3.5.16

Il vento e la vela. Una poesia di Renzino Barbera

Finito che ebbe il mondo, sospirando Iddio creò il vento.
Gli diede come spose la terra e l'acqua.
Da quel selvaggio amore nacquero temporali,
venti crudeli come Scirocco e Bora.
Ma un giorno assai lontano
un vento, imperversando, spazzando la marina,
incontrò una tela bianca come spuma,
pura come neve d'alto monte
e se ne innamorò perdutamente.
Sposandola le diede parte del suo nome
e così, da vento e tela, fu battezzata Vela.
Il seme prolifico del vento
gonfiò il ventre della sua compagna
che partorì docili, ma fieri venti di costiera
che poi, da grandi, cercarono una tela
perché la buona stirpe più non si estinguesse
e non lasciasse il mondo in preda ai temporali.
Secoli e secoli se ne sono andati
e tanto s'è perduto del Creato,
ma restano due cose immacolate,
segno dell'Eterno e del Divino:
una donna dare vita al suo bambino
e il vento far l'amor con una tela.

Postilla 
Ho rintracciato la poesia nel sito “Fratelli della costa” luogo di incontro di velisti e di altri appassionati del mare, postata nella sezione di Marsala da Carlo Pellegrino, della celebre famiglia di produttori di vini. (Se amate i vini dolci non perdetevi quello speciale che Pellegrino riserva ai sacerdoti e alle loro sante messe. Per ordinarlo basta avere un amico prete.)

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