15.5.15

Maiali a Milano (Gerolamo Cardano)

L'anno in cui poi morì [mio figlio] io gli avevo regalato un mantello di seta nuovo, di quelli che portano i medici; anche questa volta era domenica. Andò a Porta Tosa [ivit ad portam tonsam] dove c'era una macelleria e davanti alla porta, come al solito, dei porci. Uno di essi alzatosi dal brago assalì mio figlio urtandolo e inzaccherandolo. Il suo servo, il macellaio e i vicini subito dettero addosso al porco con dei bastoni cercando di cacciarlo via, ma non ci riuscirono, tanto che fu evidente trattarsi di un presagio. Alla fine la bestia stanca lasciò stare spontaneamente mio figlio che fuggiva.
Egli dopo venne da me insolitamente malinconico, mi raccontò tutto e mi chiese che significato potesse avere per lui l'accaduto, lo gli risposi di stare attento che conducendo una vita da maiale non facesse anche la stessa fine, ma in realtà, all'infuori della passione per i dadi e di qualche peccato di gola, era un ottimo giovane, e conduceva una vita irreprensibile.

Postilla
Nella sua preziosa Storia confidenziale Dossena dedica più di una pagina a Cardano e riporta un paio di brani dall'autobiografia del medico-mago-umanista (De vita sua) da lui stesso tradotti. Ho ripreso da lì il racconto qui postato. Spiega il Dossena che Porta Tosa corrispondeva all'attuale Porta della Vittoria, nella cerchia dei bastioni che al tempo del Cardano si andava completando. I porci, a quanto pare, circolavano in città liberamente e non solo davanti alle macellerie. Ce n'erano di quelli marchiati con una T: appartenevano agli Antoniani che gestivano la Chiesa di Sant'Antonio e il convento di Sant'Antonio nell'attuale via Sant'Antonio. C'era una sorta di patto tra codesti religiosi e la cittadinanza milanese: in cambio del nutrimento dato ai loro maiali vaganti essi curavano il “fuoco di sant'Antonio”.
Il giovane dalla "vita irreprensibile", oggetto del cattivo presagio, è il figlio maggiore dello scrittore, Giovanni Battista Cardano. Venne condannato a morte e decapitato nel 1560, l'anno cui si riferisce il racconto, per uxoricidio. Pare provato che l'uomo, medico come il padre, avesse avvelenato la moglie incinta. (S.L.L.)

Da Giampaolo Dossena, Storia confidenziale della letteratura italiana. Dall'età del Boiardo alla fine del Seicento, BUR, 2012

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