26.6.16

Cronache giubilari maggio 2016. Un vecchio brontolone (S.L.L.)

Portatori d'ostie
Un amico e compagno mi dice scherzando che solo “micropolis” oramai si occupa del Giubileo. C'è del vero. Dopo l'apertura delle porte sante, i viaggi in Africa e in Messico, la raffica di libri sul giubileo e sulla misericordia, lo stesso Bergoglio ha scelto di usare altre cornici per le sue esternazioni, salvo recuperare la tematica giubilare, quando si tratterà di chiudere le porte.
E tuttavia in provincia c'è sempre qualcuno disattento al contrordine. Così su “La Voce” del 20 maggio c'è un inserto speciale dedicato al “Giubileo della Misericordia” e dentro l'inserto un'articolessa del vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, Paolo Giulietti, che così inizia: “Il Giubileo della Misericordia si declina nei tanti “giubilei” proposti a diverse categorie di fedeli nel corso dell'Anno santo. Ci si potrebbe domandare il perché di questa parcellizzazione: non bastano le occasioni ordinariamente offerte a tutto il popolo di Dio?”. L'articolo è in verità presentazione dell'incontro che a Città della Pieve vede riuniti insieme assistenti e assistiti della Caritas, operatori e ospiti delle case di cura, “ministri straordinari della Carità eucaristica” e che viene rubricato come “Giubileo delle opere di misericordia”, visto che prevede l'attraversamento di una porta Santa.
I “ministri ecc.” sono quelle signore e quei signori che portano le ostie consacrate ai malati, ma nell'uso comune sono chiamati “ministeri”, per evitare confusione con le Boschi, le Giannini e i Poletti. Un Giubileo dei ministeri si è svolto ad Assisi, nella Chiesa medievale di San Rufino il 14 maggio, lo stesso giorno del passaggio del Giro d'Italia: i partecipanti, oltre all'indulgenza plenaria e alle lodi del vescovo Sorrentino, hanno ricevuto in dono un opuscoletto che costui ha compilato, raccogliendovi i “decreti sinodali” e dettando le linee di condotta nella diocesi. Il titolo è Tu sei la nostra gioia. Sorrentino vi parla, tra l'altro, di “carità politica”. Nello stesso giorno, riferendosi alle imminenti elezioni comunali nella città del “Poverello”, ha voluto dissipare illusioni ed equivoci. Il candidato sindaco della sinistra, nella speranza di una benevola neutralità di preti, frati e monache, aveva dichiarato al mondo la sua fede cattolica. Il Pd, a sua volta, aveva scelto di appoggiare con la propria lista una candidata sindaco che viene direttamente dagli organismi ecclesiastici. Sorrentino ha fatto sapere per iscritto che “i cristiani, almeno quelli coerenti, valuteranno persone e programmi alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa”. Su “La Voce”, che è l'organo ufficiale dei vescovi dell'Umbria, Francesco Frascarelli ne dà una sorta di interpretazione autentica: “Tra mondo cattolico e Pd esistono invero punti di convergenza, ma prevalgono nettamente punti di divergenza su questioni nodali come la famiglia, la procreazione, le difesa della vita dalla nascita alla morte. Elementi che si ripercuoterebbero sull'attività amministrativa dividendo magari un gruppo e d'altro canto ricompattando sponde opposte”. Parrebbe un benservito alla Proietti.

La preghiera dei notai
Nella stessa Assisi il 13 e 14 maggio trecento notai cattolici, una rappresentanza significativa della forte corporazione, hanno celebrato il “Giubileo dei Notai italiani” e, nello stesso tempo, svolto il loro 3° Convegno Nazionale dell'AINC. La manifestazione aveva tre diversi aspetti: tecnico-professionale, spiritual-penitenziale, di beneficenza.
Il tema in discussione - nella parte tecnico-professionale - è la recente legge sulle Unioni civili, sulla quale il giudizio è di netto dissenso, in linea con le argomentazioni tipiche del mondo cattolico; ma con diverse relazioni e tavole rotonde i notai hanno studiato anche le novità che investono la loro pratica professionale. Di sicuro ci sarà un aumento del carico di lavoro e, ovviamente, dei redditi, soprattutto in relazione alle coppie eterosessuali, per i quali si prevedono dichiarazioni da fare innanzi notaio e nodi da districare specialmente sull'abitazione comune. Non sono previste questa volta obiezioni di coscienza: il notaio non concorre in alcun modo al compiersi del peccaminoso concubinato, ma ha funzione di mera registrazione delle volontà, funzione notarile per l'appunto. Nel corso dei lavori il vescovo Sorrentino ha letto un affettuoso messaggio del papa, che ama i poveri ma non dimentica i fratelli più agiati. Bergoglio invita i notai a “coniugare scienza e morale, professione e spiritualità” e a mettere la loro professionalità al servizio del bene comune.
Oltre al rito dell'attraversamento della Porta santa nella Messa conclusiva svoltasi a Santa Maria degli Angeli, i notai hanno percorso un cammino penitenziale francescano accompagnati dai frati che hanno loro consegnato una cartolina ricordo con timbro speciale. Un notaio perugino, Marco Galletti, ha composto una “Preghiera del notaio”, in cui si chiede l'assistenza del Padre Eterno e l'intercessione di San Luca per meglio “comprendere le ragioni e gli interessi da contemperare”, per poter dare un contributo imparziale e prudente.
L'aspetto benefico – come del resto tutta l'organizzazione - è stato curato da Elisabetta Carbonari, consigliera dell'Associazione e notaio a Foligno. Si tratta di una raccolta di fondi in pro di alcuni ospiti dell'Istituto Serafico, bambini polidisabili provenienti da paesi in guerra, intitolata I Letti di Francesco. Carbonari, non avendo ancora ricevuto tutti i bonifici, non dà cifre, ma dice che è andata molto bene.

Amnistia dell'anima
Lunedì 23 maggio nel carcere circondariale di Terni si svolge il “Giubileo della Misericordia dei detenuti”. Dopo l'apertura della porta nella cappella, agli ospiti del carcere è stata offerta questa ulteriore celebrazione. Il vescovo ricorda loro che Dio non si stanca mai di perdonare. “La voce”, che dà notizia dell'evento, parla di “amnistia dell'anima”. Non so se ai detenuti sembrerà una presa per i fondelli. Secondo noi ne ha tutta l'aria, ma noi siamo – come si sa – grezzi materialisti.

Il Giubileo di Pannella
È morto Pannella e “Avvenire” evita l'apoteosi che si legge, per esempio, su “l'Unità”. Affida il commento principale a Carlo Casini, quello del “Movimento per la Vita”, che gli riconosce l'onore delle armi, mentre Danilo Paolini lo definisce il “principe delle contraddizioni”.
Io voglio qui ricordarne la battaglia più antica, la campagna per il divorzio che lanciò esattamente cinquant'anni fa, nel 1966, subito dopo la presentazione della proposta di legge da parte del deputato socialista Loris Fortuna.
La forza d’urto più significativa in quella battaglia fu rappresentata proprio dai nuovi radicali di Pannella, il giovane che aveva rialzato la bandiera di un piccolo partito distrutto da tensioni interne e scandali. Gli strumenti dell’iniziativa furono essenzialmente due: la Lid, la lega per l’istituzione del divorzio, di cui fu presidente Fortuna, ma i cui principali animatori furono Marco Pannella, che ne era segretario, e l’avvocato radicale Mellini; e “ABC”, un rotocalco in bianco e nero non senza ambizioni politiche e culturali e che tuttavia puntava per la conquista dei lettori soprattutto sulle donnine scollacciate. Il settimanale, nato per iniziativa di Gaetano Baldacci quasi come reazione alla sua cacciata da “Il giorno”, era allora diretto da un estroso editore-tipografo, Enzo Sabato, e disponeva di un gruppo di redattori e collaboratori di grande qualità, Luciano Bianciardi, Giancarlo Fusco, Callisto Cosulich, Giuseppe Signori e una giovanissima Renata Pisu, che s’occupava di Cina e di sesso con lo pseudonimo di Cristina Leed. Molti lo compravano nascondendolo dentro il quotidiano, altri lo leggevano per la sua quasi obbligata presenza nei saloni da barbiere e nelle caserme militari. Era guardato con sufficienza dai colti, ma contribuiva a modificare mentalità e costume. Arrivò a tirare 500 mila copie, anche grazie al divorzio.
La Lid si caratterizzava come “organizzazione di massa”, cercando e ottenendo adesioni soprattutto tra i “fuorilegge del matrimonio”, stimati in almeno 500 mila, spesso uniti in nuove coppie obbligatamente irregolari. “ABC”, dal canto suo, ne pubblicava gli appelli, puntando sulle storie di gente comune, smontando la leggenda che il divorzio fosse un problema da “ricchi e famosi”.
Dell'efficacia di questa sinergia si ebbe una riprova già a metà aprile del 1966, quando al Teatro Lirico di Milano, un comizio divorzista raccolse una folla imponente. Manifestazioni a favore della legge Fortuna si svolsero poi in varie città, per confluire a novembre in un raduno romano, a Piazza del Popolo, cui parteciparono decine di migliaia di persone provenienti da tutta Italia. La rabbia di anni o di decenni poteva finalmente trasfondersi in impegno civile e rompeva il clima di diffidenza che circondava le coppie irregolari.
Alla dura reazione della gerarchia cattolica Pannella reagì rilanciando: il Partito radicale proclamò per il 1967 una sorta di Giubileo alla rovescia, l'Anno anticlericale. L'avvocato Mellini, che di Pannella era stretto sodale, cominciò a diffondere le sentenze della Sacra Rota, relativi a scandalosi annullamenti di matrimonio (di fatto comprati, per gli alti costi del procedimento), inclusi quelli di padri di più figli liberati dal vincolo per impotentia coeundi e pronti a risposarsi.
Per una coincidenza curiosa “Avvenire” pubblica, lo stesso giorno del necrologio di Pannella, un documento dei vescovi italiani, che parla tra l'altro delle facilitazioni che potrebbero avere, grazie a un recente motu proprio papale, i processi di nullità dei matrimoni. Di fronte alla crescita delle convivenze e dei matrimoni civili vorrebbero correre ai ripari. Troppo tardi.

Cani e gatti
Il papa forse parla troppo spesso e ritorna troppo stesso sugli stessi argomenti. Certo è che nel suo stesso mondo molti lo calcolano alla stregua di un vecchio brontolone, che ripete sempre la stessa solfa e le cui lagnanze non meritano seguito. In questo maggio ha intimato ai vescovi: “Siate sobri, basta proprietà. Bruciate le ambizioni di carriera. Rinunciate ai beni non necessari”. Negli stessi giorni i giornali rifanno i conti alla Vaticano SPA: 2 miliardi di patrimonio tra palazzi, alberghi e ospedali. Ma l'ideale del prete scalzo non sembra attirare molti, in Curia e nelle curie locali. Ed anche a Perugia il cardinale arcivescovo non si contenta di dare in affitto abitazioni e negozi, vuol guadagnare anche dalle Logge di Fortebraccio, contribuendo così a quella privatizzazione degli spazi pubblici nel centro storico, in cui il Comune si distingue da alcuni anni.

Qualche critica ha ottenuto un'altra lamentazione del Papa, una sorta di contrapposizione che ha istituito tra amore per il prossimo e amore per gli animali: “ci si preoccupa del cane, del gatto, e non del fratello che soffre”. Alcuni ambientalisti hanno ribattuto che, di solito, chi non ama e non rispetta gli animali, fa lo stesso con gli esseri umani. Forse è una generalizzazione forzata, ma a noi continua a piacere Lenin, il rivoluzionario, l'umanitario che amava i gatti.

micropolis, 27 maggio 2016

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