26.10.15

Cicloturismo in Italia. Intervista a Michele Mutterle (Pasquale Coccia)


Il cicloturismo è economico, salutare, ecologico, e l'Italia è una delle mete più ambite dagli europei, ma non sappiamo trarne vantaggio economico. Chi ha investito su 4 ciclovie, come la Provincia di Trento, ha un ritorno annuale di 79 milioni di euro. Se il Trentino e il Veneto svettano, le altre regioni latitano, a parte la Toscana. Al sud vi sono i coraggiosi tentativi della Puglia. Intanto un numeroso gruppo di albergatori ha aderito ad Albergabici (www.albergabici.it ), per accogliere i cicloturisti, garantendo ricovero per le bici, una ciclofficina e alimentazione ad hoc. Ne parliamo con Michele Mutterle della Federazione italiana amici della bicicletta (www.fiab-onlus.it ).

Qual è il movimento economico del cicloturismo in Italia?
Il movimento economico è purtroppo sconosciuto, dato che non esiste alcun organismo che riconosca il turismo in bicicletta come settore a sé. Non è facile poi suddividere il turismo sportivo (quello delle centinaia di Gran Fondo che le federazioni sportive organizzano ogni anno) dal turismo «slow», quello di chi viaggia da una città all'altra con borse e bici da trekking. Ci ha provato la Provincia di Trento che nel 2009 ha calcolato in 79 milioni di euro gli introiti dal cicloturismo lungo le sue 4 principali ciclovie.

Esistono politiche di incentivazione alla vacanza in bicicletta?
Solo a carattere locale o regionale, la Regione Veneto ha investito nella tabellazione di 4 itinerari di attraversamento della regione per oltre 1.000 km. Il limite italiano è la mancanza di una regia nazionale. Alcuni interventi positivi vengono vanificati o ridimensionati se non sono riconosciuti e messi in rete con altri interventi nelle province o regioni limitrofe. In questo settore dobbiamo uscire dal localismo e bisogna pensare di più a livello nazionale, se non internazionale.

Quanti chilometri di piste ciclabili esistono in Italia?
Anche in questo caso non c'è alcun censimento nazionale attendibile, proprio perché non c'è alcun organismo che se ne occupa. Ma non sempre il binomio cicloturismo-pista ciclabile funziona. L'infrastruttura è sicuramente fondamentale lungo i principali fiumi o sul sedime di ferrovie dismesse, ma un itinerario di ampio respiro può ricorrere anche a strade secondarie con traffico scarso. È importante la riconoscibilità dell'itinerario che abbia una propria segnaletica dedicata e servizi adeguati. Oltre alle ciclabili, bisogna pensare alla risoluzione dei nodi critici, soprattutto negli attraversamenti, che devono essere risolti con
soluzioni che mettono al primo posto la sicurezza e la continuità del percorso, come sottopassi, passerelle o perlomeno con semafori a chiamata se il volume e la velocità del traffico da attraversare lo richiede.

Quali sono le regioni italiane che hanno maggiore ritorno economico a seguito delle politiche per il cicloturismo?
Il Trentino Alto Adige ha effettuato investimenti considerevoli e riceve dei ritorni interessanti. Basti pensare che la provincia di Trento assume ogni anno per 9 mesi 100 persone dalle liste di mobilità per la sola manutenzione delle piste ciclabili. Sono migliaia i lavoratori nel campo turistico, ma anche dei servizi, come noleggio e riparazione delle bici, che trovano occupazione grazie al cicloturismo. Altre regioni come il Veneto e la Toscana hanno quote importanti di turismo legato alla bicicletta. Negli ultimi mesi queste due regioni hanno previsto interventi su infrastrutture e promozione che possano aumentare ulteriormente questa quota. Al sud, la Puglia sta investendo molto in questa forma di turismo, ma è frenata dalla difficoltà di trasporto. La cancellazione dei treni notturni e la mancanza di carrozze per il trasporto delle bici nei treni a lunga percorrenza, tarpa le ali a una possibile industria cicloturistica, favorita anche dalle condizioni climatiche e ambientali, ideali per viaggiare in bici.

Quali sono i riflessi economici del cicloturismo in Europa?
Uno studio commissionato dalla Ue ha dimostrato che le grandi reti cicloturistiche europee producono unnotevole riflesso positivo dal punto di vista economico. La stima è di 20 milioni di vacanze in bici all'anno e di 2,3 miliardi di escursioni giornaliere a scopo turistico, che producono unindotto economico di circa 44 miliardi di euro all'anno. Parliamo quindi di economia vera e non di una nicchia per pochi appassionati.

Quali sono i paesi più avanzati e che tipo di politiche portano avanti per incentivare il cicloturismo?
La gran parte dei paesi europei ha istituito una propria rete nazionale di percorribilità cicloturistica. Di particolare importanza è la rete austriaca, che dalle vacanze in bicicletta ricava oltre il 15% del proprio fatturato turistico. La Germania, la Svizzera, l'Inghilterra e da qualche tempo persino
l'Ungheria hanno delle proprie reti. L'Italia, nonostante la Fiab promuova la proposta di rete Nazionale Bicitalia da diversi anni, riconosciuta da una delibera del Cipe una dozzina di anni fa, è ancora al palo. Tale idea è portata avanti dalla Fiab con un sito (www.bicitalia.org ) in cui sono mappati attualmente oltre 8mila dei 17mil km della possibile rete nazionale.

In questi Paesi esiste un osservatorio sul cicloturismo e sulla mobilità in bicicletta?
In alcune nazioni come la Francia e il Belgio esiste un sottosegretario alla mobilità ciclistica, conosciuto familiarmente come «monsieur vèlo» che coordina tutte le attività legate all'uso della bicicletta, sia in ambito urbano che extraurbano e turistico. In Germania è l'associazione gemella della Fiab, l'Adfc che ha oltre 100.000 soci, a curare ogni anno un rapporto sul cicloturismo.

Su che basi lo elaborano?
Il rapporto tedesco (http://www.adfc.de/radreiseanalys e/die-adfc-radreiseanalyse ) individua tutte le oscillazioni di gradimento e di interesse dei cicloturisti tedeschi, sia per il turismo interno sia per quello estero. È molto interessante perché viene ripetuto ogni anno e quindi illustra il cambiamento in modo puntuale. Da questo studio emerge che sono oltre 5 milioni i tedeschi che entro i prossimi tre anni hanno intenzione di effettuare un viaggio in bicicletta. L'Italia è tra le mete preferite, o meglio lo è il nord-est, cioè la valle dell'Adige fino al Lago di Garda e la via Claudia Augusta perché ciclabili.

Ci sono politiche dell'Ue a favore della bicicletta?
L'Ecf, la Federazione europea dei ciclisti (www.ecf.com) sta promuovendo utili azioni di lobbying ed è riuscita a far inserire un rimando alla rete cicloturistica Eurovelo nel piano trasportistico transeuropeo Ten T. Molte risoluzioni del parlamento europeo sono in favore dell'uso urbano della bicicletta, ma non sono ancora riconosciute come vincolanti dal nostro parlamento, quindi siamo costretti a festeggiare come conquiste provvedimenti che in altri paesi sono la normalità, come il doppio senso ciclabile in alcune strade a senso unico o le zone 30.

In Italia quanti sono coloro che si muovono in bicicletta per andare ogni giorno a lavoro o a scuola?
Anche questo dato non è ancora conosciuto. Nell'ultimo censimento del 2011 una parte campione dei questionari era relativa ai mezzi utilizzati per la mobilità quotidiana e qui per la prima volta compare la bicicletta come mezzo di trasporto. Purtroppo i dati non sono ancora stati forniti, siamo in attesa di conoscerli per potere dimostrare che in molte città la bici è un elemento molto importante della mobilità quotidiana.


ALIAS 27 LUGLIO 20l5

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