8.5.17

Fine Novecento. Il ritorno del diavolo (Alfonso M. Iacono)

Negli ultimi scampoli del passato millennio non tornò in voga solo il paradiso, ma anche il diavolo tornò sulla terra a compiere il suoi traffici. Tra gli anni Ottanta e Novanta storie di sette demoniache a Torino, film orrifici o comici su diabolici invasamenti, curiosità e interesse diffuso. Anche “il manifesto”, il quotidiano comunista, dedicò al tema una delle sue “talpe” da cui ho tratto l'articolo che segue. (S.L.L.)

È ritornato il tempo, a quanto sembra, del diavolo e dei suoi traffici con le donne. Ogni tanto accade. D’altra parte, cosa mai faremmo senza di lui? Angelo ribelle, non si arrende mai. Figura tragica e patetica insieme, il diavolo è ammirevole per la sua perseveranza e per le sue illusioni. Sa che non può mai vincere, eppure insiste. Ha carattere. Angelo decaduto, egli è ridotto a semplice strumento degli uomini, per la loro perdizione o salvazione. Gli va un po’ meno peggio della donna, a sua volta strumento di uno strumento. Servo e padrone insieme, formidabile conoscitore delle leggi della natura, imitatore eccelso, astuto, mentitore, è tuttavia capace di fare patti e contratti con gli uomini, i quali, qualche volta, non li rispettano. Desidera donne e uomini, ma in realtà sa di essere solo mezzo dei loro desideri. Dinamizza la vita umana, evita che le cose vadano come devono andare, permette che sia lasciato spazio al caso, alla libera scelta, al disordine, all’instabilità, al turbamento. Il diavolo muove le passioni, mette un po' di sale in una vita che altrimenti sarebbe terribilmente uguale a se stessa, sicura, certa, stabile, serena. In breve, dispoticamente beata. Pare che verrà anche il tempo della sua fine. Ci auguriamo solo che esso non coincida con la noia. Quest’ultima, infatti, è, come è stato detto, coscienza del tempo, ma noi vogliamo anche viverlo il tempo, non solo guardarlo eternamente passare.
Il libro che Ludovico Maria Sinistrari scrisse nel 1699, intitolato Demonialità, ossia possibilità, modo e varietà deil’unione carnale dell’uomo col demonio, pubblicato da Sellerio, a cura di Carlo Carena, giunge ora a noi per rendere il quadro demonologico più complesso. Non vi sono soltanto demoni cattivi, ve ne sono alcuni solo un po’ libidinosi.
La breve ma bella introduzione di Carena fornisce i dati storici, biografici e filologici di questo scritto. Ludovico Maria Sinistrari, francescano, autore di un grande trattato giuridico e morale, De delictis et poenis, esorcista, consultore del Sant’Uffizio, nel 1670 scoprì e fece condannare l’eretico Girolamo Rivarola, finito sul rogo a Roma.
Sinistrari dunque ci parla di poveri diavoli, di satiri, fauni, di esseri realmente esistenti che hanno anima e corpo, passioni e desideri, in grado di perdersi o di salvarsi, come noi. Si tratta degli incubi e dei succubi, diavoli tentatori che cercano di congiungersi con uomini e con donne. La differenza fra il demonio e questi incubi è sostanziale. Il rapporto con il primo implica un patto, il culto r l'adorazione, il rapporto con gli altri è solo rapporto carnale. Il rapporto col primo è un peccato contro la religione, quello con il secondo non lo è.
Dice infatti il Sinistrari: «Si potrebbe osservare che in confessione occorre dichiarare la circostanza del rapporto col demonio perché vi si offende la religione. Ma si osservi: il peccato contro la religione si commette o col culto o con l’ossequio o con l’invocazione resi al demonio o con un patto di associazione con lui; ma... si trovano incubi e succubi che non rientrano in nessuno dei casi predetti, eppure avviene un rapporto carnale; quindi nel loro caso non si ha nessuna empietà, e il rapporto non sarà che un puro e semplice coito». D’altra parte, sempre secondo il Sinistrari, questi demoni — gli incubi — esistono, hanno un corpo e sono capaci di procreare. Ma come mai allora nessuno li ha mai visti? L'argomentazione del francescano è addirittura stupefacente e segna il punto cruciale di un ibrido fra l’immaginario religioso-demonologico e il metodo scientifico, vero e proprio crogiuolo di ciò che è stato il XVII secolo, epoca di streghe, di diavoli, di roghi; e fra danze, congiunzioni, possessioni, esorcismi, condanne, Galileo e Cartesio stavano in mezzo al fumo delle sentenze eseguite.
Ma si legga appunto come argomenta il Sinistrari, cacciatore di eretici: «degli enti naturali presenti nel mondo l’uomo non ha ancora scrutato bastantemente né l’esistenza né la natura, così da dover negare risolutamente un fatto per la sola ragione che nessuno ne ha mai parlato o scritto. Non vediamo che nel corso del tempo si sono scoperte nuove terre, ignote ai nostri predecessori, nonché nuovi animali, erbe, piante, frutti, semi ed altre cose mai viste altrove? e se fosse possibile raggiungere i territori sconosciuti dell’emisfero australe, che molti fino ad ora tentarono invano di ricercare ed esplorare, altre novità ancora verrebbero alla luce. E non è evidente che dopo la scoperta del microscopio e di altri meccanismi e strumenti propri della moderna filosofia sperimentale, come anche grazie agli esami più precisi degli anatomisti, si sono acquisite e ogni giorno più si acquisiscono nozioni dell’esistenza, poteri, natura di molti oggetti naturali ignoti ai filosofi a noi anteriore?». Sinistrari non dubitava che con l’affinamento dei mezzi di osservazione, si sarebbe prima o poi stati in grado di vedere questi incubi. Dal punto di vista del metodo, egli sta dalla parte dei Moderni: l’autorità degli Antichi non può ostacolare la ricerca e il suo progresso! Si schiera con la filosofia sperimentale contro i testi antichi, come, quasi negli stessi anni, andava facendo l’antropologo francese Fontenelle, il quale per certo non cercava demoni, folletti e satiri.
Naturalmente, se gli incubi possono essere scoperti essi hanno un corpo, che però è più sottile di quello degli uomini e trasparente: ecco spiegata la ragione della loro invisibilità.
Se dovessimo classificare questi corpi trasparenti nell’ordine biologico rappresentato da Adolf Portmann (Le forme viventi, Adelphi, 1969), cioè secondo lo svilupparsi della distinzione fra «esterno» e «interno» nel corpo e secondo il passaggio dalla trasparenza all’opacità, dovremmo classificare gli incubi fra le specie animali inferiori. Tuttavia, per fortuna delle donne e degli uomini con cui si accoppiano, essi hanno comunque un corpo e ciò li separa nettamente dai demoni cattivi, dotati di puro spirito, i quali per avere pratiche sessuali devono usare un corpo preso altrove o fabbricato da lui stesso. «Un corpo quindi che si muove, ma non vive». Sono dunque i demoni cattivi a produrre automi ed a sospingere i cadaveri ambulanti: cose che hanno apparenza di vita, cause del perturbante.
Ma la fortuna delle donne e degli uomini che hanno rapporti con gli incubi non è solo quella di non avere a che fare con un automa o con un cadavere: essi hanno infatti commesso un crimine meno grave di coloro che si sono congiunti col demone cattivo. In questo secondo caso, ad avviso di Sinistrari, «basterebbe a un giudice la prova di testimonianze sufficienti per procedere all’accertamento della verità mediante tortura, soprattutto se poco dopo l’atto si fosse visto levarsi dalla donna un qualche fumo nero e poi alzarsi la donna».
Se qualcuno non crede ancora che noi vediamo e percepiamo solo quello che vogliamo vedere e percepire, che il vedere e il percepire dipendono dal modo già costruito di vedere e di percepire, vada pure alla ricerca del fumo nero: vi troverà sicuramente il demonio che, a quanto si dice, è ritornato fra noi. E provi a guardare negli occhi zombies, bamboline, marionette; cadaveri e automi; e cerchi di resistere alla tentazione.


Da “il manifesto – la talpa giovedì”, ritagli senza data, ma 1986

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