1.8.17

Propaganda fascista (Salvatore Lo Leggio)

Alcuni lustri fa - era il tempo in cui il presidente della Camera, il diessino Violante, esprimeva comprensione per i ragazzi di Salò - su questo mensile, apparve una denuncia. Nell'area di servizio di un distributore di carburanti, dalle parti di Città di Castello, tra altri banchi pieni di mercanzie, ce n'era uno così zeppo di busti di Mussolini, di calendari del duce, di gagliardetti della X Mas, di bandierine teschiate con la scritta “me ne frego” che, forse, neanche al “sacrario” di Predappio si trovava un negozio di souvenir fascisti altrettanto ben fornito. “Micropolis” sollecitava un intervento contro quello sconcio, ma non trovò ascolto: seppure ridotto nelle dimensioni, ricordo quel commercio attivo qualche anno più tardi e non escludo che lo sia tuttora. Alla notizia diede scarso peso anche Walter Verini, dirigente Ds nel tifernate e stretto collaboratore di Veltroni. Oggi lo ritroviamo parlamentare del Partito democratico (non più di sinistra), relatore della legge Fiano che introduce come fattispecie di reato la “propaganda del regime fascista e nazifascista”, nell'intento di sanzionare penalmente taluni comportamenti che non rientrano nelle leggi già in vigore sull'apologia di fascismo (la “Scelba” del '50 e la “Mancino” del '93). Una accelerazione all'iter della legge è venuta dalla scoperta giornalistica di uno stabilimento balneare dalle parti di Chioggia, fascistizzato con cartelli, decori e immagini assai espliciti. Funzionava da anni, nella pressoché totale distrazione delle forze politiche, ora si corre ai ripari revocando la concessione e chiudendo quei “bagni”.
Nel rinfocolarsi della polemica il deputato Corsaro (Fratelli d'Italia) ha volgarmente insultato per il suo aspetto fisico il piddino Fiano, primo firmatario della legge, ebreo: “Porta le sopracciglia così per coprire i segni della circoncisione”. Alle fondate accuse di razzismo l'uomo ha replicato minimizzando: “Ho inteso dargli del "testa di c..."; sui social qualcuno lo ha difeso ricordando che “ha sempre avuto la stella nel cuore”. In verità nei neofascisti (o postfascisti che siano) l'ibrido connubio tra antisemitismo e oltranzismo filoisraeliano è fenomeno frequente, degno di attenzione. I Cinque Stelle dicono: “La legge rischia di criminalizzare le semplici opinioni. Bastano le leggi Scelba e Mancino attualmente in vigore”. Una vignetta di Vauro sul “Fatto” riporta una battuta di Grillo del 2014: “L'antifascismo non è di mia competenza”, a ricordare che il “non antifascismo” dei grillisti non è episodico, ma organico, anch'esso da capire e studiare.
Dubbi motivati, tuttavia, arrivano anche da sinistra. Fabio Chiusi, giornalista noto per le battaglie anticensura, ha affidato un messaggio a “l'Espresso”: Caro Fiano, il fascismo non si combatte così. Il pezzo trova pericoloso definire “propaganda” ogni richiamo alla “simbologia” e alla “gestualità” prescindendo dai contesti (“ Un video su YouTube con i discorsi di Joseph Goebbels - il vero padre della propaganda contemporanea, che andrebbe studiato nel dettaglio, non consegnato all’oblio - è materia da codice penale?”) e discutibile l'aumento di un terzo delle pene se per la “propaganda” via Internet: “è singolare pensare che una trasmissione televisiva più o meno velatamente razzista, o un titolo di giornale, siano minori veicoli di propaganda”. Convincente appare soprattutto la critica all'illusione delle leggi bandiera : “Dalla pancia del Paese affiorano pulsioni di estrema destra e il Pd pensa di affrontarle con divieti, bollini e punizioni per il Web. Bisogna invece combattere ogni giorno l'egemonia culturale reazionaria, sempre più diffusa. Non è facile, certo, ma è l'unico modo”. Aggiunge: “L’intolleranza si batte con l’intransigenza e l’orgoglio di appartenere a un mondo in cui si ha memoria di che cosa accade un saluto romano dopo l’altro. Coltivare la passione del passato e della verità storica, incentivarla in ogni forma: questo sì si sottrae a ogni tentazione antidemocratica. E, infatti, sembra proprio l’ingrediente mancante al dibattito in corso”.
Sono parole che sottoscriviamo e raccomandiamo ai Verini e alle Marini che lanciano allarmi sulla elezione a Todi di un consigliere comunale di Casa Pound, dopo avere per anni e anni ignorato la lenta penetrazione di questo movimento nella regione, le sue manifestazioni e i suoi convegni. Peraltro dalle parti del Pd non abbiamo visto negli ultimi decenni reazioni significative alle insidiose campagne revisionistiche svoltesi nella nostra regione, prima fra tutte l'emblematica criminalizzazione della Resistenza nel ternano. Con la progressiva presa di distanze da una guerra di liberazione troppo “comunista”, con la valorizzazione del fascismo “buono” (in Umbria la santificazione di Luisa Spagnoli o di Arnaldo Fortini), con la spregiudicata utilizzazione nella lotta politica di suggestioni di destra (l'uomo solo al comando, l'antipatia per gli intellettuali, la delegittimazione dei sindacati) il Pd ha contribuito a indebolire gli argini che ora tenta di ricostruire con la legislazione penale. Quanto a noi non riteniamo affatto inutile un aggiornamento ben congegnato delle leggi antifasciste, ma, senza una battaglia politico-culturale a tutto campo, servirebbe a poco e, alimentando il vittimismo, risulterebbe persino controproducente.

"micropolis", 27 luglio 2017 - Nella rubrica "La battaglia delle idee"

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