2.6.15

Intellettuali organici (S.L.L.)

Nel sito “Nuova Atlantide”, leggo un articolo un articolo di Alfredo Morganti del 28 maggio dal titolo “I nuovi intellettuali organici” (http://www.nuovatlantide.org/nuovi-intellettuali-organici/). L'autore vi denuncia l'aggregazione al carro renziano di alcuni scrittori ed intellettuali come Piccolo, Baricco e Lodoli, acutamente sottolineandone la mancanza di inventiva e di entusiasmo nel supporto al politicante fiorentino.
Trovo l'articolo di ottima qualità, ma mi dà molto fastidio che si usi a sproposito la categoria gramsciana di "intellettuale organico", la cui complessità evidentemente sfugge alle giovani generazioni. Credo che (senza aver studiato i "Quaderni") i più la interpretino all'incirca come “intellettuale di regime” o di "intellettuale al servizio del partito" e non intendono, forse, che l'essere parte attiva di un organismo dinamico, complesso e dialettico (un grande movimento più che un partito) non significa affatto trasformarsi in propagandisti (in “pifferai”, diceva Vittorini). Quello che, caso mai, Gramsci implicitamente respinge nella sua visione “organica” del partito e del movimento di trasformazione della società è il primato dei “rivoluzionari di professione”. Quella della cultura "al servizio" della politica (cioè degli intellettuali al servizio delle burocrazie politiche) non è in vero la gramsciana organicità, ma è stalinismo, zdanovismo, o anche togliattismo. Nel caso specifico poi, in presenza dell'uomo solo al comando, non mi sembra affatto fuori luogo parlare di "intellettuali cortigiani".

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