23.11.16

Adolescentula. Una poesia di Vittoria Aganoor Pompili

Quando t'ho conosciuto era d'aprile,
quel mese traditore
che nell'ebbrezza del nascente amore
pinge ogni cosa d'un color gentile.
Quando t'ho conosciuto era d'aprile!

E al di là della siepe io t'ho veduto.
Tornavi polveroso
dalla caccia; eri solo, eri pensoso.
Mi rivolgesti un timido saluto.
Al di là della siepe io t'ho veduto.

Tornavi dalla caccia; sul cappello,
largo e bruno, un irsuto
pennacchio; la giacchetta di velluto,
lo schioppo a spalla e... mi sembrasti bello
sotto la larga tesa del cappello.

Io tornavo dal bosco ov'ero andata
a coglier dei ciclami;
del mio sentier fra gl'intrecciati rami
ti sarò parsa una silvestre fata
di quei freschi ciclami incoronata!

Ed era, ben ricordo, era il tramonto;
veniva su dai prati
l'alito sano dei timi falciati,
la fragranza che vince ogni confronto;
ed era, ben ricordo, era il tramonto!

Ma finì quella dolce primavera.
Ti rividi soltanto
l'inverno, in un salotto, ed eri tanto
diverso, Dio! nell'abito da sera,
coi solini alti e la cravatta nera!

Io ripensai quei giorni spensierati
e le campestri danze,
quei sogni, quel desìo, quelle speranze
di due giovani cori innamorati,
e ripensai quei giorni spensierati!

O fresco aprile, o sano odor di timo!
Ridir t'udii, tra i crocchi, una volgare
celia; ti vidi, ignobile giullare,
di que' tuoi lazzi rider tu pel primo.
O fresco aprile, o sano odor di timo!

Tu nuove arguzie rimestando in mente
di me non t'eri accorto.
Io tremai come se vedessi un morto,
un caro morto amato inutilmente,
tra quella folla gaia e indifferente.

Sul cor mi cadde, come un velo fosco,
un subito sgomento.
E a chi di te mi chiese in quel momento
io rispondere osai: — Non lo conosco! — 
Sul cor mi cadde come un velo fosco.

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