9.4.17

La punizione del capo. Una fiaba africana

C’era una volta un giovane che decise di andarsene a cercar fortuna per il mondo. Andò a servizio da un mercante di tessuti e in capo a un anno aveva guadagnato talmente tanto denaro che era diventato ricco. Il mercante aveva una figlia bellissima e il giovane decise di prenderla in moglie.
«Puoi prenderla», disse il mercante. «So che tu sei ricco e che hai denaro a sufficienza per pagarla».
Il giovane ne fu molto felice, ma il mercante voleva molto denaro, di fatto tutto il denaro che lui possedeva. Tuttavia la ragazza era così bella che egli pagò la somma richiesta e partì con lei alla volta del suo villaggio natale.
Il capo del villaggio trovò la ragazza molto di suo gusto e decise di portargliela via. Così mandò a chiamare il giovane e gli disse:
«Mentre tu eri via a far soldi, gli altri hanno dovuto fare la tua parte di lavoro, e adesso tu devi recuperare il tempo perso. Prima che venga notte, tu devi tagliare gli alberi di questa foresta, bruciarli e concimare il terreno con la loro cenere. Se non lo farai, ti aspetta la morte ».
Il giovane tornò a casa accasciato a raccontò alla moglie del difficile compito che gli aveva assegnato il capo.
«Non basterebbe una settimana per farlo!» urlò.
Ma sua moglie era intelligente quanto bella.
«È facile», disse. «Cattura tantissime termiti, mettine un po’ ai piedi di ogni albero e vedrai!»
Egli seguì il suo consiglio e prima della fine della giornata le termiti avevano mangiato l’intera foresta. Allora il giovane fece un grande falò e al capo non rimase altro da fare che chiedersi come avesse fatto a far tutto in così poco tempo.
Passò qualche giorno e il capo mandò a chiamare di nuovo il giovane, e gli disse:
«Ho scritto questa lettera ai nostri antenati che si trovano all’inferno: “Salve, venerandi antenati che vi trovate all’inferno. Come state? Noi stiamo molto bene. Vi salutiamo tutti.” Tu gliela devi portare».
«Ma io non so la strada!»
«Faremo un grande buco e ti ci metteremo dentro. Poi lo riempiremo e tu, in un modo o nelPaltro, troverai di sicuro la strada.»
Il giovane tornò a casa ancora più triste della prima volta e raccontò alla moglie della difficile missione che il capo gli aveva affidato.
«Sottoterra, io finirò soffocato», gridò.
«Il rimedio è facile », gli rispose la moglie. « Portati dietro una talpa. Lei si scaverà la strada per uscire e tu non avrai altro da fare che seguirla».
Allora il giovane prese una talpa nel campo e se la mise in tasca. Quando lo ebbero fatto scendere nel buco e lo ricoprirono di terra, egli tirò fuori la talpa e quella velocemente si scavò la strada per uscire fuori. L’uomo la seguì e presto si trovò all’aria libera. Si nascose nella boscaglia per aspettare che tutti fossero ritornati al villaggio e poi se ne tornò a casa sua.
«Ecco, hai visto che buon consiglio ti ho dato!», gli disse la moglie.
«Davvero», rispose il giovane. «Ma adesso non so che fare.»
«Scriveremo una lettera con le firme degli antenati che si trovano all’inferno e tu porterai quella al capo».
E la ragazza si sedette e scrisse su un pezzo di carta:
«Salve, capo! Noi che siamo qui all’inferno ti mandiamo mille saluti. Stiamo benissimo e saremmo felici se tu venissi a trovarci».
Il giorno dopo l’uomo portò la lettera al capo:
«Eccomi di ritorno», disse. «Ti porto questa lettera da parte dei nostri antenati».
Il capo stette ad ascoltarlo sorpreso e lesse il messaggio aggrottando le sopracciglia. Non aveva nessuna voglia di andare all’inferno, ma non poteva far altro che obbedire.
Così gli abitanti del villaggio lo fecero scendere nel buco, lo ricoprirono di terra e si misero ad aspettare per vedere quello che succedeva. Aspettarono una settimana, poi un mese, ma del capo nessuna notizia.
«Probabilmente ha dovuto fermarsi laggiù», decisero alla fine, e fecero dell’uomo con la bella moglie il loro nuovo capo.


Da fiabe africane, Savelli editori, 1982

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