10.1.18

Una bugia al giorno leva il medico di torno (S.L.L.)

Ho ascoltato un pezzetto di Orlandi in Tv. Faceva il suo discorso con piglio deciso e sicuro. A un certo punto - si parlava dell'articolo 18 e di un suo possibile ripristino - dice che no, che tutt'al più si possono rendere i licenziamenti arbitrari più onerosi per il datore di lavoro. Aggiunge che anche nei Ds ragionavano del superamento e come esempio cita "il referendum promosso dalla CGIL per l'estensione dell'articolo 18 alle piccole imprese" e ricorda l'invito dato dai Ds all'astensione dal voto.
Quel referendum, in verità, non fu affatto promosso dalla Cgil, al tempo guidata da Cofferati, ma dalla Rifondazione bertinottiana, anche per mettere in difficoltà la CGIL che in quel 2002 aveva convocato al Circo Massimo la più grande manifestazione popolare della storia repubblicana.
In CGIL si sapeva benissimo che non c'erano le condizioni per fare il quorum e che era un errore promuovere il referendum in quel momento. I suoi massimi dirigenti lo dissero con chiarezza al momento della raccolta delle firme. La Cgil non poté che indicare il "sì" al momento del voto, per coerenza con la posizione di principio da sempre sostenuta, ma non aveva cooperato in alcun modo alla indizione del referendum.
I Ds, che sulla questione suggerirono l'astensione, spiegando che sarebbe stato il Parlamento a votare forme di tutela dagli ingiusti licenziamenti più adeguate del reintegro alle piccole e piccolissime imprese, avevano peraltro partecipato alla manifestazione del 22 marzo al Circo Massimo con le proprie bandiere e con un sostegno senza riserve alla difesa dell'articolo 18.
La mia domanda a questo punto è: aveva proprio bisogno questo signore - per il suo argomentare - di raccontare bugie un po' calunniose contro la CGIL? Se non ne dicono una grossa al giorno questi signori sono obbligati a pagare pegno?


Stato fb, 9 gennaio 2018

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