5.7.16

Raniero Panzieri in Sicilia. L'orazione funebre per Salvatore Carnevale (24 maggio 1955)

Raniero Panzieri
Qualche giorno dopo l'uccisione di Salvatore Carnevale, il 24 maggio del 1955, una grande manifestazione, con la partecipazione di Sandro Pertini si svolse a Sciara, il paese del sindacalista assassinato dalla mafia. Il discorso commemorativo ufficiale venne affidato a Raniero Panzieri, all'epoca segretario regionale del PSI per la Sicilia. Riporto qui il resoconto che ne fece per l'“Avanti!” Nicola Badalucco. (S.L.L.)
Salvatore Carnevale
Il sole era già tramontato, quando nel silenzio generale, uno ad uno gli oratori salirono sulla gradinata del piccolo municipio per parlare di Carnevale, della sua vita, della sua morte, e degli impegni che dobbiamo prendere. Dopo il breve saluto a nome della Cgil del segretario regionale Pio La Torre, il compagno Raniero Panzieri ha pronunciato il suo discorso commemorativo.
«A trentadue anni, nella forza piena della sua limpida vita di uomo libero e di combattente della libertà - ha cominciato Panzieri - Salvatore Carnevale incarnava la speranza e la volontà del mondo rinnovato contro la desolazione e la barbarie del feudo. Egli era nato a recare ferma testimonianza di ideali di emancipazione e di umana solidarietà. Egli era nato a testimoniare con la sua lotta e la sua vita l’irresistibile risveglio delle forze contadine, protese ad affermare la loro presenza, i loro diritti, i diritti dell’umanità e della storia in questo paese, in questa terra, alle potenze squallide e disumane del latifondo, al baronaggio, alla mafia, alla delinquenza.
Contro il codice vergognoso della servitù e della sopraffazione ha lottato Salvatore Carnevale. Per spezzare le catene della miseria materiale e spirituale del popolo contadino e lavoratore ha lottato Salvatore Carnevale».
Una grande folla commossa seguirà il discorso del compagno Panzieri, mentre in fondo alla piazza si facevano notare le ombre di campieri e soprastanti, che ascoltavano le accuse rivolte contro la loro viltà.
Il compagno Panzieri ha continuato il suo discorso rivolgendosi ai cittadini di Sciara: «Egli ha lottato perché anche a Sciara, questo paese che nel contrasto della sua miseria e del suo decadimento con la potenza cupa del castello principesco che lo domina e lo soffoca, è simbolo tragico della sopravvivenza medievale, perché anche a Sciara, i suoi contadini, i suoi operai, i suoi artigiani, le sue donne, i suoi bambini, il popolo tutto uscisse dalla buia immobilità della sua esistenza senza domani».
Panzieri ha continuato intrattenendosi sul significato delle lotte di Salvatore, dell’impegno e del coraggio col quale affrontava i potenti e i prepotenti, la mafia, i delinquenti del feudo, per l’affermazione della libertà e del progresso contadino.
A questo punto l’oratore, seguito con vivissima attenzione da tutti i presenti, ha tracciato un ampio quadro delle grandi lotte contadine che impegnarono la gente di Sicilia sin dal primo Risorgimento italiano «allorquando esso, che era molto popolare e contadino, che era richiesta di indipendenza, di libertà, di giustizia, fu tradito dalle potenze che se ne impadronirono per soffocarne la profonda sostanza democratica, per perpetuare i propri privilegi». Dal tragico episodio di Bronte alle lotte successive, nelle quali i contadini siciliani che avevano salutato in Garibaldi l’alfiere della libertà furono repressi dai generali del re sabaudo, è tutta una lunga catena di sofferenze. Il tradimento del Risorgimento, la vergognosa alleanza dell’industria settentrionale con il latifondo del Sud, i tradimenti della classe dominante che rinunziava ai suoi feroci privilegi, le lotte per il riscatto, le repressioni sanguinose, gli omicidi... Panzieri ricordò alla folla attenta questi avvenimenti lontani e recenti.
«Salvatore Carnevale - ha continuato l’oratore - che guidava il popolo a rompere queste catene, che guidava i contadini sul feudo incolto del principe siciliano, che guida gli operai alla lotta per il rispetto dei loro diritti nella cava di pietra, dell’industriale del Nord calato giù a cogliere anch’egli una parte dei frutti strappati con le più vili sopraffazioni ai lavoratori di Sciara, Salvatore Carnevale vindice deidiritti e della dignità del suo popolo ha recato con le sue forti e giovani mani la stessa bandiera che fu innalzata decine di anni fa dai contadini, dagli zolfatari, dagli intellettuali liberi della Sicilia, la bandiera della libertà contadina, operaia, siciliana».
Dopo aver ricordato le epiche lotte dei siciliani e delle loro donne nelle Madonie e nell’Agrigentino, nel Trapanese e in tutta la Sicilia, che risvegliarono il paese alla libertà e alla storia, Panzieri si soffermò sulla tradizione socialista di queste lotte, sulle giornate gloriose dei fasci siciliani, dei massacri, delle conquiste, sull’affermazione - ancora nel 1896 - della prima volontà autonomistica.
L’oratore ha quindi rievocato gli episodi del secondo Risorgimento, il sacrificio dei nostri sindacalisti, la strage di Portella, e quindi il risveglio di Sciara sotto la guida intelligente e coraggiosa di Salvatore Carnevale, «militante cosciente della democrazia», che «riconosceva il significato profondo dell’autonomia siciliana, questa conquista storica nella quale si riassumono i lunghi decenni della lotta contadina e popolare dell’Italia».
Fra la commozione degli ascoltatori, Panzieri ha quindi parlato di Carnevale organizzatore e combattente, del significato delle sue lotte e della sua morte, degli ideali per i quali è morto. «Nel ricordo e nel nome di Salvatore Carnevale noi leviamo fermissima accusa contro Restivo e i suoi collaboratori e amici, contro le forze politiche che hanno tollerato o addirittura colluso con la mafia e con i malandrini». Concludendo il suo discorso, Panzieri, dopo aver affermato che gli assassini pagheranno secondo giustizia, ha detto: «Qui, compagno Carnevale, nel tuo paese, nel luogo del tuo lavoro e del tuo sacrificio, il tuo partito assume l’impegno di aiutare con tutte le sue forze i tuoi compagni, il tuo popolo; di lottare secondo l’insegnamento della tua vita e della tua morte; di spazzare via le forze del feudo, della sopraffazione, della barbarie, per far sorgere presto la giornata luminosa del riscatto contadino, della libertà siciliana».

Nicola Badalucco, La cronaca della grande e solenne manifestazione a Sciara. «Carnevale incarnava il mondo rinnovato contro la barbarie del feudo siciliano», in «Avanti!», Roma, 25 maggio 1955

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