4.6.17

Il refuso dell'ultima guida (Gianni Morelli)

Quando la data di consegna si avvicina comincia la quadriglia dello scambio di corrispondenza (ormai quasi solo elettronica). L'autore consegna il manoscritto, oggi ridotto nelle specie di quelle misteriose creature chiamate comunemente files.
In alcuni casi la spezzettatura in files raggiunge abissi di perversione da manuale freudiano. Gli autori peggiori suddividono le seicento-mila battute concordate, cioè l'equivalente di 333,3 cartelle da 1800 battute, in capitoli, sottocapitoli, paragrafi, rigorosamnte divisi in files numerati con nomi, cifre, date, sigle incomprensibili ai più e spesso anche al loro ideatore. E in redazione monta la rabbia. Alcuni autori fingono di non sapere come si contano le battute ricorrendo all'artificio del conteggio “spazi esclusi" grazie al quale recuperano alle loro necessità grafologiche un buon 15-20%. Il testo sale a 700.000 e si richiedono tagli pesanti. In redazione monta il rancore. Intanto passano i giorni, la data di chiusura della lavorazione concordata con lo stampatore si avvicina. I tempi di lavorazione si accorciano. In redazione monta il rancore. Tagli pesanti vengono effettuati ma non sono sufficienti. L'autore non capisce perché 30 pagine in più del previsto dovrebbero rappresentare un problema per un editore che pubblica 1000 libri all'anno. Il caporedattore insiste. Nell'autore nasce il disprezzo per i mestieranti che trascurano la qualità in nome della quantità. Non bastassero i tagli i redattori mettono mano al testo come fosse cosa loro. Ci trovano errori di grammatica, frasi che non stanno in piedi, perfino qualche svarione. A un certo punto del rapporto è chiaro che un redattore e un autore hanno una diversa visione della vita terrena e forse anche di quella trascendente. L'autore soffre, il redattore sbuffa. In entrambi cresce l'odio e la domanda: perché? Ovviamente le cose non vanno sempre così. Qualche volta vanno meglio, molto raramente vanno addirittura bene.
Ma qualunque sia l'andamento del parto, è evidente che entrambi, redattore e autore, anche se per ragioni diverse, non hanno scelta: il libro deve «uscire». E alla fine le ragioni superiori trionfano.
Il CD con l'impaginato viene inviato alla stampa. L'ansia si placa, torna il sorriso, la prossima volta sarà meglio. Lontano, tra i meccanismi e il rumore delle macchine di Gutemberg, il frutto dell'idillio editoriale prende forma. Quando il legatore confeziona le copie staffetta il neonato lancia il suo primo vagito.
Ènata - assumiamola femmina come guida, piuttosto che maschio come libro - e puzza di colla e di inchiostro, come tutte le sue sorelle in attesa di vedere la luce.
Le prime copie ancora calde di pressa arrivano in redazione. Il caporedattore ne consegna una al Direttore Editoriale. Mentre insieme la sfogliano con emozione, con affetto e con una variabile ma inevitabile dose di orgoglio, passa un collega di un'altra redazione. La guarda con evidente invidia. La soppesa. Potrebbe dire che la copertina è ben riuscita, che l'attacco è accattivante, che è un piacere anche solo sfogliarla. Invece la apre a una pagina qualsiasi, legge due righe qualsiasi e trova l'unico refuso delle prime cento pagine. Non è cattivo, è diventato così vivendo in un mondo alfabetico e ingrato. C'è scritto che l'Amabasciata si trova a Toma. E da quel momento quella guida, così giovane e indifesa, sarà «quella che ha preso Roma per Toma», o viceversa. Davanti alla macchina del caffè si sprecheranno le battute tipo: «domani vado a Toma» oppure «i sette re di Toma: Tomolo, Tuma Pompilio, Rullo Ostilio ...» ecc. La diceria si espande intorno e si innalza su su fino al Direttore Commerciale, al Direttore Marketing, al Direttore Generale e, ahimé, all'Amministratore Delegato rendendo chiaro a tutti perché poi i libri non si vendono. Del resto, se gli editoriali lavorano così è inutile poi spendere tempo in analisi e strategie di mercato.
La cosa viene taciuta all'autore, per compassione e soprattutto per cercare di non pubblicizzare ulteriormente l'errore. Così lui culla la sua creatura tra le mani, ne ripassa gli spigoli con le dita, l'annusa, la guarda intenerito e con una dose magnum di orgoglio: qualunque cosa accada è nata. Anzi sono nate, tante sorelline di 300 pagine ciascuna, tutte ugualmente belle. La tiratura è un difficile gioco d'equilibrio. Decidere il numero di copie da stampare è sempre un azzardo. Troppe o troppo poche, in entrambi i casi si sbaglia e i conti saltano. «Giusto», come l'acqua dello shampoo di Gaber, non succede quasi mai.
Impacchettate e indirizzate, le sorelle partono per i più remoti luoghi della nazione. Finiranno su scaffali affollatissimi, sperdute nelle divisioni tra continenti, paesi, regioni, metropoli. In mezzo a
una pletora di altri libri con gli stessi titoli: Australia, Austria, Bahama, Belgio ... Passano i mesi, passa l'alta stagione dei viaggi, arriva settembre. Alcune vengono restituite un po' ciancicate. Adesso si chiamano indistintamente «resi» e rappresentano l'incubo di tutti quelli che hanno avuto qualcosa a che fare con la loro nascita. Se i resi superano il 40% al primo giro prende corpo lo spettro del flop e si cominciano a cercare le cause e i colpevoli. Quando viene pronunciata (quasi sempre) la frase «io l'avevo detto», la guerra è aperta, e non si faranno prigionieri.
Qualche lettera di lettori che denunciano manchevolezze e imprecisioni stende l'ultimo sudario. Si contano le cosiddette «giacenze», perché i volumi «giacciono» nel magazzino, inerti, stroncati dal mercato, e per il solo fatto di «giacere» non solo non procurano i profitti che lecitamente si aspettano gli azionisti della Casa Editrice ma addirittura costano. E l'inventario di fine anno annuncia la condanna, fredda come solo i numeri sanno essere.
Se invece fioccano le telefonate per ripristinare le scorte in libreria ci si dividono i meriti, non in parti uguali ovviamente. Il prodotto funziona. Migliaia di turisti viaggeranno «guidati» dal buon lavoro dell'autore e dalla chiarezza della grafica, ne apprezzeranno la precisione, le descrizioni, la completezza delle informazioni.
Qualcuno perfino scriverà, per partecipare l'apprezzamento, per ringraziare, per dare un contributo. Il sospetto che le lettere più entusiaste siano state scritte da amici e parenti aleggerà, ma senza produrre danni.
La guida cresce, presto sarà pronta per una nuova edizione, completamente aggiornata e rivista, più ricca, più completa.
La qualità, e soprattutto l'eccellente politica commerciale della rete di vendita, hanno vinto, ancora una volta. E si preparano alla prossima sfida.


“il manifesto”, supplemento viaggi, luglio 2004

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