16.12.17

Lenin, l'Ottobre e l'Urss (Enrico Berlinguer, Relazione al Comitato Centrale del PCI, 11/1/1982)

Mosca 1971. Enrico Berlinguer con Cervetti e Pajetta nella Piazza Rossa
Lenin è stato grande perché, rovesciando tutti i canoni e le idee correnti nel movimento operaio, secondo le quali la rivoluzione sarebbe stato il prodotto meccanico di uno sviluppo capitalistico giunto al suo culmine, comprese che nell’epoca dell’imperialismo, dello sviluppo ineguale (oltre che della guerra) si erano create le condizioni perché la rottura avvenisse in un paese, la Russia, che rappresentava in Europa uno dei punti più bassi dello sviluppo capitalistico e sulla base di una amplissima alleanza di tutte le masse oppresse attorno al proletariato rivoluzionario.
Fu un errore? Possono continuare a sostenere una simile assurdità solo quanti sono preda del più ottuso anticomunismo o quanti non capiscono che la categoria dell’errore non può esser usata per spiegare avvenimenti grandiosi come quelli della rivoluzione del ’17 e quelli che da essa sono nati.
Giusto è dire invece che Lenin impresse una forzatura — e aggiungerei una forzatura massima — al corso degli eventi: e fu una forzatura che pesò su tutto il corso successivo della vita nell’URSS. Ma fu proprio quella forzatura che salvò la Russia dallo sfacelo; la strappò all’arretratezza in cui si trovava sotto lo zarismo e aprì la strada alla fondazione di una società e di uno Stato autonomi dal capitalismo.
Ed è un fatto che quella società e quello Stato, nonostante le contraddizioni, gli errori e anche le tragedie che segnarono la loro costruzione, specie durante il periodo staliniano, furono un fattore determinante della sconfitta del nazifascismo e furono per decenni un punto di sostegno e di riferimento per milioni di combattenti per la libertà e per l’emancipazione dei lavoratori in Europa e in altre parti del mondo.
Sul piano mondiale, infatti, la rivoluzione del 17 non soltanto dette luogo alla nascita dei partiti comunisti, ma suscitò anche, e diede slancio, a molteplici movimenti di liberazione sociale e nazionale in ogni continente, compresi i comunisti della Cina, che seppero poi imprimere alla rivoluzione nel loro paese un corso proprio, originale, la cui vittoria costituì una nuova tappa nel moto mondiale di riscatto dall’imperialismo e dal capitalismo.
Con la Rivoluzione d’ottobre si aprì, innestandosi e intrecciandosi con la prima, una seconda fase della lotta del movimento operaio mondiale per il socialismo.


“l'Unità”, 12 gennaio 1982

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