19.6.16

Non difendo D'Alema (S.L.L.)

Non difendo D'Alema. Lo so che ne ha fatte e dette di cotte e di crude.
E non sempre s'è trattato di errori politici, a volte sono state autentiche porcherie determinate da libidine di potere.
Ma la ragione per cui lo odiano e ne fanno il bersaglio di attacchi e montature non sono le sue fallimentari machiavellerie e neanche, a dire il vero, i suoi arzigogoli un po' goffi per alludere, nella analisi del quadro mondiale, a una "visione" di sinistra (senza mai esplicitarla).
Il fatto è che in lui vedono, certamente a torto, lo spettro del Pci, che per lor signori è un incubo. E quando pensano al Pci costoro pensano a scala mobile, equo canone, contratti nazionali di lavoro, giusta causa, diritto allo studio, servizio sanitario nazionale, asili nido, partecipazione popolare diffusa, pensioni decenti, tutto fumo negli occhi.
Naturalmente con tutto questo D'Alema non c'entra niente, ma lui, a differenza di Occhetto, non ha mai detto "Non chiamatemi più comunista"; e a differenza di Veltroni non ha mai detto "Io non sono mai stato comunista".
Insomma D'Alema non rinnega e neanche si vergogna; anzi - quando può - esibisce un po' d'orgoglio per il suo passato.
E questo, per quanto poco sia, è più che sufficiente per attirargli l'odio di coloro che vedono come fumo negli occhi l'idea di un partito che organizzi e rappresenti i ceti popolari e li guidi a strappare avanzamenti e conquiste sociali a scapito del privilegio.

stato di fb, 17 giugno 2016

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