25.1.17

Stupidario dei Beni culturali (Vittorio Emiliani)

Mala gestione del Belpaese e luoghi comuni insensati. Autore è un giornalista di valore, presidente del Comitato per la bellezza.(S. L. L.)
Paesaggio collinare marchigiano
La stupidità ha fatto progressi enormi, ha ridicolizzato il buonsenso e spande il terrore intorno a sé». Così Ennio Flaiano nel 1969. Da allora la stupidità è progredita ancor più, nel Belpaese, insieme all’analfabetismo di ritorno, specie nel campo della cultura dell’arte e del paesaggio. Questo “Stupidario” è soltanto un primo ironico cantiere dei luoghi comuni, delle frasi fatte, delle sciocchezze demenziali e arroganti che si dicono e che si vogliono attuare. Per smantellare, in realtà, la tutela residua dei beni culturali e ambientali, intimidendo le Soprintendenze, accusandole di ogni nefandezza burocratica, col fine (chiamali stupidi) di favorire l’ingresso dei privati ovunque vi siano profitti da rastrellare. Lo Stato, i Comuni, le comunità locali, i cittadini insomma, ci mettono i beni culturali e ambientali di tutti e i privati di turno li gestiscono profittevolmente. Alla fine di un nefasto ventennio sono portato a credere che il taglio feroce inferto al bilancio dei Beni culturali soprattutto dopo il 2001 (-60% rispetto al bilancio dello Stato) non sia frutto soltanto di incultura, ignoranza, cialtroneria, ma obbedisca a questo disegno di dimostrare che la mano pubblica, costretta a mendicare, non ce la fa più e quindi devono subentrare i privati. Sale sempre più alto il grido: “Aridàtece Bottai!” (o almeno Spadolini, Biasini...).
Mentre il Belpaese sprofonda nell’asfalto e nel cemento. Ieri accusavamo Berlusconi, e ora che rischia di andare persino peggio?

1.
«I BENI CULTURALI SONO IL NOSTRO PETROLIO, SONO I NOSTRI GIACIMENTI DI ORO NERO»
Solenne scemenza la cui paternità risale a un ministro De dei Beni culturali, Mario Pedini (anni di grazia 1976-78 ): il petrolio oltre tutto inquina, corrode i monumenti, ecc. E poi finisce, mentre il patrimonio d'arte, se ben tenuto, non ha fine. La cultura e i suoi beni sono un valore in sé e per sé, non perché hanno una resa economica. Il turismo, invece, può, deve rendere. Ma va riorganizzato a fondo.

2.
«BISOGNA METTERE A REDDITO I NOSTRI BENI CULTURALI, CAVARNE PROFITTI, FARLI FRUTTARE»
Altra stupidaggine. La più pericolosa, forse. Messa in giro anche a "sinistra", dissennatamente. Se diamo ai beni culturali un valore economico, creiamo una gerarchia fra quelli che fruttano profitti e quelli che invece no. Per esempio le biblioteche, le buttiamo? Le lasciamo deperire? Le vendiamo agli americani o ai cinesi?

3.
«L'ITALIA POSSIEDE IL 40, 50, FORSE IL 70% DEI BENI CULTURALI DEL MONDO»
È una balla gigantesca. Non l'ha mai detto nessuno. Tanto meno l'Unesco. Abbiamo, questo sì, un patrimonio sterminato e spendiamo pochissimo per conservarlo. Cinque volte meno della Francia e anche della Spagna. Grande Patrimonio-Misera spesa.

4.
«I MUSEI ITALIANI, I SITI ARCHEOLOGICI,I MONUMENTI HANNO BISOGNO DI MANAGER»
Macché, hanno bisogno anzitutto di avere finanziamenti decenti, e poi di specialisti tecnicoscientifici: storici dell'arte, archeologi, restauratori, didatti, ecc. Che mancano, in tutti i settori. Fra un po', con altri pensionamenti, non ci saranno più. Chiudiamo i musei piccoli o medi e buttiamo la chiave. Non possiamo neppure cederli ai privati perché «non rendono».

5.
«INCREDIBILE: AGLI UFFIZI ENTRANO MENO DI 2 MILIONI DI VISITATORI E AL LOUVRE, INVECE, QUASI9 MILIONI»
Sonora stupidaggine: il Louvre ha una superficie 30 volte più grande degli Uffizi. I nostri antichi palazzi - dagli Uffizi alla Reggia di Capodimonte, dalla Galleria Borghese al Palazzo Ducale di Venezia - non sono propriamente gonfiabili.

6.
«I MUSEI STRANIERI SONO "MACCHINE DA SOLDI", FANNO DEI BEI PROFITTI»
Non è vero: al Louvre i costi, pur con l'imponente numero di visitatori paganti e con un immane apparato di servizi aggiuntivi, sono circa il doppio delle entrate, idem al Metropolitan di New York. Il disavanzo annuale viene coperto da sussidi statali, federali o donazioni. Quanto ai grandi musei inglesi, sono a ingresso gratuito. Si paga solo quando ci sono delle mostre.

7.
«E POI, COSA SONO TUTTI QUESTI PICCOLI MUSEI, NEI BORGHI, NEI PAESI, CHE NON INCASSANO QUASI NIENTE... CHE ASPETTIAMO AD ACCORPARLI?»
A parte il costo di accorpare in un solo museo 10/20/30 piccoli musei, a parte trovare la localizzazione più idonea, vi immaginate la guerra civile che si scatenerebbe a Morgantina dove c'è la famosa Venere, piuttosto che a Sarsina dove c'è la più bella tomba romana a edicola? Forse si fa prima a renderli gratuiti abbassando il costo di gestione e incoraggiando il turismo. Avete mai sentito parlare delle mille e mille identità italiane?

8.
«LE SOPRINTENDENZE Al BENI ARCHITETTONICI "BLOCCANO LA MODERNITÀ",
DICONO SEMPRE E SOLO DI NO»
Vecchia solfa, rinfrescata a Firenze - ora a Roma - da Matteo Renzi. Bloccano, quando ne hanno i mezzi (e il coraggio), gli speculatori, i lottizzatori, i palazzinari, i ristrutturatori disinvolti. Purtroppo il personale è così scarso che ogni dipendente dovrebbe sbrigare 4-5 pratiche complesse per giorno. A Milano addirittura 79 pratiche ognuno al dì. Una follia. Così bloccano sempre meno assalti al paesaggio e ai centri storici. E poi, con la campagna di intimidazione in atto non ci vedono più nemmeno molto bene.

9.
«DOBBIAMO COINVOLGERE I PRIVATI, ANZI DELEGARGLI LA GESTIONE DEI NOSTRI BENI CULTURALI»
In realtà i privati ci sono già nei Beni culturali, per esempio le società che gestiscono i servizi museali aggiuntivi (in prorogatio da un quinquennio!) beccandosi dei bei soldi, mentre ai musei vanno gli spiccioli. Quanto ai privati che fanno i "mecenati" in Italia (investendo cioè senza chiedere "ritorni" di sorta) ce ne sono pochissimi: un americano a Ercolano e un gruppo giapponese per la Piramide Cestia a Roma. E anche gli sponsor importanti si contano e sono spesso gli Enti di Stato. Negli Usa i privati mettono soldi, qui, gestendo direttamente, ambiscono a prenderne.

10.
«NON MUMMIFICHIAMO O NON MUSEIZZIAMO A FORZA DI VINCOLI E DI LIMITI I NOSTRI CENTRI STORICI, ANIMIAMOLI, FACCIAMOLI VIVERE!»
È la classica ipocrisia, in realtà si vogliono creare tante Disneyland e divertimentifici senza più quei rompiscatole degli abitanti residui che vorrebbero poter dormire di notte e fare una vita normale. Ma quando non ci sarà più controllo sociale, criminalità, spaccio di droga e altre attività illegali la faranno da padrone.

11.
«BISOGNA RIANIMARE, SBLOCCARE L'EDILIZIA, COSTRUIRE NUOVE CASE»
Sbagliato. In Italia abbiamo costruito circa 150 milioni di vani, nelle grandi città ci sono decine e decine di migliaia di alloggi (a Roma 150mila) e di uffici nuovi (a Milano 900mila metri quadrati), invenduti o sfitti. Bisogna concentrare gli sforzi nel recupero e nel riuso del patrimonio esistente, spesso degradato. E valorizzare, come in Germania e Francia, l'affitto. Da noi si'impiccano per la vita a un mutuo decine di migliaia di giovani coppie.

12.
«CI SONO TANTI, TROPPI VINCOLI PAESAGGISTI, AMBIENTALI, IDROGEOLOGICI. BISOGNA RIDURRE, SEMPLIFICARE»
Una pazzia. Se il territorio italiano non fosse vincolato per quasi la metà, sarebbe già stato ancor più cementificato e asfaltato di quanto già non sia. Le Regioni, a parte la Toscana, non stanno portando all’approvazione i piani paesaggistici redatti col Ministero. Molte hanno lasciato già cadere nel nulla la legge Galasso del 1985 ed ora ignorano il Codice per il paesaggio. Il Comune più "impermeabilizzato"? Napoli, con quasi il 62% di asfalto e cemento, seguita da Milano. La Lombardia è oltre il 10%, il doppio della Germania.

13.
«SOPRINTENDENTI E ASSOCIAZIONI SONO I NOSTRI TALEBANI DELLA CONSERVAZIONE, DELLA TUTELA»
Cosi si espresse, all'incirca, il presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, nominato al posto di Settis da Bondi (il ministro che più tagliò finanziamenti al Mibact), l'archeologo Andrea Carandini, che pure era stato uno di Italia Nostra. L'accusa di «Talebani della conservazione» continua a circolare. Basta guardarsi in giro per capire che è ridicola. Tanto più che i Talebani non hanno conservato un bel nulla in Afghanistan, ma distrutto le antiche memorie non islamiche, come le statue rupestri dei Buddha di Bamiyan. Una sciocchezza al quadrato dunque.

14.
«L'ITALIA DEVE SFRUTTARE MEGLIO IL GRANDE POTENZIALE ECONOMICO DEI PARCHI, OCCORRE ALLENTARE I VINCOLI SULLA CACCIA, INSERIRE CAVATORI, GESTORI DI SKI-LIFT E AGRICOLTORI NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE, ATTREZZARE I PARCHI PER LO SVAGO DI MASSA, CONSENTIRE LE PALE EOLICHE NEI PRESSI»
Non sono mie invenzioni ma punti essenziali, squalificanti, della nuova legge sui Parchi destinata a sostituire la gloriosa legge-quadro Ceruti-Cederna del '91. Del resto, un ex presidente dei cacciatori è già stato nominato presidente delle Foreste casentinesi.

15.
«IO IL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI LO BUTTEREI... E DAREI TUTTO AL MINISTERO DELL'ECONOMIA»
Ecco il gran finale. Anzi, la soluzione finale: un unico pacco di beni culturali e turismo con tanto di privati dentro e uno spruzzo di tutela trasferito in blocco all’economia e allo sviluppo. Questa frase è della responsabile Cultura della Confindustria. Maria Grazia Asproni (una veggente), pronunciata ad un convegno pubblico al Teatro Argentina di Roma.



Left, 7 giugno 2014

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