28.5.16

I libri sibillini (Aulo Gellio)

Bacoli, Scavi archeologici di Cuma, L'accesso all'antro della Sibilla
La seguente storia sui libri Sibillini si trova registrata negli antichi annali.
Una vecchia, straniera e sconosciuta, si presentò al re Tarquinio Superbo con nove libri in mano: diceva che erano oracoli divini e che li voleva vendere. Tarquinio s’informò del prezzo. La donna chiese una cifra enorme, spropositata; il re la prese in giro, come vecchia rimbambita.
Allora essa, sotto i suoi occhi, apparecchia un fornello, fa fuoco, ci brucia tre dei nove libri; poi chiede al re se era disposto a comprare allo stesso prezzo i sei rimasti.
Tarquinio a quella vista rise ancora di più e disse che la vecchia senza dubbio ormai sragionava.
La donna, lì sui due piedi, bruciò altri tre libri; poi con tutta calma torna a chiedergli di comprare i tre rimasti, sempre a quel prezzo.
Tarquinio a questo punto si fece serio in viso e ci pensò su bene; si convinse che una costanza e una fermezza di quel genere non era da prendersi alla leggera e acquistò i tre libri residui all'identico prezzo richiesto per tutt’e nove.
Riferiscono che quella donna, una volta allontanatasi da Tarquinio, poi non fu vista in nessun luogo. I tre libri furono riposti in un santuario e chiamati «sibillini»; a essi, come a un oracolo, si rivolgono i quindecenviri quando bisogna consultare nell’interesse pubblico gli dei immortali.


Noctes Atticae, Libro I, Cap. 19

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