4.6.17

Isabella e Lucrezia, festa e guerra (Roberto Carnero)

Ritratto di Lucrezia Borgia attribuito a Dosso Dossi
Ricorda le più belle pagine di Rinascimento privato di Maria Bellonci il nuovo romanzo di Alessandra Necci, Isabella e Lucrezia, le due cognate (Marsilio). Perché l’autrice è abilissima nell’intrecciare le vicende personali di alcuni individui d’eccezione con il più generale clima sociale e culturale di un’intera epoca. Un’epoca in cui - come scrive -«unendo sacro e profano, secondo il corso delle stagioni e il calendario liturgico, a Ferrara, Mantova, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli e in tutte le altre città italiane, le celebrazioni, le cene, le giostre, le cacce, i banchetti, i giochi, le messe solenni e gli spettacoli si snodano in spumeggiante sequenza, animando quella che sembra una perenne “festa mobile”, intrecciata però a uno stato di guerra semipermanente e una quotidianità puntellata di ferocie e miserie». Queste ultime riguardano soprattutto i ceti più bassi, spesso in balìa dei desideri e dei capricci dei potenti.
Su tale sfondo, tratteggiato con notevole abilità narrativa, Alessandra Necci colloca i personaggi di Isabella d’Este, marchesa di Mantova, e Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, cognate a partire dal terzo matrimonio di Lucrezia, con Alfonso I d’Este, celebrato nel 1501. La scrittrice - avvocato e docente all’Università Luiss di Roma, già autrice di diversi romanzi di argomento storico - introduce sulla scena le sue protagoniste facendole parlare in prima persona. Isabella: «Mio padre, Ercole d’Este, politico così gelido e raziocinante da essere soprannominato “Il Tramontana”, come il vento del Nord, ha impresso su di me l’impronta più forte. Da lui, ho imparato a padroneggiare i sentimenti mediante il pensiero. O forse, è un tratto che ho ereditato, iscritto nella mente e nell’animo prima che nascessi». Lucrezia: «Nella vita sono dipesa in gran parte dagli uomini, nel bene e nel male, così come essi sono dipesi da me. Mi hanno portato gioia, estasi, protezione, e a volte dolore e solitudine. Pur tuttavia, non posso farne a meno».
Tiziano Vecellio, Ritratto di Isabella d'Este
Se Isabella, colta collezionista e mecenate, incarna il modello della politica astuta e calcolatrice, capace di affiancare pressoché alla pari il marito Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova, nel governo dello Stato, riuscendo a fare della città un centro di spicco della cultura rinascimentale, Lucrezia, costretta ad assecondare le mire del padre Rodrigo (papa Alessandro VI) e del fratello Cesare, diventa animatrice della corte ferrarese, dove accoglie, tra gli altri Ludovico Ariosto e Pietro Bembo. Attraverso le loro vicende, Alessandra Necci offre un vivido quadro dell’Italia dell’Umanesimo e del Rinascimento.


“Il sole 24 ore – Domenica”, 8 maggio 2017

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