19.6.16

Reduci del Pci. Un incontro per ricordare Lello Rossi (S.L.L.)

Raffaele (Lello) Rossi
Ieri sera sono stato al circolo di "Vivi il Borgo".
Per celebrare il 20 giugno hanno organizzato la presentazione di un libretto su Lello Rossi, che è stato un dirigente di primo piano del Pci a Perugia, a Terni e in tutta l'Umbria, maestro e storiografo, senatore e amministratore della città capoluogo, cultore appassionato delle tradizioni e delle bellezze perugine, ma sempre con l'occhio rivolto al futuro, al ruolo nazionale e internazionale della sua città (parlava sempre della "più grande Perugia").
Il libretto era la pubblicazione, a spese della Società Operaia di Mutuo Soccorso, della Tesi di Laurea di una giovane consigliera comunale del Pd, che ha raccontato del suo "innamoramento" per Lello Rossi. Costui - già molto anziano - intervenuto a una conferenza programmatica del Pd (o forse dei Ds) gli prospettò un modo di fare e costruire politica assai diverso da quello in cui era cresciuta, una politica dello sguardo lungo, della progettazione, attenta a convincere, con la forza del ragionamento, anche gli avversari e non basata sulla continua baruffa, spesso insultante, sullo slogan cento volte ripetuto, sulla spicciola rivendicazione.
Non so a quale corrente nazionale o locale appartenga la ragazza, della cui attività so pochissimo e che - come qualcuno mi ha sussurrato - potrebbe anche essere una "donna in carriera" e non la militante appassionata di una idea, ma devo dire che ho molto apprezzato la sua denuncia dell'assenza di una politica alta, razionale, dialogante, comprensiva. Se era ipocrisia, era comunque "l'omaggio che il vizio rende alla virtù".
La sala era affollata soprattutto da persone un po' su con l'età, quasi tutti già militanti, simpatizzanti o anche elettori critici del PCI. "Siamo tanti, siamo qui, siamo tutti del PCI".
Una rimpatriata, si potrebbe dire. Ce ne sono state altre, nei 25 anni dallo scioglimento del partito, talora in occasioni luttuose, ma è stato spesso piacevole - per molti, credo - ritrovarsi come partecipi di quella che fu una comunità politica, più che un partito meramente elettorale.
Reduci? Perché no. Credo che l'incontrarsi con vecchi compagni, di scuola, di esercito o di partito, con cui - anche in anni lontani - c'è stata una comunanza di aspirazioni, possa essere gratificante, se gestito senza piagnistei o eccessi di nostalgia.
Come è noto, dopo quel 1991 in cui fu sciolto il PCI, le scelte di militanti e simpatizzanti si sono differenziate e, non di rado, divaricate, ma quel passato non rinnegato, quelle care memorie sono in genere sufficienti ad accantonare provvisoriamente le tensioni dell'oggi, o a distanziarle in queste periodiche rimpatriate.
E' accaduto così anche ieri; ma c'è stato di più, una vera e propria rimozione, che aggiungeva un non so che di amaro al piacere di ritrovarsi. Nessuno - credo - parlava della Costituzione e del referendum. Nessuno parlava di Renzi, delle sue "rottamazioni", del suo stile politico teso a spaccare, a dividere, del suo modello di politica basato sul "faccio io", assai lontano dalla civiltà dell'ascolto e del dialogo.
Immagino che le posizioni su questa incandescente materia siano differenziate. Pochi - credo - sono davvero convinti del tipo di democrazia plebiscitaria e leaderistica che si prospetta, di questa "democrazia di investitura" che fece il suo debutto con "l'unto del Signore" e che in questo quarto di secolo siamo riusciti a contrastare con successo, nonostante tutto.
Ma ora, chi in ossequio al luogo comune della propaganda mediatica, chi per un antico sentimento di unità e spirito di disciplina, alcuni - spero pochi - dei compagni ritrovati ieri sera seguiranno una corrente che è negazione totale dell'ideale di democrazia partecipata e organizzata che fu del Pci e di Lello Rossi.
Per oggi non voglio interrogarmi sul come è potuto accadere tutto questo, solo comunicare quel senso di amarezza.


Stato di fb, 19 giugno 2016

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