26.9.17

L'Italia dell'Eucarestia. Ostie incarnate, ostie sputate e altri miracoli (Giacomo Gambassi)

In occasione del Congresso Eucaristico di Genova, nel settembre del 2016, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, “Avvenire”, pubblicò l'articolo che segue, nel quale si rievocano i principali miracoli eucaristici che la tradizione cattolica garantisce come avvenuti in molte città della penisola. Lo riprendo a edificazione dei fedeli e degli increduli. (S.L.L.)
La teca con l'ostia incarnata esposta nel Duomo di Alatri
Nella Basilica di Santa Cristina a Bolsena le quattro «pietre sacre» con il sangue sgorgato dall'ostia sollevata dal sacerdote Pietro da Praga, prigioniero dei dubbi sulla presenza reale di Cristo nel Sacramento dell'altare, sono il sigillo del prodigio che dal 1263 ha fatto della cittadina in provincia di Viterbo una delle principali mete eucaristiche d'Italia. E nella vicina Orvieto che di quella traccia soprannaturale custodisce il «santissimo corporale» intorno a cui è stato edificato il suo Duomo dorato è la terra del Corpus Domini, la solennità che l'anno successivo all'evento viene estesa a tutta la Chiesa da Urbano IV, il Pontefice che per primo si inginocchia davanti alle reliquie di Bolsena. Proprio nell'inno per la liturgia della festa san Tommaso d'Aquino chiamerà l'Eucaristia il «Pane degli angeli» e in una sua riflessione la definirà «la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo».
Il “segno” di Bolsena è passato alla storia come uno dei miracoli eucaristici che puntellano da mille-trecento anni l'Italia. Ad Alatri, nel Lazio, per raggiungere l'ingresso della Cattedrale di San Paolo occorre percorrere una scalinata che invita ad alzare lo sguardo. Quasi un richiamo a quell'«ostia incarnata» che il Duomo conserva in una teca di vetro. La chiamano «porziuncola» e gli affreschi raccontano il prodigio di cui è stata protagonista. È il 1228 quando una giovane, sotto l'influenza di una «donna malvagia», compie il furto della particola e la avvolge in un panno. L'ostia resta lì per tre giorni e diventa carne. Con questa "forma" continua a mostrarsi oggi all'interno della cappella costruita nel 1997. Papa Gregorio IX evidenzia nel mandatum che i fatti di Alatri sono «eventi straordinari» che vogliono «risaldare la fede nella verità della Chiesa cattolica», «ravvivare la sapienza» e «riaccendere la carità». Parole che possono essere associate a tutti gli interventi divini che rimandano al «farmaco d'immortalità» innalzato nella Messa e che hanno fatto dei luoghi in cui sono avvenuti autentiche "città del Pane".
La tradizione ci consegna miracoli legati a profanazioni delle specie eucaristiche oppure a paesi in pericolo che trovano nel Santissimo Sacramento il loro viatico. Ma il prodigio può trasformarsi anche nel monito per confermare la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati. È quanto accade a Lanciano, la cittadina abruzzese del più antico miracolo eucaristico della Penisola. Risale all'VIII secolo e si verifica di fronte a un religioso assalito da forti titubanze. L'ostia e il vino che oggi sono esposti in un ostensorio d argento e in un calice di cristallo sono davvero carne e sangue, ha stabilito uno studio scientifico del 1971. E i luminari non sono riusciti a spiegare come il “tessuto vivente” possa essere rimasto immutato. Le incertezze “teologiche” accompagnano i fatti di Bagno di Romagna, dove nel 1412 il priore della Basilica di Santa Maria, padre Lazzaro da Verona, vede ribollire il vino dopo la preghiera di consacrazione e fuoriuscire fin sul corporale (che è tuttora conservato); oppure quanto succede a Roma nel 595 durante una celebrazione presieduta dal papa Gregorio Magno che si imbatte nelle risate di una nobildonna mentre sta per ricevere la Comunione e il pane si muta in carne e sangue (la reliquia è ad Andechs in Germania).
Il vento dell'errore marca, poi, i miracoli di Rimini dove nel 1225 sant'Antonio da Padova fa genuflettere un asino di fronte all'ostia per convertire un eretico; di Macerata che accoglie nella Cattedrale il lino striato di sangue nel 1356 per le perplessità di un prete; e di Trani che nel Mille vede una donna pugliese friggere un'ostia che nella padella inizia a spargere sangue senza cuocersi. Anche il miracolo di Offida, Comune di cinquemila abitanti in provincia di Ascoli Piceno, ha al centro una donna di Lanciano che nel 1273, su invito di una fattucchiera cui si era rivolta per ritrovare l'amore del marito, getta la particola sul fuoco e lì si tramuta in carne: nel Santuario di Sant'Agostino della cittadina marchigiana sono visibili l'ostia convertita in carne, la tegola in cui venne messa a cuocere e la tovaglia ricamata che aveva avvolto il Santissimo Sacramento sanguinante.
La geografia "eucaristica" della Penisola è segnata anche dai sacrilegi che vengono «sanati» dall'azione celeste. A Torino una lapide nella Basilica del Corpus Domini ripercorre il furto di un'ostia che nel 1453 si solleva dalla sacca del mulo «che trasportava il Corpo divino». Oppure a Siena sono oggetto di una viva devozione dal 1730 le oltre trecento ostie rubate alla vigilia dell'Assunta nella Basilica di San Francesco e ritrovate intatte fra la sporcizia di una cassetta dell'elemosina. Ancora. A Napoli il prodigio delle ostie trafugate nel 1772 e rivenute sotto il letame in un terreno indicato da luci «simili a stelle» è celebrato da sant'Alfonso Maria de' Liguori come «gloria del Santissimo Sacramento» ed è ricordato nel Santuario eucaristico diocesano di San Pietro a Patierno. Invece a Mogoro, in Sardegna, è collocata nel nuovo altare della chiesa di San Bernardino la «pietra del miracolo» dove si possono leggere le impronte lasciate dalle ostie sputate da due uomini dalla «vita licenziosa». Risale al 1969 il "caso" di San Mauro La Bruca, in provincia di Salerno, dove sessantatré ostie consacrate, rubate dai ladri, vengono ritrovate integre e da allora si conservano senza decomporsi.
Se con l'Eucaristia il domani di Dio si cala nel presente, i prodigi legati al «meraviglioso convito» si intrecciano con il quotidiano delle comunità. La cittadina umbra di Cascia, che lega il suo nome a quello di santa Rita, accoglie nella Basilica intitolata alla religiosa agostiniana la reliquia di un miracolo eucaristico avvenuto a Siena: è il 1330 quando nella città toscana un contadino ammalato chiama il sacerdote per ricevere la Comunione; il giovane prete prende una particola e la infila nel breviario ma, giunto alla casa dell'uomo, il presbitero apre il libro e trova l'ostia tinta di sangue che ha macchiato il testo del volume. A Gruaro, nel Triveneto, un'ostia intrappolata nella stoffa dell'altare rilascia sangue nel 1294 come attesta la «sacra tovaglia» ospitata nel Duomo di Valvasone; a Canosio e Dronero, in Piemonte, il Pane spezzato ferma la pioggia e spegne un incendio nel Seicento; a Firenze nel 1595 il fuoco non intacca le particole nella chiesa di Sant'Ambrogio dove, tre secoli prima, in un calice è stato trovato «sangue incarnato»; a Morrovalle, nelle Marche, un rogo di sette ore risparmia nel 1560 l'ostia dentro una pisside; ad Assisi nel 1240 la preghiera di Chiara sul «Corpo del santo dei santi» allontana i saraceni dalla città; e a Cava de' Tirreni, nel Salernitano, la peste del 1656 cessa dopo una processione con il Santissimo Sacramento.
Intorno al «vero Pane» si sono manifestati inoltre gli angeli (come a Veroli, nel Frusinate, nel 1570) oppure è comparso il volto di Cristo (come nel santuario francescano della Verna, in provincia di Arezzo, alla fine del 1200 oppure a Ferrara dove nel 1172 l'ostia che versa sangue assume i lineamenti del Bambino). «Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà», ha detto papa Francesco il 4 giugno 2015 durante la celebrazione per solennità del Corpus Domini. E ha chiarito che «l'Eucaristia non è un premio per i buoni, ma la forza per i deboli, per i peccatori. È il perdono che ci aiuta ad andare, a camminare». Come del resto ricordano i miracoli eucaristici, "eco" del grande miracolo che si compie sull'altare durante ogni Messa.

Avvenie, 18 settembre 2016

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