22.8.15

Il pericoloso business dei nidi di rondine (Claudia Astarita)

Nidi di rondine pronti per la commercializzazione
Il "nido di rondine", la specialità alimentare amata dai cinesi, oltre che per il gusto, per le sua (presunta) capacità di ringiovanire la pelle e la persona, non è quello delle nostre rondini, ma di una sorta di piccolo rondone il cui nome scientifico è salangana. L'articolo che segue, un reportage dalla Thailandia, pubblicato sull'ultimo numero di "pagina 99" uscito prima che il bel settimanale diretto da Emanuele Bevilacqua chiudesse i battenti. Il punto di vista è quello di un villaggio coinvolto in questo commercio, che offre opportunità e rischi.(S.L.L.)
Una salangana nel suo nido tra le rocce

Pak Phanang (Thailandia)
Saranno almeno 1.500 anni che i cinesi importano nidi di rondine dal Mare delle Andamane. Arrivano dall'Indonesia, dalla Thailandia, dalla Malesia, e ultimamente anche dal Vietnam. Del resto, in Cina se ne trova qualcuno solo nella provincia mediorientale dell’Hainan, e considerando che questi piccoli giacigli tenuti insieme da sterco e saliva per i cinesi sono preziosi come il caviale, la redditività di questo mercato è tutt’altro che trascurabile.
Il valore di un chilo di nidi di rondine oscilla tra gli 800 e i 1200 euro, ma può salire fino a 2000 in caso di nidi speciali. Un tempo venivano usati soprattutto per preparare dolci, ma da quando il consumo di pinna di squalo, altra prelibatezza cinese, è stato messo fuori legge, vengono sfruttati anche per arricchire piatti salati, in particolare zuppe. E la domanda è esplosa.
Il commercio di nidi di rondine, purtroppo, non è noto solo per la sua elevata redditività. Le salangane costruiscono i loro rifugi sulle rocce, spesso all’interno di grotte apparentemente inaccessibili, spingendo i trafficanti asiatici assetati di denaro a farli raccogliere dai bambini, mettendone costantemente a rischio la vita. Gli incidenti sono all’ordine del giorno, ma la prospettiva di diventare ricchi dopo essersi messi in tasca anche solo una manciata di nidi sommata all’interazione in un mercato ormai troppo competitivo aiuta tanti genitori a dimenticare in fretta, e dà ad altri piccolini la forza per cimentarsi in questa pericolosissima impresa.
Pak Phanang, un villaggio di 15mila anime 600 chilometri a sud di Bangkok, ha deciso di scommettere su questo mercato. Qui la giornata tipo di uno zingaro del mare, come vengono chiamati gli specialisti nella raccolta di nidi di rondine, inizia al tramonto. Da febbraio a luglio, durante il periodo della cova, decine di ragazzini si arrampicano su improbabili impalcature di bambù per raggiungere quei ripari che la natura ha creato tra pareti rocciose a prima vista impenetrabili con una sacca a tracolla e una lanterna in una mano. I più fortunati possono contare su torce elettriche, che li mettono al riparo dal pericolo di perdere la candela
durante la salita. Altri ancora legano una corda tra la vita e le spalle e si lasciano tirare su dai compagni rimasti a terra.
«Bisogna essere agili e leggeri per arrampicarsi per anche cento metri sulle canne di bambù o con la corda», spiega il padre di Aawut, 8 anni. «Rapidità e destrezza mi aiutano anche quando si tratta di infilarsi nelle grotte», prosegue il bambino. «Mio fratello maggiore mi ha passato i suoi trucchi per rimanere in equilibrio e come fare per evitare incidenti quando mi capita, per colpa di una folata di vento o di un movimento brusco, di rimanere al buio». Con anni di esperienza alle spalle, la famiglia di Aawut si è ormai affermata sul mercato locale dei nidi di rondine come una delle poche in grado di assicurare una fornitura regolare di “nidi sanguinanti”, vale a dire alterati dalle infiltrazioni che trasudano dalle pareti delle grotte.
I nidi colorati sono i più difficili da trovare, perché sono nascosti all’interno delle rocce, dove le salangane convivono con tanti altri animali. Pipistrelli e lucertole non sono i più fastidiosi, e anche i grilli da uova sono innocui quando il nido è vuoto. «Anche per mettersi al riparo dagli altri frequentatori di queste grotte, vale a dire serpenti e rapaci, può bastare evitare di rubare il nido quando non è vuoto. Individuare un nido colorato non è facile, ma rischiare di farselo scappare per imprudenza è sciocco. Valgono troppo, meglio tornare la sera dopo o una di quelle successive sperando di trovarlo libero. La fortuna non abbandona mai chi mostra pazienza e perseveranza!», conclude ammiccando Chaiya, fratello maggiore di Aawut.
I cinesi amano i nidi di rondine non tanto per il sapore, ma per le loro proprietà. Sarebbero infatti ricchi di calcio, ferro, potassio e magnesio, e utili a combattere i problemi fisici più disparati, dalle rughe alle disfunzioni polmonari, tubercolosi inclusa.
«I nidi possono essere bianchi o neri», spiega un altro commerciante thailandese. Quelli bianchi sono i più preziosi tra i due, ma valgono comunque meno di quelli colorati. «I miei figli sono troppo grandi per arrampicarsi sulle rocce, ma per fortuna ho un paio di nipoti in grado di aiutarmi. Mantenere il business della raccolta in famiglia è fondamentale: più aumenta il valore di questi nidi più diventa difficile difendersi dai ladri. Io appena posso li passo ai miei contatti che si occupano di piazzarli all’estero, e divido giorno per giorno i guadagni con il resto della famiglia».
Curioso notare come, nonostante la maggior parte dei nidi di rondine venga spedita negli Stati Uniti e a Hong Kong, e che tramite quest’ultima arrivi nella Repubblica popolare, nessuno sia disponibile ad aggiungere dettagli sul modo in cui queste (presunte) prelibatezze vengano trasportate. Non è chiaro in che misura il commercio di nidi di rondine sia legale e trasparente, né se i villaggi apparentemente più dinamici dal punto di vista di raccolta e distribuzione lo siano per iniziativa dei singoli commercianti o perché sostenuti da gruppi criminali interessati a mettere le mani su un’attività tanto redditizia. Quello che sappiamo è che ci sono persone che attraversano il confine tra Hong Kong e la Cina anche due o tre volte al giorno trasportando, ogni volta, una sacca contenente un chilo di nidi, e che in Thailandia, per espandere e allo stesso tempo concentrare la produzione in poche mani, stiano spuntando serre per salangane in ogni angolo.
Dopo Indonesia (70 per cento) e Malesia (20per cento), la Thailandia è il terzo esportatore mondiale di nidi di rondine, e in tanti sono convinti che non possa essere un caso se villaggi come Pak Phanang siano stati in grado di recuperare fondi e capacità per costruire gabbie giganti per aumentare e allo stesso tempo rendere più semplice, rapida e sicura la raccolta dei nidi. Il giro d’affari globale di questo mercato ha superato i quattro miliardi di euro nel 2013, e la domanda cinese non accenna a diminuire. Sulla carta, l’investimento per un condominio per salangane, come amano chiamarlo i locali, oscilla tra i 50 e i 200 mila euro, a seconda della sua grandezza. Eppure, molti thailandesi, per risparmiare, hanno optato, e con discreto successo, per il fai-da-te. Con un capitale iniziale ragionevole, la possibilità di completare l’opera in tempi anche medio lunghi e con costi di mantenimento quantificabili in una cinquantina di euro al mese, tanti a Pak Phanang si stanno costruendo palazzine per uccelli che potrebbero rendere loro fino a 800mila euro l’anno. «Io ho seguito alla lettera le istruzioni di un libro per aspiranti coltivatori di nidi di rondine che mi sono fatto spedire dall’Indonesia - spiega Pakpong Sukonthaman, Segretario dell’Associazione degli Imprenditori di Nidi di Rondine thailandesi - e oggi molti colleghi stanno seguendo il mio esempio: costa meno, e garantisce comunque ottimi risultati».
A prescindere da chi abbia in mano le redini di questo business e da chi si nasconda dietro il successo facile degli imprenditori di Pak Phanang e di tanti altri villaggi, la diffusione di queste “serre” ha comunque prodotto effetti virtuosi: la riduzione degli incidenti mortali per gli zingari del mare, e un aumento dell’offerta in grado di soddisfare la domanda cinese. «Il costo dei nidi può essere leggermente calato - conclude Sukonthaman – ma i cinesi ricchi disposti a comprarli sono aumentati, e ben venga il fatto di non dover più mettere a rischio le vite dei nostri parenti per sfruttare i vantaggi di questo mercato».


Pagina 99we, anno II, n.75-76, 3 gennaio 2015

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