18.8.15

La morte di Centovasche

E' morto Mario, che qualcuno chiamava Centovasche, perché spesso, senza dar segni stanchezza, percorreva più volte Corso Vannucci dalla Fontana Maggiore ai giardinetti Carducci e viceversa, quasi sempre fumando un sigaro, veloce come se inseguisse qualcuno o ne fosse inseguito. Era uno dei nostri matti, che viveva in simbiosi con la città, che a nessuno dava fastidio e che nessuno infastidiva. E' morto nei giorni scorsi e la sua famiglia ha voluto darne notizia con una lettera aperta alla città di Perugia che qui posto, inserita nell'articolo de “Il Messaggero”. (S.L.L.)
Perugia - La Fontana Maggiore. Sullo sfondo il Palazzo dei Priori e Corso Vannucci
PERUGIA - Lacrime e dolore per la morte di Mario, detto Centovasche, personaggio amato in città e figura legata al suo centro storico. Mario è morto qualche giorno fa e oggi la sua famiglia lo ricorda ringraziando Perugia, la città che lo ha accolto e protetto. Tutta da leggere. Senza trattenere le lacrime.
«Abbiamo accompagnato Mario Sepicacchi al Cimitero: i perugini lo chiamavano “Centovasche”. La famiglia, con queste poche righe, vuole rendere omaggio alla città di Perugia, la nostra città.
Per 35 anni, tanto è durato il viaggio di Mario nelle “vasche” di Corso Vannucci, la città lo ha accolto e protetto. Centinaia di giovani studenti lo hanno conosciuto, i commercianti del centro storico lo hanno accolto nei loro negozi ed esercizi , gli autisti degli autobus lo hanno aspettato, i vigili urbani e le forze dell’ordine lo hanno con discrezione tutelato e Mario, senza mai essere molestato o deriso o scacciato, ha vissuto la sua città con la mitezza che lo contraddistingueva.
Tutto questo è stato possibile per due fattori fondamentali che hanno caratterizzato, e speriamo che sia sempre così, la qualità della vita a Perugia ed in Umbria: la solidarietà che produce inclusione e la qualità dei servizi psichiatrici umbri.
La sua famiglia lo ha amato ma nella sua strada ha trovato tante persone che gli hanno voluto bene e senza di loro la vita di Mario non sarebbe stata così dignitosa. Un grazie corale ai medici e agli operatori dei servizi psichiatrici e delle cooperative che lavorano con loro, agli abitanti e commercianti del centro storico, ai medici e gli infermieri delle strutture che lo hanno avuto in cura negli ultimi difficili mesi della sua vita. Grazie a tutti coloro che hanno donato sangue per lui ed infine un grazie ai suoi amici Giulio e Luca che lo hanno assistito amorevolmente e ai giornalisti che con parole lievi e gentili lo hanno voluto ricordare.
Un augurio: che questa nostra città non perda mai il senso del rispetto per il diverso e che continui ad essere la città civile e splendida che vogliamo che sia».


Il Messaggero Umbria, 13 agosto 2015

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