L’Uomo di Dio è, senza vino,
ubriaco,
l’Uomo di Dio è, senza cibo, già
sazio.
L’Uomo di Dio è pazzo e stupito,
l’Uomo di Dio non mangia e non dorme.
L’Uomo di Dio è re sotto il saio,
l’Uomo di Dio è, in diroccate
rovine, tesoro.
L’Uomo di Dio non è d’aria e di
terra,
l’Uomo di Dio non è d’acqua e di
fuoco.
L’Uomo di Dio è mare senza sponde,
l’Uomo di Dio piove perle senza
bisogno di nube.
L’Uomo di Dio ha cento lune e cieli,
l’Uomo di Dio ha pur cento soli.
L’Uomo di Dio è per Realtà
sapiente,
l’Uomo di Dio non ha dottrina di
libro.
L’Uomo di Dio è oltre fede e
non-fede
l’Uomo di Dio è oltre il male ed il
bene.
L’Uomo di Dio è cavaliere venuto dal
Nulla,
l’Uomo di Dio è venuto su glorioso
destriero.
L’Uomo di Dio è Shams ad-Din
nascosto,
l’Uomo di Dio tu cerca e tu trova!
Postilla
Il tesoro in mezzo alle rovine fa
pensare a quanto oggi accade non lontano dalla Persia di Rumi, in
Siria, in Mesopotamia, in quell'area di antichissima civiltà
martoriata dalla guerra, ma era in verità metafora frequentatissima
nella poesia tradizionale dell'Oriente mediterraneo. Le rovine
racchiudono spesso tesori nascosti, qui la «diroccata rovina»
è il corpo fisico del santo che racchiude il tesoro della sua anima.
Shams ad-Din, di cui si parla sul finire del gruppo di versetti qui
riportati era stato il maestro di Rumi.
Da Rumi, Poesie mistiche,
a cura di Alessandro Bausatti, BUR 2016 (I ed.1980)
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