e vitale per il nostro Paese, ci permettiamo dunque di segnalarLe alcuni dei punti più critici.
Conferire al Dirigente Scolastico il potere di scelta dei docenti, istituendo albi regionali che di fatto li precarizzano, violerebbe non solo i diritti acquisiti di quei docenti, ma anche l’art. 33 Cost., secondo il quale “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. La libertà d’insegnamento, infatti, implica un’autonomia didattica e metodologica che non potrebbe essere più garantita nel momento in cui, come pretende la Riforma, si aumentasse la discrezionalità del Dirigente Scolastico fino al punto di consentirgli la selezione della sua “squadra”, scegliendo un docente rispetto a un altro in base a criteri meramente soggettivi.
Con ciò verrebbero meno i presupposti minimi di oggettività e di merito su cui dovrebbe essere improntata l’azione del pubblico impiego, specie in un settore così delicato, come quello dell’istruzione, preposto alla formazione delle persone e dei cittadini.
Verrebbero meno, inoltre, i principi di imparzialità e di buon andamento della Pubblica Amministrazione, come sancito dall’art. 97 Cost. Il che non significa assenza di orientamento, perché non è preclusa ai funzionari pubblici la possibilità di esprimere valutazioni discrezionali, ma ciò deve avvenire nella piena osservanza della legge e senza discriminare i soggetti coinvolti.
Il principio di imparzialità, del resto, non si applica solo all’attività della P.A. (divieto di discriminazione), ma anche alla sua organizzazione: i concorsi pubblici, infatti, servono proprio ad evitare il formarsi di una burocrazia che miri a scopi personali anziché all’interesse generale.
Come vede, si tratta di principi essenziali, di democrazia e trasparenza, che con l’approvazione del DdL non sarebbero più garantiti.
Signor Presidente, la scuola non è un’azienda e, per la sua stessa natura di “comunità”, necessita di una gestione partecipativa e non verticistica.
Quando si parla di maggiori poteri dei Dirigenti Scolastici, ci si dimentica che costoro sono a capo di un’istituzione che eroga un servizio educativo, formativo, civico.
Nei comunicati governativi leggiamo: “I dirigenti scolastici diventano leader educativi con strumenti e personale adeguati per il miglioramento dell’offerta formativa”. Si parla di un preside-sindaco, che avrà facoltà di scegliersi lo staff, nominare i docenti mentori, presiedere il nucleo di valutazione, gestire con chiamata diretta l’organico. Ma a chi risponderanno del loro operato? Chi vigilerà sui possibili abusi? E, soprattutto, a chi gioverà una tale concentrazione di poteri?
Si ha l’impressione che tutto questo finirà per minare la collaborazione all’interno del corpo docente, tratto essenziale per la buona riuscita del rapporto apprendimento-insegnamento. E viene da chiedersi che senso ha avuto, nei mesi scorsi, espletare una consultazione con i cittadini, con i docenti e con i dirigenti, se poi di quelle risposte e di quelle proposte non è stato comunicato alcunché. È questo il livello di serietà e di trasparenza che ispira chi ha redatto quel Disegno di Legge?
Signor Presidente, Le chiediamo di dare voce alle nostre voci, di lasciare che i lavoratori della Scuola si esprimano.
La preghiamo pertanto di concederci un’udienza per precisare le nostre ragioni. Alleghiamo alla presente un foglio di firme puramente indicativo e incompleto. E’ circolato solo pochi giorni perché, visto l’imminente avvio dell’iter parlamentare del DdL, ci premeva informarLa tempestivamente dei gravi pericoli che Le abbiamo rappresentato.
Certi della Sua comprensione e in attesa di una Sua cortese risposta, Le auguriamo buon lavoro e Le porgiamo un distinto saluto.

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