30.9.15

Umbria e “Mafia capitale”. Tutte le strade portano a Roma (Paolo Lupattelli)

L'articolo di Lupattelli, apparso su “micropolis” di giugno analizza la vicenda di ”Mafia Capitale” dal punto di vista dell'Umbria, secondo me in modo eccellente. L'articolo mi ha fatto venire in mente la piovra: non il film, ma proprio il mollusco. E' dalla testa che puzzano i pesci ed altri animali marini: se tutte le strade portano a Roma, tutte le strade partono da Roma. (S.L.L.)
L'ex senatore Pd Francesco Ferrante (eletto in Umbria)
mentre, ispirato, interviene al Green Jobs Act

Il sistema corruttivo 
L’11 dicembre del 1955 il settimanale “L’Espresso” pubblica un’inchiesta di Manlio Cancogni dal titolo Quattrocento miliardi sul dissesto del Comune di Roma. La copertina del settimanale lancia l’inchiesta con un titolo destinato a passare alla storia: Capitale corrotta, nazione infetta. Nel 1955 Roma ha più di 120 miliardi di lire di deficit, le aziende municipalizzate sono in passivo mentre quelle private come la Pia Acqua Marcia realizzano utili enormi. Le aree fabbricabili hanno avuto incrementi di 60-70 miliardi. Gli abusi, le manchevolezze dell’amministrazione Rebecchini avrebbero fatto arrivare un commissario prefettizio in qualsiasi altro comune, ma a Roma non arriva perché alla Dc e ai gruppi speculatori dell’epoca non convengono cambiamenti. L’inchiesta prende in esame le speculazioni edilizie realizzate dalla Società generale immobiliare il cui capitale azionario è per circa un terzo riferibile alla Fiat, un altro all’Italcementi e il resto al Vaticano. La società in pratica acquista tutti i terreni che può intorno a Roma e di volta in volta decide la direzione di espansione della città; un caso di scuola imitato dai palazzinari di tutta Italia. La speculazione edilizia raccontata da Cancogni coinvolge anche molti funzionari del Campidoglio e trova un tenace e lucido oppositore in Aldo Natoli, consigliere del Pci.
Perché questa rievocazione? Perché sono passati esattamente 60 anni e, di fatto, non è cambiato molto se non le dimensioni del fenomeno criminale. La capitale è sempre più corrotta e la nazione sempre più infetta. C’è un osceno intreccio tra politica degenerata, malaffare, ceti dirigenti e criminalità organizzata. Il fenomeno corruzione dilaga e ha raggiunto livelli devastanti per il Paese, e c’è ancora qualcuno che si meraviglia se per i cittadini i partiti sono tutti uguali e se va a votare uno su due. Per il socialista Rino Formica la politica era sangue e merda, cioè uno scontro duro. Oggi si potrebbe aggiornare in soldi e merda. Tanta merda che la capitale è diventata una cloaca massima (titolo mirabile del “manifesto”) dove la politica esiste solo per rivendicare potere, soldi e assessori; dove i neofascisti di giorno sprangano i rom e i migranti, poi di notte lucrano voti e euro nella loro gestione insieme a pezzi importanti del Pd romano. E fa ridere amaramente che importanti dirigenti del Pd invochino le dimissioni di Ignazio Marino che osa ostacolare i loschi traffici gestiti dal nero Carminati e dal rosso Buzzi. Anche Renzi e la ministra Boschi hanno scaricato Marino ma non il governatore della Campania De Luca; auspicano nuove elezioni a Roma e se la prendono anche con la Presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, colpevole di aver pubblicato una lista di impresentabili prima del voto: si confondono carnefici e vittime.
Mafia Capitale ci ha fatto capire alcuni meccanismi sulla diffusione della metastasi nel corpo del Paese. Nel 2013 Cristiana Alicata della direzione nazionale del Pd denuncia al suo partito “la solita incredibile fila di rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica”. Tacciata di razzismo, la Alicata viene costretta alle dimissioni proprio dai registi dell’inquinamento delle primarie. Dopo le elezioni la Cooperativa “29 Giugno” della galassia gestita da Salvatore Buzzi riceve una commessa da 86mila euro l’anno per la bonifica dell’impianto fognario. Del resto a spulciare i tanti appalti e ad ascoltare le intercettazioni è evidente che a Roma gli appalti non si vincono, si comprano. Anche quelli sui rom, sul verde e sui migranti. Non è solo corruzione, è mafia. Dice Buzzi a Emanuela Bigitti del Municipio di Ostia: “Sono tutti corrotti, non so se l’hai capito”.
“La mucca se nun magna nun po’ esse munta” è questo il motivo dell’affannosa e scorretta ricerca di appalti. Del resto Buzzi deve far fronte a continue richieste che non gli hanno impedito di accumulare 16 milioni di euro nei conti personali. Il cassiere tesoriere del Pd romano Carlo Cotticelli chiede a Buzzi un versamento per pagare gli stipendi dei funzionari del partito. Ricambia la cortesia il capogruppo Pd alla Regione Lazio Marco Vincenzi che sblocca i fondi destinati al Campidoglio. Buzzi finanzia legalmente la Fondazione di Renzi, la campagna elettorale di Rutelli, di Alemanno, di Veltroni e Zingaretti; partecipa alle cene da mille euro acquistando direttamente tavoli. Intercettato: “Me piace Matteo Renzi, semo diventati tutti renziani. Chi te dovemo assume? Che me dai in cambio?” Secondo i Ros dei Carabinieri non è millantato credito se a chiedere un assunzione per il figlio sono anche personaggi come il vicesindaco attuale Luigi Nieri, l’on. Fabio Melilli segretario del Pd del Lazio e l’ex sindaco Francesco Rutelli. Luca Odevaine, uomo di fiducia di Veltroni ma anche di Buzzi e Carminati, è al vertice della società Integra/Azione. Con lui anche il dirigente di Legambiente Francesco Ferrante, ex senatore Pd eletto in Umbria. Anche Odevaine dal 1995 al 2007 è nella direzione di Legambiente poi tra i garanti. Il commercialista di Integra/Azione è Stefano Bravo indagato per riciclaggio.
Roberto Della Seta ex senatore e ex presidente di Legambiente è nel comitato scientifico della rivista di Integra/Azione. Nel 2013 Della Seta e Ferrante costituiscono la Italia Green srl società di consulenza ambientale. Andrea Ferrante, fratello di Francesco è presidente di Aiab, Associazione italiana di agricoltura biologica. Quando nel 2012 il Campidoglio fa una gara per l’assegnazione dei locali dell’ex macello del Testaccio gestito da associazioni no profit vince una cordata dove c’è l’Aiab di Ferrante e la “29 giugno” di Buzzi. Della Seta e Ferrante fondano, insieme a Monica Frassoni e all’ex parlamentare finiano Fabio Granata, il movimento politico “Green Italia”. La sede è la stessa della società “Italia Green srl” in via Castel Bolognese a Roma. Tra i dirigenti nazionali anche Luca Odevaine. Ovviamente tutto all’insaputa del Pd, di Veltroni e di Verini. In una intercettazione Buzzi parla di Cerroni: “Il prefetto Pecoraro è corrotto. Ha preso un milione di euro da Cerroni che lo tiene per le palle e lui stava nella cordata con la Polverini per i napoletani”. Per l’ex prefetto Pecoraro si tratta solo di fango.
Questo giornale si occupa delle gesta di Cerroni e delle sue imprese, in particolare della Gesenu, da anni. Quando nella inchiesta sulla discarica di Malagrotta viene arrestato emergono i suoi legami con i partiti e le sue elargizioni che eufemisticamente chiama dazioni liberali. Nella rete di generosità del supremo cadono dirigenti e esponenti del Pd e di Legambiente e di Sviluppo sostenibile, la fondazione presieduta dall’ex ministro Edo Ronchi di cui fa parte anche Monica Cerroni, la figlia dell’Avvocato che siede anche nel consiglio di amministrazione di Gesenu. Le azioni dell’azienda perugina dei rifiuti sono per il 45 per cento del Comune di Perugia, l’altro 45 intestato a Cerroni e il 10 per cento a Rosario Carlo Noto La Diega, per 30 anni amministratore delegato e uomo di Cerroni in Gesenu. A inizio di questo mese i carabinieri del Noe di Roma arrestano 9 persone per una truffa poi finite ai domiciliari e in parte liberate. Tra questi due uomini di fiducia di Cerroni: Francesco Zadotti presidente della Ternana Calcio e responsabile della discarica di Casale Bussi; Noto La Diega presidente del Cda di Viterbo Ambiente. Arrestato anche Maurizio Tonnetti dirigente della Cooperativa Cosp Tecno Service di Terni. L’accusa è pesante: truffa, frode in pubblica fornitura, falso materiale e falso ideologico. Viterbo Ambiente è un’associazione temporanea di imprese nata dall’unione di Cosp Tecno Service di Terni e Gesenu spa.
Ovviamente prima di trarre conclusioni bisogna attendere i vari giudizi della magistratura. Ma è lo stesso inquietante questo intreccio dei soliti noti e dei soliti partiti, questi disastri societari e ambientali e questi coinvolgimenti preoccupanti e trasversali. Silenzio sulle vicende Gesenu e sull’imbarazzante socio Cerroni quando c’era Boccali; silenzio con Romizi, silenzio degli Ecodem umbri. Ma le infezioni del Paese non riguardano solo rifiuti, rom, disabili, migranti: tante metastasi sono causate dalle grandi opere come dimostra il caso del Mose di Venezia e dell’Expo di Milano. In Umbria qualche esempio viene dall’Anas. Nel dicembre 2013 il presidente Pietro Ciucci inaugura la Terni-Rieti. Dopo due anni nella galleria piove acqua inquinata dalla sovrastante discarica delle acciaierie. Nel marzo 2009 durante gli scavi il tecnico Alessandro Ridolfi viene colpito da acqua inquinata da cromo esavalente che gli provoca una polisensibilizzazione ad allergeni molteplici da cui deriva una dermatite eczematosa incurabile. All’inizio 2015 crolla il ponte di Scorciavacche in Sicilia. Ciucci si delibera una liquidazione milionaria e il 19 maggio lascia la presidenza a Gianni Armani.

A marzo due operai di Foligno raccontano che la galleria La Franca nei pressi di Colfiorito presenta uno spessore di cemento armato pericolosamente inferiore al dovuto. Per Armani “non è possibile che degli operai possano mettere in discussione quanto attestato da valenti progettisti e ingegneri”. Invece hanno ragione i due operai, il cemento è poco e la Quadrilatero Marche-Umbria spa corre ai ripari. Quadrilatero è un consorzio temporaneo di imprese che raggruppa Strabag Italia, la Ccm storica cooperativa di Ravenna, la Grandi Lavori Fincosit già implicata pesantemente nello scandalo Mose di Venezia e il Consorzio Centro Italia una società del gruppo di Diego Anemone, uno dei protagonisti in negativo dell’inchiesta Grandi eventi. Dal 1° gennaio 2014 il ternano Carlo Ranucci è il nuovo Direttore centrale delle risorse umane dell’Anas. Nel febbraio 2015 trasforma molti contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Molti gli umbri premiati, tra questi anche il fratello Antonio soggetto a continue gratificazioni contrattuali. La Cisl, sindacato di maggioranza in Anas, non dice niente quindi va tutto bene o quasi. Poi gli italiani si lamentano dello stato di salute delle strade. Per dimostrare l’affermazione Capitale corrotta, Nazione infetta non ci vuole tanta fatica, la realtà fornisce prove sovrabbondanti.

micropolis, giugno 2015

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