Mentre sto facendo
esperienza, e trovando conferma in vari interventi autorevoli, del
riscaldamento del pianeta e della scomparsa delle mezze stagioni, mi
chiedo che reazioni avrà mi giorno il mio nipotino, che non ha
ancora due anni e mezzo, quando sentirà pronunciare la parola
"primavera" o leggerà a scuola poesie che parlano dei
primi languori autunnali.
E da grande come reagirà
ascoltando le Stagioni di Vivaldi? Forse lui vivrà in un
altro mondo a cui sarà perfettamente abituato e non soffrirà della
mancanza della primavera, vedendo le bacche sbocciare per sbaglio in
inverni caldissimi. In fondo anch'io da piccolo non avevo esperienza
dei dinosauri eppure sono riuscito a immaginarmeli. Forse la
primavera è una nostalgia da persona attempata, come le notti
passate nei rifugi antiaerei a giocare a nascondino.
Da Fare ciao ciao con
la manina (L'Espresso, 2002) ora
in Papa Satàn Aleppe,
La Nave di Teseo, 2016
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