7.4.16

Sinistra? (S.L.L.)

Achille Occhetto
Pare che a Sel abbiano fatto la festa ad Occhetto e forse avevano ragione di farla. E' stato lui, allo scioglimento del Pci, a dare l'avvio alla moda pericolosa di intitolare i partiti alla "sinistra". Bertinotti volle fare la sinistra europea e quella arcobaleno. Vendola aggiunse l'ecologia e la libertà. Ferrero tentò di fare una federazione di sinistri. Quegli eredi del Pci che adesso Renzi mette sotto - senza pietà - nel Partito democratico si chiamano tra loro "sinistra"; quelli che sono fuorusciti da poco e si sono uniti ai vendoliani hanno scelto il nome di "sinistra italiana". Vedo poi che non mancano siti e pagine fb che proclamano "facciamo sinistra".
La cosa è diventata stucchevole e per me, vecchio comunista, quasi insopportabile. Quel nome, "sinistra", viene dai parlamenti del primo Ottocento: nella Francia della "monarchia borghese" degli anni 30, presero posto alla sinistra del tavolo della presidenza i parlamentari democratici, fautori del suffragio universale (maschile), e così accadde poi in altri parlamenti. Dentro la sinistra, poi, in molti parlamenti si definì una componente più attenta alla questione sociale, i cui componenti sedevano nei posti più marginali dei banchi della sinistra, che fu definita Estrema.
I primi parlamentari socialisti sedevano a sinistra dell'Estrema sinistra, ma i loro partiti si sentivano oltre gli schieramenti del parlamentarismo borghese. I loro nomi facevano riferimento al progetto politico (socialismo, democrazia socialista) o al soggetto sociale di riferimento (il lavoro, i lavoratori). Alcuni sceglievano un nome semplice (Partito socialista belga o Labour party), altri mettevano tutto dentro il nome: così il Partito socialista dei lavoratori italiani, primo nome tra noi del partito socialista, così il Partito operaio socialista democratico russo (Posdr), che per complicarsi la vita si divise in due, la frazione di maggioranza (bolscevichi) e quella di minoranza (menscevichi). Più tardi, quando Lenin si convinse che il passaggio al comunismo (la società senza classi e senza stato) era da considerarsi un obiettivo all'ordine del giorno, nacquero i partiti comunisti, ma qualcuno di essi - costruito attraverso unificazioni - non disdegnava i riferimenti sociali: così il Partito operaio unificato polacco (Poup).
Occhetto capì che il nome di "partito comunista" non reggeva più, vista la sconfitta del comunismo novecentesco, ma invece di fare un passo indietro per farne, domani, due avanti, fece due passi indietro e ritornò alla "sinistra", ai partiti puramente parlamentari di orientamento democratico, senza riferimenti ai lavoratori e alla trasformazione dell'assetto proprietario della società. Occhetto volle con questo nome - e con la scelta come simbolo della quercia della Rivoluzione francese - collocare la sua sinistra "prima del socialismo", tutta dentro la civiltà borghese e la sua democrazia, con una caratterizzazione interclassista.
So che non è soprattutto questione di nomi, so che nel mondo ci sono partiti socialisti o partiti del lavoro che è meglio perderli che trovarli. Ma in Italia, anche in ragione di questa storia recente, il nome conta. 
Forse un partito comunista, come continuità del Pci, poteva conservare una forza di attrazione, ma dopo i fasti di Cossutta e Bertinotti, Diliberto e Ferrero, quel nome è inutilizzabile. Ma "sinistra" è ancora peggio, segnala una separazione dai lavoratori e dall'idea di uguaglianza, un arretramento se non un tradimento. Non è la sinistra, più o meno italiana, che bisogna fare. Che cosa allora? Io ho un chiodo fisso. A Genova, a Genova bisogna tornare, per rifare il partito del lavoro (contro i partiti del capitale) e del socialismo! Un partito di classe, con un'idea di società egualitaria, anche nel nome: di sicuro il nome non basterebbe, ma forse comincerebbe a scaldare i cuori dei proletari e degli sfruttati. 
(stato fb 15 marzo 2016)

Nessun commento:

Posta un commento