25.2.18

Miele e pece. I proverbi dell'Europa contadina (Gian Luigi Beccaria)


Nei motti, nei proverbi esiste una «europeicità» locuzionale che, storicamente, si è rinsaldata nella convivenza tra le lingue «nuove» con le «classiche», nel tessuto unitario e unificante di una cultura europea. I proverbi, si sa, si ripetono tal quali un po’ dappertutto. Ed ecco a titolo di esempio: tosc. «Chi maneggia il miele si lecca le dita»; fr. «Qui manie le miel s'en leche les doigts»; port. «Quem com o mel trata, sempre se lhe apega»; sp. «El que anda con miel se moja los dedos»; tosc. «Chi tocca la pece s'imbratta le mani»; fr. «qui touche la poix se barbouille»; sp. «Quien anda con pez se manchard los dedos», motivo ripetuto nel piem. «Al murein na se po' andò sensa anfariné», nel port. «Quem ao moinho vai, enfarinhado sai», nell'aless. «Chi ch'u siassa [setaccia] u s'anfaréina», insomma «non si può mangiare pane senza far briciole».

Le corrispondenze sono però ideologiche. La civiltà contadina ha raccolto motti e proverbi intorno a limitati motivi ricorrenti. Negli esempi citati potremmo dire: «la tolleranza». In altri insiemi incontriamo, stabilmente, l'accettazione dei propri limiti, la necessità di accontentarsi, il dovere di limitare i desideri, o le parole, di essere prudenti, a rischio di rasentare la codardia (roman. «Loda lo mare e attàcchete a la tera», piem. «Chi ch'asseta 'n tera a casca nen», insomma il «Loda la montagna e tienti al piano», «Chi va a casa non si bagna»), sino a sfociare nel qualunquismo: roman. «Sinistra e ddestra è ttutta 'na minestra», piem. «A venta rangesse el mantel secund el vent», «Bisogna navigare secondo il vento» ecc.
Infine, fondamentale, la pazienza, la rassegnazione, dominante anche nelle fiabe, nei canti popolari («Gli è toccato partire»), l'ineluttabilità del destino, in un mondo immutabile: piem. «Vanta lassé andé l'acqua 'nt ’lbass», «l'acqua è sempre andata al basso», «l’acqua va sempre al mare»).
Non nelle campagne, ma nelle città, laboratorio di idee, nascerà la spinta al riscatto, alla ribellione. I proverbi al contrario mostrano che si è sempre fatto così, e non è il caso di cambiare, che la natura umana è immodificabile, che la società non è «fluida» e mutevole. Non si cambia il proprio stato: calabr. «Chi nasce quatru ’n po ' morire tunnu», «chi nasce quadro non può morire rotondo».

“Tuttolibri – La Stampa”, Ritaglio senza data, ma 2008

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