Il porto veneziano di Candia. Foto di Gianluigi Colo |
L’arrivo a Candia segna
l’attesa delusione. Il porto veneziano che dovrebbe essere
bellissimo, ora è quasi distrutto: qui un pezzo, là un altro. E che
non ci si aspetti, come non poteva mancare, una cinta turrita,
merlata, simile a quella di Rodi. C’è invece la solita edilizia
casuale, sbalestrata, priva di senso: come al Pireo, come, dovunque,
nei villaggi turchi dell’Anatolia. Una civiltà che non era una
civiltà e che pure è riuscita a contaminare di informe le culture
più antiche, a dissolverle, a cancellarle più dei terremoti. Se non
ci fosse stato il gusto infallibile di Maometto secondo, anche (
Costantinopoli sarebbe ora solo un erratico accozzo di casucce di
legno. Ma a Maometto piaceva Santa Sofia, la pittura di Gentile
Bellini, i velluti veneziani; resta di lui la più vanitosa
guardaroba, e tutta autentica, che di qualsiasi altro sovrano. A
Candia, l’occlusa mentalità turca, per di più in decadenza su se
stessa, ha naturalmente dissolta la città veneziana, e infranto, con
quelle case di tralice e perplesse, la tessitura delle strade; come
dono non richiesto e pretenzioso, ecco una moschea - ora chiesa
ortodossa - con movenze rococò: edificio curioso, simile a vari
altri di Costantinopoli, ma di una ibridazione stordita, come gli
esotismi architettonici dei parchi romantici. Con quei merletti di
pietra, in mezzo all’urbanistica più pedestre, sembra una signora
sorpresa coi bigudì; né sa dove rifugiarsi.
Poi, la città è accogliente, seppure rumorosa, ma come da noi era la Cassino improvvisata dopo la guerra: mostre di verdure, di aranci, di cocci, di pannine: tettoie e ancora tettoie. Un odore grasso di montone arrostito: e una grande gentilezza, ovunque. Tutti comprendono un po’ d’italiano e magari ti dicono: “ciaio”, come ha fatto con me il venditore di cartoline.
Poi, la città è accogliente, seppure rumorosa, ma come da noi era la Cassino improvvisata dopo la guerra: mostre di verdure, di aranci, di cocci, di pannine: tettoie e ancora tettoie. Un odore grasso di montone arrostito: e una grande gentilezza, ovunque. Tutti comprendono un po’ d’italiano e magari ti dicono: “ciaio”, come ha fatto con me il venditore di cartoline.
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