14.11.17

All’Irlanda nei tempi che verranno. Una poesia di William Butler Yeats

Sappiatelo, vorrei
Essere annoverato fra i veri confratelli
Di quella compagnia, che cantarono,
Per addolcire i mali dell’Irlanda,
Ballate e favole, strofe e canzoni;
Né io meno di loro mi considero, perché
Lo strascico di lei di rose rosse orlato,
Di colei la cui storia ebbe inizio
Prima che Dio creasse la falange angelica,
Sfiora lasciando tracce su tutto il foglio scritto.
Quando il Tempo iniziò a declamare
E ad infuriarsi, il ritmo del suo rapido
Piede risvegliò i palpiti
Del cuore dell’Irlanda; e il Tempo diede ordine
Di fiammeggiare a tutte le candele, così che illuminassero
Qua e là il ritmo di lei; e possano i pensieri
Dell’Irlanda nutrirsi a questa quiete ritmica.

Né io possa di meno
Essere annoverato insieme a Davis,
A Ferguson e a Mangan, poiché per colui
Che vi presti attenzione le mie rime narrano
Meglio di loro le cose che si scoprono
Nelle profondità, dove soltanto il corpo è addormentato.
Creature elementari vanno e vengono
Attorno alla mia tavola, e sorgono
Rapide da uno spirito insondabile
A declamare e a infuriarsi nei flutti e nel vento;
Eppure, colui che si muove seguendo i modi del ritmo
Può scambiare con loro sguardo a sguardo.
L’uomo procede sempre insieme a loro
Dietro lo strascico di lei di rose rosse orlato.
Ah, Fate che intrecciate danze sotto la luna,
Terra druidica, canto dei Druidi!

Finché m’è ancora possibile, è per te che scrivo
La vita che ho vissuto, il sogno che ho sognato.
Dal giorno della nascita alla morte
Tutto rapido scorre.
E noi, il nostro canto e il nostro amore
E tutto ciò che il Tempo misuratore un giorno ha acceso
E tutti gli esseri in penombra che fanno andirivieni
Attorno alla mia tavola, tutto va oltre
Verso un luogo in cui forse non esiste,
Nell’estasi di verità che ogni cosa consuma,
Luogo alcuno per l’amore e il sogno;
Chè Dio procede con candido passo.
Ho gettato il mio cuore nei miei versi
Affinché tu, nei cupi tempi a venire,
Possa sapere che il mio cuore ricercò con essi
Lo strascico del manto di rose rosse orlato.
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To Ireland in the Coming Times
Know, that I would accounted be
True brother of a company
That sang, to sweeten Ireland's wrong,
Ballad and story, rann and song;
Nor be I any less of them,
Because the red-rose-bordered hem
Of her, whose history began
Before God made the angelic clan,
Trails all about the written page.
When Time began to rant and rage
The measure of her flying feet
Made Ireland's heart begin to beat;
And Time bade all his candles flare
To light a measure here and there;
And may the thoughts of Ireland brood
Upon a measured quietude.

Nor may I less be counted one
With Davis, Mangan, Ferguson,
Because, to him who ponders well,
My rhymes more than their rhyming tell
Of things discovered in the deep,
Where only body's laid asleep.
For the elemental creatures go
About my table to and fro,
That hurry from unmeasured mind
To rant and rage in flood and wind;
Yet he who treads in measured ways
May surely barter gaze for gaze.
Man ever journeys on with them
After the red-rose-bordered hem.
Ah, faeries, dancing under the moon,
A Druid land, a Druid tune!

While still I may, I write for you
The love I lived, the dream I knew.
From our birthday, until we die,
Is but the winking of an eye;
And we, our singing and our love,
What measurer Time has lit above,
And all benighted things that go
About my table to and fro,
Are passing on to where may be,
In truth's consuming ecstasy,
No place for love and dream at all;
For God goes by with white footfall.
I cast my heart into my rhymes,
That you, in the dim coming times,
May know how my heart went with them
After the red-rose-bordered hem.

Da Poeti inglesi del Novecento (a cura di Roberto Sanesi), Bompiani, 1986.
Nella traduzione ho lievemente modificato, cercando una brevità più rispondente all'originale inglese, qualche passaggio dell'ultima strofa.

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