2.10.15

Jack London dimenticato in America. Intervista a Maxwell Geismar (Oliviero Spinelli)

Nel 1977, in un paginone dedicato a London, “la Repubblica” pubblicò l'intervista che segue, a un importante critico letterario americano sulla “fortuna” dell'autore di Martin Eden negli Usa. Non ho conoscenze sulla situazione in anni a noi più vicini. Può darsi che nel 2016, primo centenario dalla morte, sia possibile tracciare qualche bilancio. (S.L.L.)
Jack London
NEW YORK 
Oggi negli Stati Uniti Jack London è uno scrittore completamente dimenticato. Se qualcuno lo ricorda è soltanto come autore di libri d’avventure per ragazzi, come Zanna Bianca o Il richiamo della foresta. Soltanto gli esperti di letteratura americana hanno sentito parlare o letto Martin Eden, il romanzo autobiografico di Jack London, o di Irone Heel, (Tallone di ferro) il libro in cui lo scrittore americano aveva anticipato l’avvento del fascismo.
Per gli americani quindi sarebbe una vera sorpresa sapere che London è stato uno dei loro autori più tradotti in altre lingue, o che ancora oggi, per esempio, nell’Unione Sovietica London è molto popolare.

Come si spiega l’indifferenza che gli americani continuano a mostrare nei confronti di Jack London? (E’ una domanda che abbiamo posto a Maxwell Geismar, autore di vari studi sulla letteratura americana, che a London ha dedicato un lungo saggio, pubblicato nel libro Rebels and ancestors).
«Fino alla fine degli anni trenta London era conosciuto ed apprezzato dal pubblico americano. Dopo la guerra, tutto è cambiato. Negli anni quaranta infatti è nato un nuovo movimento di critica letteraria, il cui primo programma è stato di far dimenticare agli americani gli anni trenta. O comunque di presentarli come un periodo di fallimenti, di tradimenti, di grande confusione. Mentre noi che li abbiamo vissuti, ce li ricordiamo come anni affascinanti, pieni di vita e di movimento. Ma durante il decennio successivo gli intellettuali americani fecero a gara per rinnegare il loro passato radicale, per «spiegare» la loro adesione ai movimenti radicali, e confessare i loro errori. E, con i loro articoli sulle riviste letterarie prepararono l’America alla guerra fredda e al maccartismo».

Ma London non è stato sempre un socialista anzi si è quasi avvicinato al fascismo, ha difeso l’idea della razza pura. Insomma è possibile che gli americani continuino a ’’punirlo” oggi, dopo più di mezzo secolo, soltanto per il suo passato socialista?
«Sembra incredibile eppure le assicuro che è così. Oggi in questo paese si vive in un clima non molto diverso dall’Inghilterra negli anni della Rivoluzione francese. C’è nel paese una certa paura. Giorni fa ho ricevuto una lettera da un giovane professore di letteratura americana che è stato licenziato da un’Università del Texas perché aveva osato presentare Mark Twain per quello che realmente è stato: un radicale. E un antimperialista. Quello che in genere si tende a insegnare nelle Università è a rifiutare la politica, a non essere critici. Oggi in tutti gli Stati Uniti non esiste una sola rivista di critica letteraria di sinistra. Non a caso i nostri migliori scrittori hanno vissuto nel periodo repubblicano della nostra storia, prima che gli Stati Uniti si trasformassero in un impero. Siamo riusciti ad avere ancora scrittori di valore sino alla seconda guerra mondiale, ma tutto ciò che è stato prodotto da questo paese nel dopoguerra è assolutamente mediocre. I nostri scrittori hanno perso il coraggio di criticare, sono diventati dei semplici «entertainers». La letteratura di questi anni è solo svago ed evasione, dove sono andati a finire i critici come Dreiser?

Ma Jack London è mai stato popolare in questo paese?
«Certo, ai suoi tempi era enormemente popolare. Ci sono stati è vero anche allora tentativi di sabotarlo per la sua fede socialista, e questi attacchi lo rattristarono e amareggiarono. Ma nonostante le campagne contro di lui London rimase fino alla morte uno scrittore amato e seguito da un enorme pubblico. Non bisogna scordare che quelli erano anni in cui il candidato socialista alla presidenza, Eugene Debs, riusciva a raccogliere milioni di voti. E Jack London era stato il primo scrittore americano che aveva parlato della vita dei vagabondi, dei «tramps», che aveva descritto le miserie e le difficoltà dei lavoratori americani. E’ stato un autore inconstante, ma capace di scrivere libri ottimi, come People of the abyss, un’analisi precisa del funzionamento del capitalismo. Il richiamo della foresta poi, a mio avviso è a suo modo perfetto. Negli anni venti fu quasi dimenticato, perché anche quello era un periodo di fuga dalla politica, di isolazionismo. Ma con la crisi del ’29, e il ritorno di un movimento politico radicale Jack London è stato riscoperto.
Negli anni trenta, per esempio, il «New York Post» pubblicò a puntate Iron Heel, il romanzo in cui veniva profetizzato l’avvento del fascismo. Poi, quando i liberali della guerra fredda cominciarono a preparare il paese al maccartismo London scomparve di nuovo dalla scena letteraria americana».

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