Nella vita di ogni cucciolo, vi è
un periodo sensibile, durante il quale s'imprime indelebilmente nel
suo cervello la memoria del primo essere che gli si para davanti agli
occhi. In quell'essere egli identificherà la propria specie, da lui
e dai suoi simili si sentirà attratto socialmente e sessualmente.
Basandosi su questo fenomeno, cui si dà il nome di imprinting,
Mainardi e un suo allievo tentano l'accoppiamento del cane di sesso
femminile Blue e della volpe di sesso maschile Kocis, allevati
insieme a questo scopo sin da tenerissima età.
L'accoppiamento non riesce, la volpe
muore all'età di due anni di polmonite, ma dall'esperimento abortito
nasce un libro gustosissimo (Il cane e la volpe,
Rizzoli, 1977) che si legge tutto d'un fiato, nel quale la
storia di Blue e di Kocis diventa un pretesto per compiere quello che
lo stesso autore definisce nel sottotitolo «un libero viaggio nel
dominio dell'etologia ». Con un tono spigliato e tutt'altro che
accademico vi sì parla del comportamento non solo di volpi, ma anche
delle specie animali più disparate, dagli oranghi ai licaoni. dalla
drosofile ai colombi, dai lupi ai topi, alle iene.
Perché l'esperimento non è riuscito?
Sostanzialmente perché la cagnetta si è rifiutata di lasciarsi
montare da una volpe di rango inferiore e questo fatto offre a
Mainardi lo spunto per parlare del formarsi delle gerarchie, del rito
della sottomissione che risparmia la vita ai più deboli bloccando
l'aggressività dei più forti e rendendo possibile la convivenza
pacifica in natura degli individui di una stessa specie, convivenza
che diventa invece impossibile in cattività quando animali incapaci
di bloccare l'aggressività con la sottomissione sono costretti a
vivere insieme ed è allora che il pesce combattente uccide il rivale
o il gallo uccide l'altro gallo.
Dopo il lungo capitolo iniziale
sull'imprinting, tutta una serie dì considerazioni e di divagazioni
sul gioco, sull'addomesticamento, sull'evoluzione, sull'ibridazione,
sullo stato sociale, sull'origine del cane, sulla speciazione, danno
al lettore un quadro abbastanza vivo, seppure necessariamente
schematico, della moderna etologia, la scienza che spiega il
comportamento animale alla luce dell'evoluzione: in certi casi
l'individuo eredita geneticamente determinati comportamenti, mentre
in altri eredita solo la capacità di apprendere il modo giusto di
comportarsi per poter sopravvivere.
Anche se il filo conduttore è
piuttosto tenue, non manca in quest'ultimo libro di Mainardi una
certa concatenazione logica degli argomenti e, dove questa vien meno,
supplisce la verve dello scrittore che con una battuta di spirito
riporta il discorso in carreggiata.
Piacevolissimi e pieni di humour i
disegni dell'autore che illustrano efficacemente il testo insieme con
le fotografie del cane e della volpe protagonisti della vicenda.
"Tuttolibri La Stampa", sabato 4 febbraio 1977
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