27.8.15

Oklahoma. Pozzi e terremoti (Eleonora Degano)

Katie Keranen
Uno studio geologico pubblicato su “Science” ha confermato che l'ondata di terremoti che ha colpito l'Oklahoma, a partire dal 2008, è stata causata dalle operazioni di iniezione delle acque reflue in appositi pozzi costruiti in profondità. Tali fenomeni sismici rappresentano la metà di quelli che hanno colpito gli Stati Uniti centrali e orientali tra il 2008 e il 2013, attirando subito l'attenzione - data la frequenza assolutamente atipica per la regione interessata.
L'Oklahoma è così diventato il secondo Stato più sismicamente attivo, subito dopo la California.
È stato un team di ricercatori della Cornell University a confermare la scoperta e gli scienziati, guidati dalla professoressa di geofìsica Katie Keranen, sono arrivati a una serie di punti fermi che andranno tenuti in seria considerazione. Secondo i ricercatori, le condizioni sismiche dei territori in cui vengono smaltite le acque reflue devono essere monitorate con precisione, rendendo pubblici tutti i dati, a partire dai volumi e dalla pressione dei liquidi in questione.
In assenza di una documentazione accurata, resta impossibile definire caso per caso una correlazione inequivocabile tra i fenomeni sismici e il pompaggio d'acqua. Grazie a modelli idrogeologici e di misurazione per la sismicità, il team di Keranen ha dimostrato che i quattro pozzi di smaltimento più grandi dell'Oklahoma, da soli, sono stati in grado di scatenare circa il 20% dei terremoti che hanno colpito gli Stati Uniti centrali, responsabili per un'area di circa 2.000 chilometri.
I terremoti vengono indotti a distanze superiori ai 30 chilometri dal pozzo di smaltimento, il che chiarisce l'inadeguatezza dei criteri attuali, che indagano la possibilità di fenomeni sismici solamente entro i 5 chilometri.
Per di più, aggiungono gli esperti, l'area in cui la pressione aumenta in relazione alle attività dei pozzi è in continuo aumento, incrementando la probabilità che a un certo punto incontri una faglia e scateni un terremoto di magnitudo molto elevata.
L'ipocentro, ovvero il punto della Terra in cui ha origine il sisma, ha profondità variabile: in questi particolari casi, spiega la squadra di Keranen, tra i due e i cinque chilometri.
La pratica dei pozzi di iniezione indagata dai ricercatori non va comunque confusa con il fracking, la fratturazione idraulica, un procedimento di estrazione molto efficiente che porta tuttavia con sé una serie di problematiche, assolutamente da non sottovalutare, dai fenomeni sismici fino all'inquinamento delle acque.


“pagina 99”, sabato 12 luglio 2014

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