31.5.16

Vaccini. Se chi parla in tv non è competente (Marco Cattaneo)

«È assolutamente demenziale… Cioè, nel senso che è assurdo. Non puoi obbligare a vaccinare i bambini». Con queste parole giovedì sera, durante la trasmissione Virus in onda su Rai2, Gabriele Ansaloni – in arte Red Ronnie – rispondeva alla domanda di Nicola Porro: «È obbligatorio o no vaccinare i bambini?». E di seguito inanellava una serie di terrificanti sciocchezze, dalle morti bianche alla poliomielite, dal tetano all’allattamento materno fino al vaiolo.
E mentre Maria Antonietta Farina Coscioni cercava di arginare le affermazioni sgangherate di Red Ronnie, in collegamento da Milano era in attesa Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia all’Università Vita- Salute San Raffaele. Al quale Porro avrebbe dato la parola per pochi istanti solo verso la fine della trasmissione.
Giusto il tempo di smentire la correlazione tra vaccini e autismo che, pur essendo stata negata da un’infinità di studi, continua pericolosamente a fare proseliti. Pur mantenendo un notevole aplomb durante la trasmissione, il giorno dopo Burioni ha pubblicato un lungo, durissimo intervento sul suo frequentatissimo profilo Facebook in cui lamentava l’iniquità del tempo concesso, aggiungendo: «Mi chiedo come il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, possa permettere che, mentre da un lato lei spende dei denari pubblici per migliorare la salute degli italiani promuovendo la prevenzione, dall’altro consente che con gli stessi soldi pubblici si diffondano notizie false che porteranno i genitori a fare scelte che metteranno a rischio la salute dei cittadini».
Condiviso da oltre 45.000 persone, in tre giorni il post di Burioni ha avuto più di 5 milioni di visualizzazioni, e ha scatenato una mezza rivolta sui social network. Alla quale Red Ronnie ha risposto con il video di un noto antivaccinista, mentre Porro minimizzava dando dei talebani ai «sanitari » che non accettano opinioni diverse dalle loro.
Dal canto suo, il medico milanese ha scritto un’accorata lettera a Michele Anzaldi, segretario della commissione Vigilanza Rai, in cui segnala tra l’altro un caso di pochi mesi fa. «Qualche mese fa a Monza – scrive Burioni – un bimbo di 18 mesi, affetto da leucemia linfoblastica, è morto a causa del morbillo. Se tutti si fossero vaccinati il virus non sarebbe stato in circolazione e lui avrebbe potuto combattere la malattia con notevoli probabilità di sconfiggerla».
Anzaldi ha raccolto l’appello, annunciando un’interrogazione in Vigilanza per «verificare qualità e quantità degli spazi utilizzati per informare i cittadini su questo argomento». Precisando che «credenze al limite della stregoneria di persone famose possono mettere in pericolo la vita della gente». Ma ormai il danno è fatto.
Nel Paese dei casi Di Bella e Stamina, entrambi esplosi e alimentati dalla spettacolarizzazione televisiva della malattia, stiamo già assistendo a un crollo delle vaccinazioni che all’inizio del 2015 ha spinto l’Organizzazione mondiale della Sanità a richiedere un incontro urgente con il ministro Lorenzin. La copertura vaccinale è in calo anche per le vaccinazioni obbligatorie, ed è scesa nel 2014 sotto quel 95 per cento che, secondo le autorità sanitarie internazionali, garantisce l’immunità di gregge, ossia la copertura anche per chi, per ragioni immunologiche, non può essere vaccinato.
La vaccinazione trivalente, contro morbillo, parotite e rosolia, è precipitata all’86 per cento. E a farne le spese sono i bambini che non possono sottoporsi alla vaccinazione. Come Lia, la figlia di Corinna Verniani, che a Virus ha raccontato la storia dell’immunodeficienza della figlia, costretta a cambiare scuola a causa della presenza di numerosi bambini non vaccinati.
Dal dopoguerra in poi, i vaccini hanno salvato milioni di vite, permettendo di debellare nel mondo una malattia terribile come il vaiolo, contro la quale infatti non ci si vaccina più. Sarebbe una buona cosa se a parlarne, in tv, ci andasse solo chi è competente. E che l’informazione sul servizio pubblico non si prestasse a veicolare messaggi socialmente pericolosi. Ora la parola è alla Vigilanza.


“la Repubblica” 17 maggio 2016

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