16.12.15

Il lento declino del pub inglese (Leonardo Maisano)

MisterBrown trotta al fianco del suo accompagnatore, raggiunge il bancone, allunga il muso e la mano gentile di sempre gli offre una ciotola, «Where is your dog? » - «He is having his drink», domanda e risposta anticipano lo sghignazzo del coro. Il “solito” è acqua fresca per MisterBrown, Stafforshire bull terrier, che il padrone porta ogni giorno al Golden Lion di Royal College Street a Camden e a cui, ogni giorno, la stessa mano gentile offre una ciotola poco prima che una voce rivolga la stessa domanda, seguita dalla stessa battuta e dalla stessa risata del gruppo.
Vita da cani e vita da pub, quei posti che si sa che cosa “non sono”, ma si stenta a definire che cosa siano.«Un pub non è un bar, non è un ristorante, non è un club, non è un negozio, non è una panchina e non è la poltrona di un analista» come ha scritto Tom Lamont in un’appassionata epica sul Guardian. E non è nemmeno un canile. aggiungiamo guardando MisterBrown svuotare la ciotola. Un pub è un pub, ovvero un po' di tutto quanto Tom Lamont ha frettolosa mente elencato. Mutazione delle taverne romane, le alehouses esplosero con la peste bubbpnica trasformandosi in luoghi di ricovero e ristoro diffusi in una rete capillare, se è vero che nel 1570 ce n’era uno ogni 180 cittadini di Inghilterra e Galles. Oggi sono 52mila in tutto il Regno e chiudono al ritmo di 29 alla settimana secondo Camra, l’organizzazione che si batte per la tutela della birra Real Ale. «Un rallentamento del trend negativo - precisano alla British Beer and Pub Association - si sta però avvertendo: al picco della crisi, infatti, andavano in liquidazione 50 locali alla settimana».
La minaccia in realtà ha a poco a che vedere con il credit crunch del 2008, crisi che rese solo piti acuto un massacro destinato a continuare nonostante le organizzazioni di puristi della birra, puristi della bririshness, puristi dell’architettura guidino l'assalto per la salvezza dell’ultimo boccale. Sul pub pesa infatti, la coazione delle piccole birrerie che imbottigliano ales artigianali, lo sbocciare dei GastroPub che indugiano sul vino e sul cibo, la speculazione immobiliare, le tasse sulla pinta. I consumi della birra - secondo alcune statistiche - sono in contrazione del 30% negli ultimi otto anni, pesando enormemente sui bilanci dei pub. La scorciatoia per le grandi catene che possiedono la maggioranza della public houses è vendere. L’alternativa è mutare la pelle di un locale abbarbicato all’immagine della taverna d’altri tempi, aromatizzato com’è dall’odore del legno che sembra stagionato nel luppolo. Le ales cedono sempre più terreno al pinot, il roast beef agli esercizi culinari di chef scolpiti dalla frenesia gastronomica che affligge questa terra di ruvido palato, anzi ruvidissimo. Freccette e biliardo reggono, ma solo in provincia.
Se il puh sbanda, vittima dell’emancipazione del gusto d'importazione continentale, il pub marcia verso morte sicura quando si leggono le statistiche immobiliari. Pezzi storici di Londra si flettono alla speculazione di cosi ruttori che vedono in palazzine ottocentesche affondate in angoli pittoreschi, l’occasione per ritagliare mono e bilocali da vendere ai prezzi folli del metro quadrato nella capitale. L’uomo nero, almeno nel caso del Golden Lion, ha anche un nome: Anthony Stark, un developer che comprò il locale e tentò la trasformazione in appartamenti e negozi. Operazione fallita grazie anche all’azione di Dale Ingram, cinquantenne bionda come una lager, che della battaglia per salvare i pub storici ha fatto una professione.

Non sempre funziona così. Il Farrier Arms di Mersham in Kent, sfregiato dagli squatters dopo quattro secoli di servizio interrotto e afflitto da profitti troppo deboli s’è affidato a un Paese intero per sperare di salvarsi. Decine di avventori residenti a Mersham si sono tassati - da 5 a 50 mila sterline l’uno - raccogliendo abbastanza danari per rilevarne la proprietà e rilanciarlo. E il Farrier Arms è tornato a servire la comunità. Power to the people nell'Inghilterra dei conservatori? Cani inclusi obietterebbe MisterBrown.

"Il Sole 24 0re domenica, 15 novembre 2015

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