2.6.15

Cara Catiuscia. Lettera alla Presidente della Regione Umbria (S.L.L.)

Cara Catiuscia,
vedo che molti miei amici giudicano arrogante e fuori luogo la tua frase secondo cui non hai mai temuto di perdere le elezioni. Non condivido. Probabilmente quel che hai detto è la pura verità. I sondaggi ti hanno sempre dato avanti con un margine di almeno cinque punti. Gli exit-poll sono poco attendibili. Per cui è verosimile che tu sia rimasta serena, abbia detto a te stessa e ai tuoi sostenitori: "Tranquilli, aspettiamo i voti". Capisco anche la gioia della vittoria, che - per quanto attesa - è comunque un fatto liberatorio: "Nunc est bibendum". "Ora bisogna bere" - così cantava Orazio, quando il suo principale, Ottaviano Augusto, sconfisse Cleopatra. Non credo che Ricci si suiciderà, ma è logico che le tue donne e i tuoi uomini di fiducia, quelli del cosiddetto "staff", facciano festa. Forse non tutti loro avevano la tua razionalità, per cui qualcuno o qualcuna di loro che ha avuto paura della sconfitta forse c'era.
Credo però che, facendo i conti dei voti veri, rispetto a cinque anni fa non solo c'è il 10 per cento in meno di voti ottenuti dalla tua coalizione, ma anche un numero complessivo di votanti assai più basso. Hai perduto all'incirca ottantamila voti, uno su tre, una bella botta. Immagino la tua giustificazione, fondata peraltro:"I voti erano già andati, due anni fa, per le elezioni politiche. La crisi di consenso del blocco sociale che sosteneva il centrosinistra in Umbria non nasce in queste elezioni e non riguarda solo l'Ente Regione". Ma l'Ente Regione c'entra, la qualità del governo, i privilegi del ceto politico regionale, l'inadeguatezza nel fronteggiare una crisi più pesante che altrove.
Non ti ho votato e non ho bisogno di nasconderti le critiche pesanti che a me, come a tanti altri, è capitato di rivolgere a te e al tuo governo, alla sua corrività rispetto ad orientamenti del governo di Renzi che mi sembrano francamente di destra, sulle politiche del lavoro debolissime, sull'assetto istituzionale e su tante altre questioni. Ma sai che non ho mai nascosto un affetto che mi viene da quando ti vedevo in Federazione giovanissima, impegnatissima e appassionata militante della Fgci. Di sicuro ricordi anche tu che di quella nostra cultura faceva parte l'idea che le grandi trasformazioni economiche e civili si fanno non solo con il consenso, ma con la partecipazione convinta delle forze sociali organizzate e dei singoli cittadini. Al nostro Enrico per salvare l'Italia, riformandola, non bastava il 51% per cento dei voti (e allora la partecipazione al voto era massiccia, del 90 e più per cento), occorreva una base sociale più ampia.
A me sembra strano che in un momento come questo in cui uno sforzo comune e ampio sarebbe quanto mai necessario una con la tua storia pensi di governare "giacobinamente" con un consenso che non arriva al 25 per cento degli elettori. O che cerchi un dialogo solo con i gruppi rappresentati in consiglio regionale. Per una svolta vera, per un ritorno al futuro, serve riconquistare la fiducia e l'impegno anche dei tantissimi che non votano. Credo che farebbe bene alla regione e al suo futuro un presidente che si faccia carico del generalizzato disorientamento e che cerchi nella società, anche e soprattutto nelle ampie zone di sofferenza della società, la forza necessaria a salvare l'Umbria dal degrado cui stiamo assistendo.
Un caro saluto

Salvatore Lo Leggio

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