9.10.15

Satiriasi senile e "proverbiale saggezza" contadina (Vito Coniglio - da fb)

Tanti, tantissimi anni fa, avevo avuto modo di conoscere un tale - credo fosse, allora, settantenne! -, che, vissuto sempre con delle sorelle di lui ancor più vecchie, era da queste affettuosamente chiamato "lu carusu". Il nostro aveva accumulato, nel tempo, una ricchezza enorme, tutto votandosi al culto febbrile della verghiana "roba", seppur conducesse, per contro, una vita assai grama, quasi da mendico, consumato com'era da un'avarizia "molièriana".
Egli, però, non aveva rinunciato a tentar di metter su famiglia, sì che, essendo appunto un "carusu" ancora, ogni giorno aspettava che le ragazze giovanissime, che allora frequentavano il Magistrale, uscissero da scuola, osservandole minuziosamente e valutandone aspetto, forme, movenze. Ad un suo coetaneo, che, un giorno, ebbe a chiedergli se non fosse il caso dismettesse la ricerca improbabile di una giovanissima compagna, piuttosto indirizzando il suo interesse verso donne che gli fossero coetanee o quasi, ebbe a rispondere "sapidamente" : "La ficu tecchia 'ngresta m'allammica... la bifarazza sfatta mi scuncerta".

N.d.R.
Traduzione della sapida battuta per gl'ignari del dialetto (ma perde moltissimo in concentrazione e in efficacia): “Il fico un po' immaturo mi mette l'acquolina in bocca, il ficaccio disfatto mi dà il vomito”.



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