22.10.17

La Versailles di Domiziano (Clara Valenziano)

CIRCEO
Nel Parco nazionale del Circeo, sulla riva del lago di Sabaudia, è stata aperta al pubblico la villa che fu di proprietà dell'imperatore Domiziano: ultimo dei Flavi, odiatissimo dal Senato, accusato di mille misfatti (morì ammazzato), ma grande costruttore. O almeno, assecondò le idee innovatrici dei suoi architetti (tra cui c' era il celebre Rabirio).
La villa al Circeo, di cui è stata scavata (archeologo: Roberto Righi) e restaurata (architetto: Mario Lolli Ghetti) soltanto la zona grandiosa delle terme, doveva essere, per dimensioni e bellezza architettonica, una specie di Versailles: i suoi resti sono sparsi su decine di ettari. Anzi, quando si attraversa il parco seguendo il sentiero che va agli scavi, ogni volta che si vede un rigonfio nel terreno, si può essere certi che in quel punto è in corso una lotta: le radici degli alberi non hanno ancora del tutto debellato la resistenza dei muri sepolti. Là sotto ci sono infatti numerose cisterne d'acqua (una è chiamata Cisterna dell'Eco), vere sale sotterranee a più navate rette da robusti pilastri. In fatto di terme l'innovazione degli architetti di Domiziano fu quella di dare un ordine più razionale alla disposizione dei locali: da una parte le sale per i bagni e la palestra, dall'altra biblioteche, sale d'intrattenimento, triclini.
Nella villa del Circeo questa separazione c'è: da un lato le terme e la palestra, che era circondata da un portico coperto, dall'altro le sale per i triclini terminanti ad abside, e i giardini. Tutto è rigorosamente allineato sulla riva del lago, tutto è disposto sullo stesso asse all'interno di un rettangolo.
Eppure le masse murarie danno una grande sensazione di movimento: l'architetto di Domiziano ha felicemente risolto il problema che si poneva ai costruttori del tempo: come alternare pareti piane e pareti arcuate, come fondere le linee rette e le linee curve senza che divengano tangenti, come armonizzare i pieni con i vuoti. Ed è con Domiziano che l'uso audace delle volte in cemento rende veramente monumentale l'architettura romana. Dicono che Domiziano usasse passare le prime ore del pomeriggio alle terme per poi pranzare fino al tramonto nella sala del triclinio davanti al lago. Dicono anche che gli piacesse passeggiare sotto il portico, ma poiché viveva nell'incubo di essere assassinato (ripeteva sempre che alle congiure ordite contro il principe si presta fede solo quando questi resta ucciso), aveva fatto ricoprire le pareti del portico di un alabastro così lucido che poteva vedere, come in uno specchio, tutto quel che
avveniva alle sue spalle. Non so se il portico con gli specchi di alabastro fosse proprio quello che circondava la palestra (lui, comunque, fu accoltellato in camera da letto), ma ora che le pareti del portico sono sparite, il miglior posto per avere una bella veduta e fare una piacevole sosta sono i gabinetti (collettivi) della palestra, ai quali si accede scendendo qualche gradino. Seduti sui sedili di marmo e con i piedi appoggiati al canaletto di scolo (anche questo in marmo) si ha, all'altezza degli occhi, il verde del prato che copre la palestra; dietro s' intravvedono i ruderi delle terme (non molto alti) e, in fondo, brilla una sottile striscia di acqua del lago.


“la Repubblica”,19 agosto 1989  

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