15.12.15

Le banche italiane e il rischio all’amatriciana (Roberta Carlini)

Da pagina 99. Finalmente una cosa lucida e non demagogica sulla questione delle banche, un commento della nostra Robertina Carlini, che è condirettrice del settimanale di recente tornato in edicola e sul web. (S.L.L.)

Immaginate di andare in trattoria, una di quelle con le tovaglie a scacchi rossi e bianchi. Vi propongono come piatto del giorno un’amatriciana, insieme a varie altre scelte. Poi vi dicono che c’è anche l’amatriciana subordinata, che invece di 10 euro ne costa 6. Se avete pochi soldi e il gusto del rischio non vi rovina quello del pranzo, andate sull’amatriciana subordinata. Però non vi stupirete se a un certo punto, magari a metà piatto, il cameriere ve la porta via.
Ecco, questo è quello che è successo ai risparmiatori gabbati dal bail in delle banche italiane in difficoltà: sono state salvate coi fondi delle altre banche, e sono in salvo anche i soldi dei correntisti. Garantiti anche quelli che avevano acquistato obbligazioni delle banche; ma non i titolari di “obbligazioni subordinate”. Poiché si tratta di un gran numero di famiglie, spesso tutt’altro che benestanti, adesso il governo sta cercando di rimborsarle, dribblando i divieti europei che non vogliono niente che somigli a un salvataggio pubblico delle banche. Lasciando stare il fatto che questi divieti vengono dagli stessi pulpiti che hanno consentito un’iniezione da 250 miliardi a favore delle banche tedesche dopo il crac Lehman (potenza dei lobbisti e dei clan di Francoforte, di cui parla Gabriella Colarusso a pagina 5); lasciando stare l’ipocrisia per cui, se il rimborso passerà, sarà sotto l’etichetta degli “aiuti umanitari” (e a quelli che non hanno neanche soldi da dare alle banche, niente? non sarebbe più “umanitario” aiutare gli esodati, che hanno perso lavoro e pensione?); lasciando stare le insinuazioni per cui il governo si muove solo perché quasi tutti gli interessati stanno nelle regioni ex-rosse e adesso ad alta densità piddina... lasciando stare tutto ciò, siamo sicuri che sia una buona idea?

A scanso di equivoci, diciamo subito che chi ha visto all’improvviso i suoi risparmi volatilizzarsi per colpa della banca a cui li aveva affidati merita comprensione, rispetto, solidarietà. Ma anche una domanda: non vi era venuto il sospetto che quell’aggettivo vicino alle obbligazioni, subordinate, significasse qualcosa? e che, per avere un rendimento più alto dei normali depositi, qualche rischio doveva esserci? Le risposte collettive e inferocite a questa domanda parlano di clausole rimpicciolite, strumenti di pressione (ti dò il mutuo se mi compri qualche obbligazione), carte incomprensibili. Ma se così è, paghino, con nomi e cognomi, funzionari, direttori e dirigenti che hanno fatto la truffa, e le autorità che non hanno vigilato. Se invece interviene il governo a piè di lista e tutto si copre, tutto ricomincerà come prima. La questione non è piccola, visto che l’economia “del tasso zero” ha lasciato a bocca asciutta il popolo dei titoli pubblici, che cerca strade alternative per il proprio risparmio, magari chiudendo gli occhi sul rischio subordinato: tanto alla fine ci penserà qualcun altro a pagare il conto.

"pagina99we", 12 dicembre 2015

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