17.9.15

"Ti tuccavu li minni". Una poesia popolare del mio paese.

Ti tuccavu li minni e 'cchi l'ha belli!
L'ha muddricuti comu li 'ngiambelli.
Ti li tuccavu finu a li spalli.
Luci di l'uocchi mia, quantu l'ha belli!

Ti toccato i seni, come li hai belli!
Li hai mollicosi come le ciambelle.
Li ho toccati fino alle spalle.
Luce degli occhi miei, quanto l'hai belli.


Postilla
Questa poesiola fu raccolta sul finire degli anni 60 da Peppino Smiraglia per la sua tesi di laurea dedicata ai canti e alle poesie popolari del nostro paese, Campobello di Licata. 
La ciambella o, più precisamente, 'ngiambella, nel dialetto di oggi come in quello di 50 anni fa, non è quella sorta di pandolce morbido con o senza buco che si produce in altre regioni e località e neanche la rotellina morbida detta anche krapfen che ha lo stesso impasto dei “bomboloni” del centro Italia; è un biscotto a base di uova molto simile al savoiardo, a forma di disco allungato. 
Ci sono – come spesso accade – due scuole di pensiero sulle ciambelle: c'è chi fa in modo che si formi nella parte superiore una sottile crosta croccante e chi invece ama far lievitare il biscotto per effetto dell'uovo, in modo che nonostante la sua piccola altezza - 7 millimetri, un centimetro al massimo - produca al tatto un effetto di morbido, di “mollicoso”. 
Così dovevano essere le mammelle amate dal poeta, morbide ma consistenti (e non scrocchianti come le ciambelle con la crosticina sopraelevata). Il riferimento al biscotto suggerisce, peraltro, una dolce commestibilità di quei seni, da mordicchiare e suggere. (S.L.L.)

1 commento:

  1. Ottima lettura, grazie. Volevo segnalare che il concorso Ilmioesordio dedicato alla poesia è aperto fino al 30 ottobre! ilmiolibro.kataweb.it/articolo/partecipare/181144/ilmioesordio-e-il-momento-della-poesia/

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