E non sempre s'è
trattato di errori politici, a volte sono state autentiche porcherie
determinate da libidine di potere.
Ma la ragione per cui lo
odiano e ne fanno il bersaglio di attacchi e montature non sono le
sue fallimentari machiavellerie e neanche, a dire il vero, i suoi
arzigogoli un po' goffi per alludere, nella analisi del quadro
mondiale, a una "visione" di sinistra (senza mai
esplicitarla).
Il fatto è che in lui
vedono, certamente a torto, lo spettro del Pci, che per lor signori è
un incubo. E quando pensano al Pci costoro pensano a scala mobile,
equo canone, contratti nazionali di lavoro, giusta causa, diritto
allo studio, servizio sanitario nazionale, asili nido, partecipazione
popolare diffusa, pensioni decenti, tutto fumo negli occhi.
Naturalmente con tutto
questo D'Alema non c'entra niente, ma lui, a differenza di Occhetto,
non ha mai detto "Non chiamatemi più comunista"; e a
differenza di Veltroni non ha mai detto "Io non sono mai stato
comunista".
Insomma D'Alema non
rinnega e neanche si vergogna; anzi - quando può - esibisce un po'
d'orgoglio per il suo passato.
E questo, per quanto poco sia, è più che sufficiente per attirargli l'odio di coloro che vedono come fumo negli occhi l'idea di un partito che organizzi e rappresenti i ceti popolari e li guidi a strappare avanzamenti e conquiste sociali a scapito del privilegio.
E questo, per quanto poco sia, è più che sufficiente per attirargli l'odio di coloro che vedono come fumo negli occhi l'idea di un partito che organizzi e rappresenti i ceti popolari e li guidi a strappare avanzamenti e conquiste sociali a scapito del privilegio.
stato di fb, 17 giugno 2016
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