Chiunque io mi sia, sono uno il quale desidera ardentemente che il popolo comprenda la sua forza ed i suoi diritti, e faccia la rivoluzione per proprio conto e non già per conto altrui; e che questa rivoluzione non sia per cambiare i ministri o riunire una Camera, ove parlano molto ed operano poco, ma per far sparire dalla società i ricchi oziosi e i poveri che mancano del pane, e fare che ogni cittadino possa godere i frutti dei propri lavori senza assoggettarsi ad altri, e che nessuno più viva oziando nei ricchi palazzi col sangue della povera gente che lavora. (1852)
La miseria e la ignoranza sono gli angeli tutelari della presente società, sono i sostegni sui quali il dispotismo s’incastella restringendo in picciol giro l’ampio cerchio dell’universale cittadinanza. La miseria e l’ignoranza debbono sparire. (1851)
Indipendenza assoluta di vita, ovvero completa proprietà del proprio essere. Donde: l’usufruttazione dell’uomo per l’uomo abolita; [...] il frutto del proprio lavoro sacro e inviolabile. (1851)
da “Il calendario del popolo”, Aprile 1976
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