20.3.18

Carlo Emilio Gadda alla radio. Le lezioni di bon ton dell'ingegnere (Giulio Ungarelli)


Gadda lavora alla Rai dal 1950 al 1955. Assunto in ottobre come "praticante giornalista" ai servizi culturali del giornale radio, passa poi al Terzo programma, divenendo "professionista" nel 1952. Si dimette nel giugno 1955 per dedicarsi interamente al lavoro di revisione del Pasticciaccio, pur continuando per alcuni anni a collaborare saltuariamente ai programmi radiofonici. Ma i suoi "inizi" con la radio precedono, sia pure di poco, l'assunzione alla Rai: nel giugno 1950, infatti, registra presso la sede di Firenze l'Intervista con se stesso, quella che comincia: "La narrazione è certamente uno de' miei obiettivi" e che conclude, parlando dei suoi lavori in corso, "Non voglio vendere la pelle dell'orso prima di averlo ammazzato"; l'intervista va in onda sull'allora "rete rossa" (programma nazionale) il 4 luglio 1950. Fa parte di una serie di Scrittori al microfono nella quale sono intervistati, fra gli altri, Montale, Ungaretti, Moravia, Vittorini, Pavese, "registrato", quest'ultimo, neanche due mesi avanti il suicidio.
È questa la prima delle interviste radiofoniche a Gadda (ci sarà poi, invertito il ruolo, il Gadda intervistatore: celebre la sua intervista a Eugenio D'Ors): una fatica alla quale egli si assoggetta volentieri, dato il numero tutt'altro che irrilevante delle "prestazioni" autobiografiche nelle quali è coinvolto via etere. Al Terzo programma - dove Gadda è definitivamente assegnato - una delle sue prime trasmissioni (per l'esattezza, la seconda) è dedicata a Galileo Ferraris, ingegnere e fisico, scopritore del campo magnetico ruotante - principio fondamentale dei motori elettrici -, esponente di quella cultura scientifica positiva dell'Ottocento nella quale teoria e applicazione si univano in una sintesi armonica. Ne riesce un ritratto morale-scientifico indubbiamente congeniale al prammatico autore della Cognizione, anche perché proprio a quella cultura positiva egli si rifà nelle frequenti interpolazioni tecnico-linguistiche che popolano le sue riflessioni letterarie.
Ma per Gadda l'equivoco dell'ingegnere-scrittore, sempre insistente nella committenza, si ferma qui: la sua collaborazione al Terzo programma si costituirà d'ora in poi esclusivamente sul versante letterario-artistico e dello spettacolo; ad altri l'incombenza dell' informazione e della divulgazione tecnico-scientifica. Col tempo assume incarichi sempre più importanti: dall'ottobre 1951 e fino al 1954 dirige le rubriche del Terzo programma, L'osservatore delle Lettere e delle Arti e L'osservatore dello Spettacolo, rubriche alle quali collaboravano studiosi come Mario Praz, Roberto Longhi, Vittorio Branca, Silvio D' Amico, ecc. Oltre all'ormai famoso ciclo dei Luigi di Francia - divenuto poi un libro gaddiano -, cura le trasmissioni su Cristoforo Colombo, Villon, sul Decameron del Boccaccio, partecipa ai dibattiti sul neorealismo, sul romanzo in Italia, recensisce novità librarie: dall'edizione di Giorgio Vigolo dei Sonetti del Belli, all'edizione critica delle Poesie del Porta di Dante Isella. Offre il suo "viatico" alla mostra di Lorenzo Lotto al Palazzo Ducale di Venezia, presenta programmi nuovi, prapara adattamenti radiofonici di testi teatrali (fra gli altri La verità sospetta di Juan Ruiz de Alarçon). Intanto corregge, modifica, riscrive, "passa" testi di collaboratori, intervenendo a volte con esiti che lasciavano stupefatti gli estensori. Partecipa attivamente al dibattito sulla peculiarità del linguaggio radiofonico: ne sortiranno le sapide Norme per la redazione di un testo radiofonico (1953), stampate in una edizione adespota per uso interno; una copia dell'opuscolo veniva allegata ai contratti di collaborazione, omaggio sovente non molto gradito ai contraenti.
Progetta una serie, poi non andata in onda, di letterari Asterischi di costume che promettevano di essere piuttosto ricchi di umori. Collabora, invece, con L'egoista alla rubrica "Caratteri", una rubrica nella quale uno scrittore era invitato a descrivere un carattere a sua scelta, ad esempio Moravia il ghiottone, la Manzini l'indiscreto, Cassola il provinciale, Bonsanti l'incostante, ecc. Le fatiche radiofoniche di Gadda al Terzo programma si concludono con una trasmissione che sembra fatta su misura per lui, Umor nero: qui uno scrittore, un critico, è chiamato a parlar male di qualche illustre trapassato. Gadda non se lo fa ripetere due volte, si presenta per primo con il suo contra Foscolo (per la cronaca le altre accoppiate sono Anna Banti - Pirandello, Mario Praz - Auguste Rodin, Emilio Cecchi - Lord Byron, Cesare Brandi - Rembrandt, ecc.). Nasce così la conversazione a tre voci Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, andata in onda il 5 dicembre 1958. A sua volta anche il Terzo programma si occupa ben presto dello scrittore Gadda: i Notturni dell' usignolo di Gian Domenico Giagni sceneggiano San Giorgio in casa Brocchi; frammenti del Pasticciaccio sono anticipati negli inediti dell' "Antologia" (I carabinieri al Torraccio; La Sarta). Ed ancora, il 4 novembre 1954, giorno sacro per le memorie patrie di Gadda, viene trasmesso il suo Taccuino inedito, brani tratti dal Giornale di guerra e di prigionia, all'epoca ancora segreto nei cassetti del suo autore. Ma il nome di Gadda non rimane circoscritto al Terzo programma. L'autore della Cognizione compie anche delle gradite incursioni nel Programma nazionale, e non solo nel luogo deputato alle belle lettere, l'aristocratico Approdo, ma anche in trasmissioni ad alto indice d'ascolto, come la domenicale rubrica Buona convivenza, sorta di bonario, moderno galateo, cui collaborano Antonio Baldini, Silvio D' Amico, Maria Bellonci, Alba De Cespedes, Lorenzo Giusso, Vincenzo Talarico. Qui Gadda, dismesse finalmente le culturali prudenze reverenziali, è ancor più Gadda: la sua vis mimetica si disfrena con una sorta di divertita ferocia. Quanto gli siano congeniali il luogo e l'argomento lo testimonia la frequenza - lui solitamente collaboratore intermittente - della sua partecipazione alla rubrica. In poco più di un mese tre trasmissioni, tre occasioni del viver sociale moderno: Al ristorante (2 ottobre 1955), In ufficio (16 ottobre 1955), Come vivere nel caseggiato (6 novembre 1955). Solo i primi due testi vengono pubblicati sul "Radiocorriere" (anche se finora sfuggiti alle accurate bibliografie gaddiane). Il terzo, come d'altronde gran parte dei testi radiofonici di Gadda, rischia di perdersi per sempre nelle effimere registrazioni del tempo. Al ristorante, che qui si ripropone con il titolo originale (nella stampa sul "Radiocorriere" porta il titolo, un po' troppo da manuale delle buone maniere, Come stare a tavola), rinvia, non tanto alle tavolate romane dei "fasti" radiofonici, quanto agli appetiti di Don Gonzalo, mostruosamente ingigantiti dall'immaginazione degli indigeni di Lukones, o, meglio ancora, a quell'"anticipo" rabelaisiano contenuto in una lettera di Gadda del 1928: "Addio monti di spaghetti sorgenti dall' acque salsose della pommarola che giungeva quasi ' n coppa e con cui m' imbrodolavo (nei momenti di oblio) il bavero della giacca e la mia poco rivoluzionaria cravatta! Addio care memorie di spigole, di vongole, di spiedini di majale, di panforte, e di altri vermiciattoli mangiati nelle più nefande e saporose bettole della suburra, facendo finta di discutere lettere e politicaglia tanto per salvare un po' le apparenze, ma in realtà con l' occhio al piatto che arriva, fumante, trionfante, eccitante, concupiscente e iridiscente di smeraldino prezzemolo. Addio! O, per lo meno, arrivederci".

“la Repubblica”, 7 agosto 1992

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