4.2.17

Liste di cosa nostra (S.L.L.)

Ho un esempio preciso nella memoria. Quando, dopo le nomine del Comune e della Provincia di Caltanissetta, nel 1975 si insediò il Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale Vittorio Emanuele III di Gela, del quale facevo parte su indicazione del PCI, da ben sette anni c'era un Commissario. Si trattava di un certo Maira di Riesi, persona di fiducia del famigerato Calogero Volpe, da Montedoro, un medico e deputato Dc che era stato anche Sottosegretario alla Sanità ed era il “dominus” dell'apparato sanitario nella provincia di origine. 
Il Maira aveva inserito nel personale dell'ospedale di Gela tanti compaesani, non solo "riesini" (in dialetto "riisani") in senso stretto, ma individui provenienti da quella zona mineraria dominata dalla mafia, Serradifalco, Sommatino, Mazzarino: il centralinista cieco, un portiere invalido, diversi infermieri, qualche impiegato, due funzionari dirigenti, tre o quattro medici, tra i quali il direttore sanitario. Quest'ultimo, riesino Doc, era imparentato col boss Di Cristina, l'impiegato dell'Ente Minerario che - quando morì ammazzato a Palermo - ebbe un funerale davvero solenne: ministri, sottosegretari, deputati nazionali e regionali, senatori, notai, grandi avvocati, luminari della medicina ecc.
Non so dire se le assunzioni così numerose di persone provenienti dalla Sicilia più tradizionalmente mafiosa decretate dal commissario derivassero da liste di raccomandati e, tanto meno, chi le avesse eventualmente compilate; ma immagino che le liste di persone da assumere che i boss di Cosa Nostra preparavano per i politici amici fossero composte con lo stesso criterio, cioè in modo da garantire la presenza di qualcuno degli "amici" in tutti i gangli e a tutti i livelli della struttura, amministrativa o di servizio che fosse.
Ho ragione di credere che liste siffatte avessero un peso significativo nella definizione dell'organico di molti uffici strategici per Cosa Nostra, dalle carceri al Banco di Sicilia, dalle prefetture ai manicomi. E sospetto che qualche meccanismo del genere abbia continuato a funzionare fino ai nostri giorni. 
Aggiungo che gestioni monocratiche - manageriali o funzionariali poco importa - non ostacolano affatto queste forme di collocamento, le agevolano piuttosto.

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