25.11.16

Una speranza (S.L.L. - Stato di fb)

Dai toni usati dai pretoriani del capo del governo - da ultimo contro Rosi Bindi e contro i magistrati che annunciano un voto contrario al cambiamento della Costituzione -, dalla esplicita volontà di tagliare i ponti si può sospettare l'intenzione di "non fare prigionieri" dopo il 4 dicembre, anche se non si può escludere qualche provvedimento di clemenza a favore di chi vorrà fare un atto pubblico di pentimento e di sottomissione.
Se andrà come costoro sperano, taglieranno l'erba sotto i piedi alla parte più riflessiva della nazione, nelle istituzioni, nella politica, nelle Università, nel sistema delle comunicazioni. Ma, se davvero andasse così, a molti cittadini democratici e progressisti tra l'imbonitore fiorentino e l'urlatore genovese resterebbe solo la scelta della corda a cui essere impiccati.
Se - al contrario - la maggioranza degli elettori respingerà l'abrogazione della Costituzione del 1948 e il passaggio a un nuovo regime politico, potrà aprirsi uno scenario completamente diverso, molto più positivo. Andrea Camilleri ha espresso una grande fiducia nella saggezza di Mattarella. Sono d'accordo con lui. Il Presidente della Repubblica troverà il modo per dare rapidamente al paese un governo efficace e non avventurista e per persuadere il Parlamento al rapidissimo varo di una nuova legge elettorale e di quelle limitate misure di revisione costituzionale su cui esiste una larga condivisione.
Un anno e mezzo di dialogo costruttivo, di impegno fattivo, di decantazione delle tensioni è il migliore strumento per sottrarre il paese allo spirito di rivalsa e di vendetta.

Nonostante le deformazioni dei truculenti di tutti gli schieramenti, il NO è il voto più utile a restituire al paese quel clima di serenità indispensabile per affrontare le sfide dure che lo attendono e che riguardano, oltre alle gravi difficoltà economiche e sociali, la pace nel mondo e nel Mediterraneo.

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